La scena artistica del Madagascar sull’onda lunga della Biennale
Dopo il debutto del Padiglione del Madagascar alla Biennale di Venezia del 2019, la scena artistica malgascia ha ricevuto nuova linfa. Ne abbiamo parlato con Joël Andrianomearisoa, direttore artistico di Hakanto Contemporary ad Antananarivo
Spazio senza scopo di lucro aperto nel febbraio 2020 all’interno della Alhambra Gallery di Antananarivo, Hakanto Contemporary è un luogo di incontro per artisti e visitatori da tutto il mondo. Il direttore artistico Joël Andrianomearisoa (che rappresentò il Madagascar a Venezia nel 2019) ci racconta quest’avventura, soffermandosi anche sulle peculiarità del Paese.
Come e perché è stato creato Hakanto Contemporary e come viene finanziato?
Sulla scia della buona accoglienza del primo Padiglione nazionale del Madagascar a Venezia nel 2019, l’idea di Hakanto Contemporary è nata dall’esigenza di mettere in luce la scena artistica malgascia a livello internazionale, coinvolgendo e supportando gli artisti a livello locale. Rappresentare il mio Paese a Venezia ha segnato una vera svolta per la cultura malgascia. Ma, dopo, mi sono chiesto come fosse possibile proseguire il cammino che avevamo cominciato. Volevo assicurarmi che non perdessimo slancio e interesse, soprattutto da parte del governo, che potrebbe fare davvero la differenza per il futuro del Paese. Avevamo bisogno di convincere gli artisti malgasci che l’arte non è solo una carriera possibile fra le tante, ma è una cosa importante. Hakanto Contemporary è finanziato dallo Yavarhoussen Fund, fondo filantropico di Hasnaine Yavarhoussen, amministratore delegato del Groupe Filatex, che ho conosciuto attraverso il progetto della Biennale di Venezia, ed è diventato un vero sostenitore della cultura nel Paese.
Come descriveresti la scena artistica contemporanea malgascia? Ci sono artisti particolarmente interessati ad argomenti come la democrazia e i diritti umani?
Come in altri contesti, i nostri artisti sono spesso ispirati dal clima in cui vivono, sia esso sociale, politico, etico, e molto spesso vi riflettono sopra. L’ambiente è sicuramente un punto di riferimento importante per molti degli artisti che lavorano oggi in Madagascar. La nostra isola è in continua lotta con le acque che la circondano, e questo tema è affrontato anche nelle nostre mostre. Molti dei fotografi che abbiamo esposto lavorano anche come documentaristi e, accanto al loro lavoro di artisti, raccontano gli effetti del cambiamento climatico nel Paese. L’opera della defunta artista e attivista Ketaka Razafimisa, Her little piece of heaven, che abbiamo esposto nella collettiva NY FITIAVANAY / OUR LOVE / NOTRE AMOUR, esplora la sessualità e la conseguente pressione sociale, ed esprime il suo impegno in favore delle molte voci messe a tacere; la sua energia ci manca molto.
Qual è il rapporto tra gli artisti e le loro origini malgasce? Quanto conta l’identità per i giovani artisti del Paese?
L’identità è ovviamente sempre di enorme importanza per gli artisti, a livello nazionale e globale. La nostra mostra NY FITIAVANAY / OUR LOVE / NOTRE AMOUR, con 26 artisti malgasci quasi tutti autodidatti, che abbiamo ospitato da ottobre a marzo, prende il titolo dall’inno nazionale del Madagascar e ha esplorato direttamente i concetti di nazionalismo, dipendenza, indipendenza e interdipendenza; qui gli artisti erano alle prese in maniera diretta con il concetto della nazionalità come elemento dell’identità, che hanno affrontato utilizzando materiali e tecniche differenti. Vonjiniaina Annie Ratovonirina ha esposto dipinti accattivanti di cuori umani, che rappresentano una risposta emotiva, sfaccettata ed evocativa al suo Paese d’origine; la serie Figure di Malala Andrialavidrazana esplora le contaminazioni portate dalla globalizzazione a partire dal XIX secolo nei suoi fotomontaggi di mappe precoloniali, banconote, francobolli e copertine di dischi.
DONNE E NUOVE GENERAZIONI IN MADAGASCAR
Qual è il ruolo delle donne nella vita culturale del Paese?
Come in molte scene artistiche internazionali, anche qui in Madagascar la maggioranza degli artisti è di sesso maschile, tuttavia i nomi veramente di spicco sono pochi, e cerchiamo di esporre uomini e donne in maniera bilanciata, quando possibile. Vonjiniaina Annie Ratovonirinache, presente nella mostra NY FITIAVANAY, è una delle nostre artiste che ha ottenuto riconoscimenti internazionali fra cui una medaglia d’oro per la scultura alla quinta edizione dei Jeux de la Francophonie nel 2005. Nel lavorare la terra, intesa sia come materiale sia come essenza dell’essere umano, Vonjiniaina lega geografia e storia, spazio e tempo, uomo e Dio, reale e immaginario, anima e materia in un manufatto spirituale. La maggior parte delle artiste che abbiamo esposto ad Hakanto Contemporary hanno anche altri ruoli e carriere, il che è un segno della difficoltà per una donna di sopravvivere con la sola arte, una situazione che speriamo Hakanto possa contribuire a cambiare. Ad esempio, le artiste Zoly Rakotonieara e Ludonie Velontrasina lavorano anche come sociologhe; sebbene sia difficile destreggiarsi tra questi ruoli, questa doppia carriera ha fornito loro un prezioso punto di vista da cui guardare l’arte.
Come lavorate con le nuove generazioni per educarle all’arte contemporanea? Collaborate anche con le scuole?
Hakanto Contemporary è dedicato agli artisti e alla promozione delle loro opere, una missione che è pure una pietra miliare per la crescita del Madagascar, ma mettiamo anche particolare attenzione nel coltivare l’interesse delle giovani generazioni attraverso le nostre iniziative educative. Il nostro primo vernissage pubblico si è tenuto con gli studenti e ogni mostra è supportata da un programma educativo che include laboratori con gli artisti e visite guidate, con l’obiettivo di accelerare lo scambio e rafforzare le capacità creative dei ragazzi. Sono determinato a dare nuovo slancio alla scena artistica del Madagascar, ripristinando la fiducia delle giovani generazioni nella loro creatività e promuovendo una cultura unica nel mondo dell’arte internazionale.
Qual è il programma di Hakanto per il resto del 2022?
Dopo NY FITIAVANAY che si è conclusa in marzo, in aprile abbiamo aperto la prima retrospettiva di Emile Rakotondrazaka (1939-2017), noto anche come Ramily, e considerato il padre della fotografia malgascia contemporanea. La mostra, intitolata Ramily, ilaynanao ny maraina (Ramily, che ha svelato la luce del giorno), mette in evidenza il suo genio, così come il suo lavoro pionieristico nell’ambito della fotografia in bianco e nero e dello sviluppo della pellicola in laboratorio. Avremo anche future mostre che raccontano la nuova generazione di artisti malgasci, da settembre, e altre che ampliano il punto di vista sulla fotografia africana con Revue Collection a novembre.
‒ Niccolò Lucarelli
http://hakantocontemporary.org/
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