Intervista a Simon Starling che in mostra a Modena dialoga col Tintoretto

Lui è uno tra i più affermati artisti al mondo. Le Gallerie Estensi gli organizzano una mostra e lui si ispira a Tintoretto per il suo progetto

Il 9 settembre inaugura alle Gallerie Estensi di Modena la mostra di Simon Starling (Epsom, 1967) dal titolo Metamorfuoco. Sotto la luce di Tintoretto. Un artista contemporaneo tra i più affermati sulla scena internazionale in dialogo con l’opera di un grande maestro del passato, nel contesto di una storica istituzione museale italiana. È questo il dato significativo di una più ampia operazione di valorizzazione della cultura territoriale locale che passa proprio dall’incontro tra il patrimonio storico e l’arte contemporanea.

Metamorfuoco_Simon_Starling from Artribune Tv on Vimeo.

Avviato nel 2021, il progetto Artist in residence nasce per volere di Martina Bagnoli, direttrice delle Gallerie Estensi, e vedrà ogni anno un artista contemporaneo misurarsi con le opere delle collezioni museali, abitando temporaneamente il museo, per stabilire con esso un rapporto dialettico. È così che l’arte antica diventa tramite per elaborare ed esporre tematiche urgenti per il presente, in chiave futura. A supervisionare la chiamata degli autori coinvolti è Gianfranco Maraniello, di recente nominato direttore dell’Area Musei d’Arte Moderna e Contemporanea di Milano, che, in qualità di curatore del progetto, si preoccuperà di selezionare e invitare gli artisti. Come l’inglese Simon Starling, che apre le danze dopo numerosi sopralluoghi e soggiorni a Modena, durante i quali ha potuto entrare in contatto, oltre che con la Galleria Estense, con la Pinacoteca di Ferrara, il Palazzo Ducale di Sassuolo e diversi siti della regione. A Modena la sua attenzione è caduta sul ciclo pittorico di Tintoretto ispirato a Le Metamorfosi di Ovidio, ed è il dipinto della Caduta di Fetonte – in mostra posizionato in alto, nella collocazione per cui Tintoretto lo ideò per un palazzo veneziano – a ispirare il progetto Metamorfuoco, che si lascia suggestionare, tra i molteplici spunti confluiti nell’opera di Starling, anche dal mito del figlio del Sole precipitato dal cielo su punizione di Zeus.

Simon Starling, bozzetto per la Caduta di Fetonte (Strawman), 2022. Courtesy The artist & Galleria Franco Noero, Torino. Photo Simon Starling

Simon Starling, bozzetto per la Caduta di Fetonte (Strawman), 2022. Courtesy The artist & Galleria Franco Noero, Torino. Photo Simon Starling

METAMORFUOCO, UN’ESPERIENZA IMMERSIVA

Ne deriva un’esperienza immersiva che chiama lo spettatore a interagire con lo spazio della Galleria ripensato dall’artista britannico per l’occasione, lavorando anche su una grande pavimentazione in ceramica (realizzata da Marazzi) disegnata a partire da illustrazioni antiche presenti nei volumi conservati alla Biblioteca Estense. In questo scenario si collocano opere già note dell’autore, oltre ai telescopi realizzati a mano dall’architetto Mike Davies, e a diversi oggetti selezionati da Starling per attivare lo spazio in modi inconsueti. A confermare l’approccio interattivo della mostra, una sorta di avatar animato dell’artista accoglie e introduce i visitatori all’esperienza. “Starling ha saputo cogliere quanto di più attuale e importante giace nel mare delle nostre collezioni storiche”, spiega la direttrice Bagnoli. “In questo contesto l’artista presenta un’opera essenziale per cogliere il senso del valore universale delle nostre collezioni”. Ne abbiamo parlato con Starling, che ci ha descritto anche il suo modo di concepire la pratica artistica e le sue funzioni.

Simon Starling, Caduta di Fetonte, 2022. Fabbricazione delle piastrelle per il pavimento. Courtesy Marazzi Ceramiche. Photo Studio 129

Simon Starling, Caduta di Fetonte, 2022. Fabbricazione delle piastrelle per il pavimento. Courtesy Marazzi Ceramiche. Photo Studio 129

INTERVISTA A SIMON STARLING

In quanto artista, come ti relazioni con la crisi climatica?
Con grande fermento! È straordinario vedere come le cose stiano cambiando velocemente. La mia vita è davvero breve se paragonata alla storia del Pianeta, eppure ora mi sembra di vivere in un contesto decisamente differente rispetto al mondo in cui sono nato. Non mi sembra più sufficiente riflettere sulle cause del cambiamento climatico come ho fatto coerentemente nel corso della mia intera carriera ‒ cercando sempre di essere responsabile nell’utilizzo di risorse, e facendo del tema il soggetto del mio lavoro –, ora è il momento di agire per un cambiamento concreto. Credo che essere parte del problema sia quello che ci rende umani, ma in quanto umani siamo anche in grado di agire per cambiare il nostro destino. In molti modi il mondo dell’arte è una “bestia” assurdamente goffa, e il suo impatto sul clima è sostanziale; ma al contempo è anche un’industria che reagisce, e può evolversi e adattarsi in modo sorprendentemente rapido. Almeno c’è da sperare che sia così.

