Vito Ansaldi, l’illustratore che s’ispira ai social network

Dalle richieste più strane all’ultimo libro letto: Vito Ansaldi descrive la sua vita da illustratore, svelandone i risvolti inaspettati

Siciliano di nascita e torinese d’adozione, Vito Ansaldi, classe 1981, attinge dal web ma soprattutto dai social network per esplorare il mondo, quel mondo che ama tradurre in pixel. Perizia e capacità di sintesi sono congeniali a elaborare una lucida e attenta critica alla società contemporanea. Talvolta con ferocia, altre con ironia, ma sempre con quella delicatezza capace di veicolare concetti complessi che diventano universali.

Descrivi la tua personalità con tre aggettivi.
Curioso, entusiasmabile e perfezionista (a volte in dosi controproducenti).

Quali sono i tuoi illustratori di riferimento?
Tanti. Ferenc Pintér, Emiliano Ponzi, Christoph Niemann, John Holcroft e molti altri. Credo che inevitabilmente si venga influenzati da tantissimi artisti in generale e spesso per motivi differenti, come il potere narrativo, la palette colori o la genialità nell’uso del concettuale.

Cosa ti incuriosisce maggiormente della realtà che ti circonda?
Da persona creativa, la risposta è tutto. Sono estremamente curioso, in generale. Una pubblicità, il titolo di un giornale o la forma di un lampadario, di un albero o di un sasso hanno più o meno la stessa chance di attrarre la mia curiosità. Capita che, banalmente camminando per strada, un dettaglio mi rapisca e mi faccia fare minuti di elucubrazioni mentali. Possono essere anche dettagli apparentemente irrilevanti o in cui sono incappato già altri miliardi di volte. Succede spesso che quel pensare porti poi a un’idea per un’illustrazione. Le scintille della creatività a volte scoccano casualmente.

© Vito Ansaldi per Artribune Magazine

© Vito Ansaldi per Artribune Magazine

L’ILLUSTRAZIONE SECONDO VITO ANSALDI

Come si sviluppa il processo creativo delle tue illustrazioni?
Li distinguerei in due tipi, almeno per il modo in cui hanno inizio. Per le illustrazioni personali, non commissionate, l’inizio è spesso pressoché casuale e ad aver dato il via potrebbe essere stata proprio una di quelle elucubrazioni di cui parlavo prima. Se sono in giro e non voglio perdere l’idea che ho avuto, registro un memo vocale sullo smartphone. È un processo più indisciplinato all’inizio, ma poi durante l’esecuzione mi riporta verso dei personalissimi automatismi essenziali al completamento del lavoro.

E nel caso delle commissioni?
Dopo il briefing con il cliente, prendo un foglio bianco e scrivo tutte le parole che sciamano nella mia mente riguardo al tema. Ne scrivo più che posso, sparse sull’area del foglio. Poi le rileggo affinché nella mia testa si creino delle scene diverse, ma sovrapponibili, o comunque collegabili. Mi entusiasma molto inserire elementi di contrasto, dissonanti tra di loro e provare a fonderli insieme, e dargli (almeno ci provo) una chiave di lettura efficace.

La richiesta più singolare che hai ricevuto.
Onestamente non ho ancora ricevuto richieste particolarmente strane. In linea di massima però mi spiazzano quelle che, oggettivamente, non hanno nulla a che fare con il mio stile. Chi ingaggerebbe un cantante rap per cantare lo yodel o viceversa?

Cosa sogni di illustrare?
Mi piacerebbe disegnare la mia prima copertina per un libro. Oltre a questo, c’è anche un “per chi” sogno di illustrare. È un famosissimo magazine che non nomino per scaramanzia.

Ultimo libro letto e ultimo film visto.
L’ ultimo libro è Figure di Riccardo Falcinelli, che consiglio a chi fa il mio lavoro: molto formativo. Guardo pochissimi film, preferisco le serie tv perché spesso richiedono meno attenzione e mi fanno compagnia mentre disegno senza distrarmi troppo. In ogni caso, l’ultimo film che ho visto è Green Book e sono felice di averlo visto.

Quali tecniche ti sono più congeniali?
Il digitale mi rende più sicuro e lo trovo più funzionale specialmente per i lavori commissionati. Quando voglio scarabocchiare qualcosa di personale invece una buona vecchia matita ha un non so che di terapeutico.

A cosa lavori in questo momento e quali progetti hai per il futuro?
Al momento sto cercando di produrre e raggruppare una selezione di mie illustrazioni da poter vendere online come stampe fine art, da incorniciare. Per il futuro vorrei poter aumentare le collaborazioni con l’editoria. Le illustrazioni sui magazine sono quelle che mi regalano le maggiori soddisfazioni personali, soprattutto per la sfida di trovare soluzioni illustrate per sintetizzare argomenti sempre diversi. Per me è molto stimolante.

Roberta Vanali

https://www.vitoansaldi.com/

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #67

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Roberta Vanali

Roberta Vanali

Roberta Vanali è critica e curatrice d’arte contemporanea. Ha studiato Lettere Moderne con indirizzo Artistico all’Università di Cagliari. Per undici anni è stata Redattrice Capo per la rivista Exibart e dalla sua fondazione collabora con Artribune, per la quale cura…

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