Futuro Antico. Intervista al fisico Sylvester James Gates

La rubrica curata da Spazio Taverna dà voce a uno dei massimi teorici della fisica contemporanea. Invitato a riflettere sul presente e a guardare al futuro

Sylvester James Gates Jr. (Tampa, 1950) è un fisico teorico statunitense. Dopo essersi laureato al prestigioso MIT di Boston, è diventato docente di Fisica al California Institute of Technology. È noto, in ambito scientifico per i suoi studi sulla supersimmetria, la supergravità e la teoria delle superstringhe. È membro di numerose associazioni scientifiche e consulente di varie agenzie governative americane, tra le quali anche il Dipartimento della Difesa. Durante la presidenza Obama è stato membro del Council of Advisors on Science and Technology.

Quali sono i tuoi riferimenti nel mondo dell’arte?
Non sono sicuro che tu sia consapevole di questo, ma una parte importante del lavoro matematico che svolgo è fatto con l’aiuto dell’arte. Nel 2005, lavorando insieme a un altro fisico, Micheal Fox, è emerso che ci sono equazioni riguardanti le superstringhe che possono essere tradotte in immagini grafiche. Così abbiamo potuto studiare le equazioni grazie alle proprietà dei grafici delle immagini. Questa è la mia risposta alla domanda. L’arte è uno strumento incredibilmente potente che si estende anche al regno della fisica teorica e alla matematica.

Quale progetto ti rappresenta di più? Puoi raccontarci la sua genesi?
La risposta è abbastanza facile. La maggior parte delle persone, quando sono a scuola, è abituata a pensare a problemi con più di una variabile. “Dane e Jane hanno insieme 10 dollari, Jane ha 2 dollari in più di Dane, quanti soldi ha ciascuno?”. La risposta ovviamente è che Jane ne ha 6 e Dane ne ha 4. Questa classe di problemi ha due incognite. Nel 2020, due laureandi e io, abbiamo risolto un problema in cui c’erano 4,2 miliardi di incognite e lo abbiamo fatto ricorrendo all’arte: abbiamo usato le immagini grafiche che avevo sviluppato nel 2005 come base e poi abbiamo capito come scrivere codici informatici su quella base per risolvere il problema.

Che importanza ha per te il genius loci all’interno del tuo lavoro?
Dal mio punto di vista, ci sono due aspetti diversi. Uno di questi è che se uno ha trascorso tutta la vita in un unico luogo, non può sperimentare la molteplicità del mondo… chiamiamole divinità (parlando di luoghi). È bello avere una dea, ma è meraviglioso avere più dee intorno a sé. In realtà non è un caso che l’innovazione avvenga in città o Paesi in cui ci sono più persone che si parlano, che comunicano e che, anche se fisicamente si trovano nello stesso posto, sono comunque diverse. Se si torna indietro di qualche migliaio di anni nella storia dell’umanità, magari in una piccola città, alcuni stranieri provenivano dalla parte meridionale dell’area, altri da quella settentrionale ‒ le loro piccole differenze sono all’origine dell’innovazione e quindi la localizzazione non è una cosa fisica, ma anche uno spazio mentale di ciò che le persone portano con sé. 

“Il mio secondo desiderio è che qualche genio meraviglioso crei un dispositivo che faccia scomparire la paura nelle persone”.

Quanto è importante il passato per immaginare e costruire il futuro? Credi che il futuro possa avere un cuore antico?
Sono uno scienziato e sono un fisico teorico, lavoro sul tipo di equazioni che sono state sviluppate da Einstein, lavoro sul modello standard, una descrizione matematica di ciò che viene esplorato all’acceleratore di particelle in Svizzera. Studio anche equazioni che hanno a che fare con la struttura dell’universo. Innanzitutto, la scienza come la pratichiamo oggi nel mondo è stata inventata in Europa occidentale. Sappiamo anche che l’hanno inventata circa 500-600 anni fa. Galileo si basava sul lavoro dei filosofi greci di circa 2500 anni fa, e quindi la mia disciplina ha un debito diretto con l’antica discussione che si svolgeva nel Mediterraneo. Quindi sì, è vero che la fisica deve molto alle antiche discussioni filosofiche.

