Intervista a Nicolas Berggruen, il filantropo che scommette sul futuro di Venezia
Obiettivo 2024 per l’apertura ufficiale di Palazzo Diedo, il nuovo polo artistico in una delle aree più vissute della città lagunare. Ad averlo acquistato è Nicolas Berggruen, che vuole rilanciare il ruolo di Venezia come fucina creativa
Mentre Venezia torna a fare i conti con flussi turistici che puntano i riflettori sulla sua fragilità – e sulle pressoché inesistenti politiche per gestirne gli effetti ‒ gli ingranaggi della macchina culturale ricominciano a muoversi, con la tanto attesa Biennale Arte a fare da catalizzatore.
Sono numerose le istituzioni a base creativa che stanno prendendo forma in città, disegnando geografie inedite. Un nuovo distretto della cultura è in crescita nel sestiere di Cannaregio, fra la stazione ferroviaria e Campo Santi Apostoli, dove hanno trovato dimora la sede della Fondazione Kapoor – nel rinnovato Palazzo Manfrin, a poca distanza dal Ponte delle Guglie ‒ e il neonato Berggruen Arts & Culture, progetto del filantropo Nicolas Berggruen (Parigi, 1961), che ha acquistato sia la Casa dei Tre Oci sull’Isola della Giudecca sia Palazzo Diedo, storico edificio al limite di Strada Nova, la principale direttrice utilizzata per spostarsi dalla ferrovia a Rialto e San Marco.
A delinearsi è quindi un nuovo tassello identitario per una zona altamente popolata e vissuta dai residenti, ma travolta dal peso di un turismo fuori scala per una città dagli equilibri delicatissimi. E il legame con il tessuto cittadino è uno dei punti fermi chiamati in causa da Nicolas Berggruen durante la presentazione delle future attività di Palazzo Diedo, che schiuderà ufficialmente i battenti nel 2024 dopo un poderoso intervento di restauro coordinato dall’architetto Silvio Fassi.
Palazzo Diedo a Venezia, sede di Berggruen Arts & Culture. Photo Alessandra Chemollo
BERGGRUEN ARTS & CULTURE A PALAZZO DIEDO
L’edificio settecentesco fu progettato da Andrea Tirali a beneficio della famiglia Diedo, per poi diventare di proprietà del Comune nel 1888 e quindi scuola elementare e infine sede del Tribunale di sorveglianza dal 1993 al 2012. Sotto la direzione artistica di Mario Codognato, formatosi tra i banchi di Palazzo Diedo e attualmente a capo della Anish Kapoor Foundation, la sede lagunare di Berggruen Arts & Culture si candida a diventare un hub multifunzione, ospitando mostre, simposi, installazioni e un ciclo di residenze d’artista avviato da Sterling Ruby (Bitburg, 1972), autore dell’intervento visibile fin d’ora sulla facciata del palazzo. Entro il 2024 l’artista di stanza a Los Angeles porterà a termine A Project in Four Acts, interagendo con le trasformazioni dell’edificio nel quale condurrà la residenza, che si concluderà con una mostra e l’effettiva apertura di Palazzo Diedo.
Un programma ambizioso, in linea con le aspirazioni di Nicolas Berggruen, fondatore e presidente del Berggruen Institute, organismo policentrico che risponde all’attualità – dal cambiamento climatico al progresso tecnologico fino alle istanze economiche e politiche ‒ attingendo dalle scienze umane, dall’arte e dalla cultura, e che ha individuato nella Casa dei Tre Oci la sua sede europea. Abbiamo rivolto a Nicolas Berggruen qualche domanda sul contributo che intende dare alla vita culturale cittadina.
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Nicolas Berggruen, 2022. Photo Luca Zanon
INTERVISTA A NICOLAS BERGGRUEN
Perché ha scelto Palazzo Diedo come sede di Berggruen Arts & Culture?
Sono stato fortunato. Il palazzo era disponibile e Mario Codognato, che mi aveva già aiutato all’epoca dell’acquisto della Casa dei Tre Oci, me lo ha segnalato. Non conoscevo la zona, perché non vivo a Venezia, ma mi ha convinto e ne sono felice, perché è un luogo e un edificio davvero speciale. È stato come un dono piovuto dal cielo.
Soprattutto perché è in una zona della città altamente vissuta, che ha bisogno di uno spazio in cui si crei arte. Concretamente, come immagina di aiutare Venezia a tornare a essere un luogo di produzione artistica?
Io posso solo fare la mia parte e a Palazzo Diedo comincerò ad adoperarmi in questo senso. L’aspetto interessante del progetto con Sterling Ruby è che inizia ancora prima che l’edificio sia restaurato. È il motivo della scultura già presente sulla facciata – in linea con la tradizione veneziana di esporre elementi fuori dai palazzi. Speriamo che il programma di artist-in-residence prosegua dopo l’esperienza con Sterling Ruby: possiamo ospitare da uno a cinque artisti alla volta. Molti artisti vivono già a Venezia, ma abbiamo bisogno di energie nuove e giovani.
Sterling Ruby, HEX, 2022. Palazzo Diedo, Berggruen Arts & Culture, Venezia. Photo Andrea Avezzù
VENEZIA E L’ARTE CONTEMPORANEA
In città esistono un’Accademia di Belle Arti e due poli universitari di richiamo. Palazzo Diedo potrebbe diventare un hub in cui creare un programma per i giovani artisti?
Sarebbe una buona idea, ma siamo all’inizio, dunque qualsiasi suggerimento è molto apprezzato.
In città c’è bisogno di uno spazio fisico in cui gli artisti possano sviluppare la loro poetica e la loro pratica. Esistono numerosi luoghi indipendenti, sia nel centro storico sia in terraferma, ma per creare c’è bisogno di spazio e di supporto e Palazzo Diedo potrebbe essere il contesto adatto.
Qui abbiamo un sacco di spazio. Si può cominciare da qui e andare oltre. Il tuo suggerimento ha senso, perché in effetti gli artisti sono già in città.
Ha già degli artisti in mente che vorrebbe prendessero parte al programma di residenza?
Ci stiamo pensando, ma è presto. Ci vorranno ancora un paio d’anni prima che il palazzo possa ospitare fisicamente gli artisti.
La sua presenza in città può essere intesa come una forma di mecenatismo contemporaneo?
Gli artisti hanno bisogno di luoghi in cui stare insieme e città come Los Angeles e Berlino offrono questa possibilità. Venezia è già una città che incentiva il processo creativo, ma può fare di più. Gode di una lunga tradizione artigiana. Sterling spazia tra vari materiali e tecniche – dalla stoffa al bronzo alla ceramica. Il fatto che lui possa venire a lavorare in una città di tradizione artigiana ha un incredibile potenziale dal punto di vista dei materiali impiegati.
Specialmente perché l’artigianato a Venezia vive un momento di grande difficoltà. Ciò che lei può fare a Palazzo Diedo è anche incentivare e dare supporto a questo tipo di attività.
Sì, il suggerimento di portare gli artisti a vivere qui, a produrre qui, è buono. Ci stiamo muovendo per farlo.
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Arianna Testino
Nata a Genova nel 1983, Arianna Testino si è formata tra Bologna e Venezia, laureandosi al DAMS in Storia dell’arte medievale-moderna e specializzandosi allo IUAV in Progettazione e produzione delle arti visive. Dal 2015 a giugno 2023 ha lavorato nella…