Perché hai deciso di dialogare con i lavori di Tintoretto alle Gallerie Estensi?
I concetti di metamorfosi e trasformazione sono sempre stati centrali nella mia pratica scultorea e il ciclo pittorico di Tintoretto si ispira alle storie di Ovidio, quindi mi è sembrato un ottimo punto di partenza quando ho iniziato a sviluppare l’idea per la mostra di Modena. La storia di Fetonte sembra avere una stretta connessione con quanto sta succedendo nel presente. Poi ricordo di aver visto un video su YouTube di una Ferrari che bruciava, e questo “carro” in fiamme prodotto a Modena, col suo cavallino come logo, ha innescato una reazione a catena che ha portato allo sviluppo di Metamorfuoco. E ci sono anche alcune teorie secondo cui Ovidio immaginò Fetonte cadere verso la morte nel fiume Po, che ora sta scontando la siccità. In qualche modo tutto confluiva verso un punto di incontro transepocale, un fuoco museologico alimentato da profezie, capolavori di arte antica, opere d’arte contemporanea e oggetti.

Simon Starling, Caduta di Fetonte, 2022. Fabbricazione delle piastrelle per il pavimento. Courtesy Marazzi Ceramiche. Photo Studio 129

Simon Starling, Caduta di Fetonte, 2022. Fabbricazione delle piastrelle per il pavimento. Courtesy Marazzi Ceramiche. Photo Studio 129

SIMON STARLING A CONFRONTO CON L’ARTE ANTICA

Non sei nuovo al confronto con l’arte antica: pensiamo al lavoro su Tiepolo o al progetto sulla Decollazione di Caravaggio. Come trai ispirazione da questo confronto? E cosa accende il tuo interesse nel guardare ai maestri del passato?
Spesso ho prodotto lavori che in qualche modo riutilizzano opere esistenti, usando l’arte antica per riflettere sul presente, sul nostro tempo. Questo significa usare una replica di una scultura di Henry Moore per far crescere cozze zebra (una specie non autoctona) nel lago Ontario (Infestation Piece – Musselled Moore, 2005-06); o utilizzare una pittura di Tiepolo divisa in due parti diseguali nel XIX secolo come punto di partenza per due mostre simultanee a Glasgow e Torino (A-A’, B-B’, 2020). Ma nei miei progetti ricorre spesso il tentativo di riattivare la peculiare identità di un’opera d’arte antica per ritrovare in quel lavoro una verità attuale, contemporanea. Sono molto interessato a ciò che George Kubler definisce “la forma del tempo”, e all’idea che un’opera d’arte sia proiettata verso il futuro nelle intenzioni di chi la produce, anche se il pubblico del futuro la considera antica.

Qual è il significato del titolo della mostra? Lo interpreti come un monito per il futuro?
Si tratta di un’invenzione ibrida di un titolo che sembra comprendere molti aspetti della mostra. Un titolo in parte ispirato da quello di una mia personale al MCA Chicago, pensato da Dieter Roelstraete, Metamorphology. Metamorfuoco diventa transepocale, evocando Tintoretto, ma anche le storie di Ovidio, mentre descrive pure un mondo contemporaneo sempre più trasformato dal fuoco.

Simon Starling, Carbon - Hiroshima, 2011. Courtesy Collection Johannes and Gaby Senn, St Gallen. Photo Simon Starling

Simon Starling, Carbon – Hiroshima, 2011. Courtesy Collection Johannes and Gaby Senn, St Gallen. Photo Simon Starling

IL RUOLO DELL’ARTE CONTEMPORANEA SECONDO STERLING

In tutto il mondo è il momento delle esperienze immersive. Pensi che l’interesse crescente per la realtà virtuale, il metaverso, le tecnologie audiovisive stia influenzando un approccio differente all’espressione della creatività artistica?
Non c’è dubbio che le mostre più interessanti dell’ultimo decennio siano state quasi teatrali nel loro approccio, spesso con un forte senso di drammatizzazione temporale, e le tecnologie di ogni tipo hanno stimolato e favorito questa nuova tipologia di mostre. In qualche modo, gli artisti hanno assunto ruoli molteplici nel presentare i loro lavori, diventando drammaturghi, intrattenitori, pedagoghi, oltre che produttori d’arte. Penso anche che il modo in cui il pubblico fruisce delle mostre sia cambiato: gli smartphone sono diventati elemento costante in questo processo, sia come mezzo per registrare l’esperienza, sia come punto di informazioni. Le mostre davvero importanti, oggi, sono quelle realizzate da artisti che hanno compreso in modo chiaro il panorama delle nuove tecnologie e che, in un modo o nell’altro, sono capaci di approntare mostre che trascendono o eludono le regole imposte da questo scenario, riuscendo però al contempo a sfruttarne risorse ed energie. In questo modo stanno riaffermando lo spazio della mostra, che nella mia testa resta vitale.

L’arte contemporanea può aiutare i musei storici a coinvolgere un pubblico più eterogeneo?
Sembra che gli artisti contemporanei siano capaci di rianimare le collezioni museali in nuovi modi produttivi. Sempre più spesso i musei stessi trovano soluzioni proprie per favorire questo processo, ma la capacità di un artista di spostare il terreno sotto ai piedi dei visitatori del museo, di destabilizzare il rapporto tra lo spettatore e ciò che osserva è un dato significativo. La figura animata che è il fulcro di Metamorfuoco – in parte autoritratto, in parte spaventapasseri, in parte guida alla galleria – è quasi un pastiche di questa idea dell’artista come “sciamano istituzionale”.

Ricevere il Turner Prize (nel 2005) ha cambiato la tua carriera o influenzato un cambio di approccio produttivo?
Si è trattato più di un’affermazione lampante che di un grande cambiamento. Ho certamente trovato un pubblico nuovo – per esempio una platea più ampia ha iniziato a frequentare i miei dibattiti –, ma la mia pratica era già molto rodata all’epoca e non è in alcun modo cambiata. Ma forse il premio mi ha dato la spinta per continuare a fare ciò che stavo facendo.

Livia Montagnoli

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