Curatori da tenere d’occhio: l’esempio di Giuliana Benassi
Classe 1984, Giuliana Benassi ha risposto alla sfida di raccontare il proprio lavoro curatoriale attraverso una sorta di visual essay tra le pagine del nostro giornale cartaceo. E questo è il risultato
RACCONTI DI IERI. Quando frequentavo il liceo scientifico, il professore di matematica rimaneva sempre spiazzato dal modo bizzarro in cui affrontavo lo studio delle funzioni. Commentava spesso: “Ma lei scenderebbe mai da un treno in corsa?”. Evidentemente il mio esercizio era errato, però in fondo a me interessava proprio quel cambiamento di traiettoria improvvisa, quel salto nel vuoto in luoghi ignoti.
Fuori dalla metafora, il mio percorso si è ben presto indirizzato verso la storia dell’arte, prima all’università tra Urbino e Pisa, rispettivamente arte moderna e medievale. La frustrazione di essere rinchiusa in un archivio immaginando di conversare con gli artisti del passato mi fece di nuovo prendere un’altra strada: quella viva dell’arte contemporanea. Da qui la vita è ricominciata ancora una volta, a Roma, città che ha segnato dal 2010 la mia visione curatoriale: l’incontro con gli artisti, la magia dei luoghi.
La mia pratica curatoriale si è perciò mossa mettendosi in ascolto degli artisti che nel tempo sono i compagni di strada, partecipando nel dialogo alle loro visioni, con lo scopo di mettere in scena gli approdi di ciascuno in luoghi non convenzionali per attivare un dialogo fra arte, spazio e pubblico nel segno del fare: fare artistico, fare esperienza.
Nel 2014 è nato il progetto nomade, itinerante, There Is No Place Like Home, che simbolicamente incarna il contenitore più estremo di sperimentazione perché le mostre si svolgono sempre in luoghi diversi, per poco tempo e aperte h24, con l’idea di attivare lo spazio e chiamare gli artisti a realizzare opere site-specific o pensate per interpretare la poesia del luogo, di giorno e di notte.
Roma è stata la prima fonte d’ispirazione perché regala luoghi immaginifici e felliniani d’eccezione. Altre occasioni espositive si sono sviluppate in altre città come Venezia e Torino e altri progetti tra Londra, in alcune località d’Abruzzo, la mia regione d’origine, Cluj e Hong Kong, in collaborazione con diverse realtà, istituzionali e non. Molti i progetti attivati con realtà artistiche indipendenti, oltre a There Is No Place Like Home, anche Limone, artq13, Post ex.
I PROGETTI CURATORIALI DI GIULIANA BENASSI
RACCONTI DI OGGI (ROMA 2021-2022). In Via del Mandrione, all’interno di uno spazio ex fabbrica del Chinotto Neri, già palestra di pugilato, quaranta artisti hanno esposto le loro opere, raccontando le loro visioni più profonde. Un grande edificio lungo e stretto tra le due linee di tensione dell’acquedotto romano e della ferrovia, metafora di Roma, ma in generale di un momento storico carico di contraddizioni e compreso tra la velocità del cambiamento e la lentezza del ritmo temporale, tra la percezione della catastrofe e il guizzo di una rinascita costruttiva. La scia del progetto è una strada di sperimentazione: qui gli artisti hanno la possibilità di esprimersi nello spazio, attivando un’operazione site-specific ancorata radicalmente al luogo.
Poi in tre b&b nel centro di Roma, il progetto Post-Turismo in collaborazione con Post ex. Un’altra sfida che gli artisti hanno accolto per leggere questo momento pandemico nei luoghi di assenza, risalendo la china tra ironia, magia e spleen.
Ma i veri protagonisti sono gli artisti, a loro la voce, insieme ai luoghi, attraverso opere site-specific nel visual essay.
‒ a cura di Dario Moalli
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #65/66
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