Maurizio Fagiolo dell’Arco. Grande storico dell’arte da non dimenticare

A vent’anni dalla morte, la galleria Russo di Roma dedica a Maurizio Fagiolo dell’Arco una mostra che ne ripercorre la storia e il legame con gli artisti, da Pino Pascali a Tano Festa

Roma non era provinciale, si sapeva subito tutto quello che avveniva a Londra o a New York”: così lo storico dell’arte Maurizio Fagiolo dell’Arco (Roma, 1939-2002) descriveva la Roma degli Anni Sessanta, in un’intervista del 1991. Della Capitale il giovane Maurizio era fin da subito un protagonista, dinamico ed eclettico, capace di pubblicare nell’arco di pochi mesi la monografia Bernini un’introduzione al gran teatro del barocco (1967), scritta insieme al fratello Marcello, e Rapporto 60. Le arti oggi in Italia (1966), un saggio che racconta in diretta la scena dell’arte in Italia, in quel decennio così fecondo e fortunato.

Vittoria Leone, Maurizio Fagiolo dell’Arco, Man Ray all’inaugurazione della mostra “Man Ray. L’occhio e il suo doppio”. Roma, Palazzo delle Esposizioni, 1975

Vittoria Leone, Maurizio Fagiolo dell’Arco, Man Ray all’inaugurazione della mostra “Man Ray. L’occhio e il suo doppio”. Roma, Palazzo delle Esposizioni, 1975

LA MOSTRA SU MAURIZIO FAGIOLO DELL’ARCO A ROMA

Maurizio Fagiolo ha una carriera libera e irregolare, rifiuta la cattedra universitaria di storia dell’arte e preferisce rimanere a insegnare all’Accademia di Belle Arti. Nel frattempo apre insieme all’amico architetto Maurizio di Puolo lo studio MetaImago, dove si formano, in un clima di dialogo e collaborazione molto informale, generazioni di critici e storici dell’arte, da Ester Coen ad Angela Cipriani, da Maurizio Marini a Ennery Taramelli. Aveva fatto sua una frase dell’amico Pino Pascali, “io son come un serpente, ogni anno cambio pelle”, come riporta Laura Cherubini nel ricco catalogo della mostra Omaggio a Maurizio Fagiolo dell’Arco (Manfredi edizioni), presso la galleria Russo. Curata dalla stessa Cherubini in collaborazione con la moglie di Fagiolo, Beatrice Mirri, la rassegna è un’occasione per fare il punto sulla personalità dello storico a vent’anni dalla morte, incentrata sulla passione per il collezionismo, che portava avanti in parallelo agli studi scientifici. “Il campo dei suoi interessi era vastissimo: spaziava dal Barocco ai pittori dannunziani, dal Futurismo alla Metafisica, dalla Scuola Romana alla Scuola di piazza del Popolo fino agli artisti contemporanei”, sottolinea la curatrice. La mostra restituisce in maniera esaustiva questa varietà di campi di indagine, attraverso una selezione di quaranta opere e molti documenti originali, tra i quali alcuni dedicati, come un disegno di Pino Pascali con questa frase: “Caro Maurizio disegnare è un vizio ma è un indizio dell’inizio di un pericoloso sfizio. Saluti e bachi da Pachigi Pino Bachali”.

MAURIZIO FAGIOLO DELL’ARCO E GLI ARTISTI

Ricca e interessante la documentazione fotografica unita ad alcuni pezzi rari e preziosi, frutto di rapporti di amicizia profonda con alcuni artisti: Bomba (1965) di Pascali, Rosso (1961) di Tano Festa, Maurizio Fagiolo (1977), un ritratto in due fogli a biro blu di Alighiero Boetti, uno spartito di Giuseppe Chiari, una Tavola per “Valentina” (1975) di Guido Crepax, Collage (1991) di Giulio Paolini. Una serie di opere sono legate agli artisti ai quali ha dedicato studi e testi fondamentali, come Giacomo Balla, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Alberto Ziveri, Duilio Cambellotti, Mario Mafai, Fausto Pirandello e Man Ray, mentre la sua passione per il Barocco romano è testimoniata dall’intenso Autoritratto (1665) di Giovan Battista Gaulli detto il Baciccio. Famose le sue battute folgoranti, indice di un sarcasmo tutto romano: durante l’antologica di Pirandello al Palazzo delle Esposizioni nel 1999 disse alla Cherubini davanti a un quadro: “Mejo de Chia e mejo de Kokoschka!”. “Maurizio era un grande anticipatore e indagava artisti che erano essi stessi anticipatori, e linguaggi non ancora abbastanza studiati”, scrive Cherubini nel catalogo, arricchito da ventidue testimonianze delle persone che sono state vicine a Fagiolo, tutte molto intense e sentite. “Capacità di lavorare contemporaneamente a temi diversi; velocità di passaggio e di organizzazione dei materiali (altro che computer che non ha mai voluto usare!); radio sempre accesa, giorno e notte; a volte si distraeva e si rilassava tra cucina e caminetto”, ricorda la sua compagna di vita Beatrice Mirri. “Oggi in tanti lo piangiamo ancora”, dichiara Daniela Fonti, “ma la cosiddetta comunità degli studiosi lo ha messo nel cassetto dei ricordi con troppa leggerezza (e presunzione)”. Una ragione di più per apprezzare questa mostra, che racconta la vita e le passioni di un grande storico dell’arte, anticipatore e visionario come pochi altri.

Ludovico Pratesi

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Ludovico Pratesi

Ludovico Pratesi

Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…

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