Quali consigli daresti a un giovane che voglia intraprendere la tua strada?
È una domanda che ricevo spesso dai giovani, visto che sono un professore universitario, e quello che dico loro è che non è la domanda giusta da fare. La domanda che dovreste porvi è: quale vita si avvicina al vostro cuore, al vostro desiderio? Perché, se riuscite a rispondere onestamente a questa domanda, sarete portati verso qualcosa che amate. E se amate qualcosa vorrete sempre stare vicino all’oggetto del vostro affetto e se trovate un argomento che amate è molto probabile che lavorerete molto duramente perché è la vostra passione. E se si lavora molto duramente per qualcosa, si tende a diventare molto bravi e se si diventa bravi si tende ad avere successo. Quindi, tutto inizia ponendo questa domanda: qual è la vita che si avvicina al mio desiderio del cuore?

IL PENSIERO DEL FISICO SYLVESTER JAMES GATES

In un’epoca definita della post verità, ha ancora importanza e forza il concetto di sacro?
È la prima domanda che mi poni a cui non so come rispondere. Dipende dal significato della parola “sacro”. Darò la risposta che Einstein diede a questa domanda. È lo scienziato più famoso della nostra storia e molti sanno che all’età di 12 anni perse la sua religione. Era un devoto lettore della Torah, perché i suoi genitori erano ebrei e credeva molto nelle tradizioni religiose. A 12 anni imparò la geometria e a quel punto il suo credo finì, lo afferma espressamente. Tuttavia, quando gli si chiedeva di parlare di religione, tendeva a rispondere con frasi molto diverse. Descriveva l’universo come una sorta di mistero e parlava di uno spirito illimitato.

Come immagini il futuro? Sapresti darci tre idee che secondo te guideranno i prossimi anni?
Posso esprimere tre desideri, ma non sono sicuro di poter dare tre idee. Il mio primo desiderio sarebbe che l’umanità acquisisse la capacità di riconoscere quando l’emozione e il pensiero vengono sostituiti l’uno dall’altro. Perché la maggior parte delle persone, secondo la mia esperienza, non distingue tra i discorsi razionali e i loro desideri irrazionali e pensa che siano uguali, ma non lo sono. Il desiderio irrazionale non vi porterà mai alla scienza. Il dibattito razionale ha portato alla scienza. E la scienza, secondo la mia valutazione degli ultimi 500-600 anni, è stata il maggior contributo all’umanità. Vorrei quindi che l’umanità capisse la differenza tra ciò che sente e ciò che pensa.
Il mio secondo desiderio è che qualche genio meraviglioso crei un dispositivo che faccia scomparire la paura nelle persone. Perché dal mio punto di vista la maggior parte degli esseri umani agisce a causa della paura. Ho letto Dune prima che ci facessero tutti questi film e c’è una frase in quel libro che ho sempre tenuto in primo piano: “La paura impedisce il pensiero razionale”, la paura è l’assassino delle idee, la morte del pensiero.
Per quanto riguarda il mio terzo desiderio, in molte tradizioni di fede, tra cui il Cristianesimo, esiste la regola d’oro “Fai agli altri quello che faresti a te stesso”. Vorrei che attraverso i nostri media questo messaggio venisse affermato e amplificato ovunque.

Marco Bassan

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Marco Bassan

Marco Bassan

Curatore d’arte contemporanea, fondatore di Spazio Taverna. Ha curato progetti per istituzioni quali il MAECI, Fondazione CDP, CONAI, i Musei Capitolini, il Museo Nazionale Romano, il Parco Archeologico dell’Appia. Nel 2023 ha consegnato la tesi di dottorato presso Roma Tre…

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