I dimenticati dell’arte. Gustavo Bonora, il pittore che amava la musica e la psicanalisi
Non è possibile identificare in maniera netta Gustavo Bonora. Una personalità creativa che merita di essere riscoperta grazie ai suoi molteplici interessi. Dalla musica alla pittura
Pittore, psicanalista o musicista? Nel caso di Gustavo Bonora (Bologna, 1930 – Milano, 2014) la domanda è lecita, dal momento che per tutta la vita ha intrecciato le sue attività con grande disinvoltura, senza preoccuparsi di autodefinirsi precisamente.
LA STORIA DI GUSTAVO BONORA
Bonora nasce nel 1930 a Bologna, dove si diploma al liceo artistico prima di iscriversi alla facoltà di architettura a Firenze. Nel 1956 si trasferisce a Milano, dove lavora come assistente di Luciano Damiani al Teatro Piccolo e partecipa al fervido clima creativo della città di quegli anni, tra teatro, letteratura e arti visive. Qui incontra i suoi compagni di strada: un gruppo di artisti e intellettuali come Attilio Forgioli, Gianfranco Pardi, Lello Castellaneta, Attilio Del Comune, Gianni Rossi. È con loro che fonda il gruppo Società Nuova, impegnato nel diffondere e illustrare le tematiche di Brecht e Majakovskij. Sono anni magici per Milano, dove tra le aule dell’Accademia di Brera e i bar mitici come il Giamaica si formano personalità artistiche come Mino Ceretti, Claudio Olivieri, Giuseppe Guerreschi, Alik Cavaliere ed Emilio Tadini.
BONORA, LA MUSICA E LA PITTURA
Nello stesso periodo, quasi per gioco, Bonora, Ceretti, Pardi e il loro amico musicista Carlo Ruffini cominciano a suonare insieme nella cantina di Pardi a Boccorio, vicino a Vercelli, e la cosa diventa seria quando altri tre amici musicisti, Davide Mosconi, Enzo Gardenghi e Marco Cristofolini, installano nello studio di Bonora una piccola sala di registrazione insonorizzata. Nasce così il gruppo Nadma, che registra con la Playco e si esibisce nelle sale di mezza Italia. Negli Anni Settanta Bonora si dedica alla psicanalisi, senza mai smettere di dipingere tele astratte di matrice informale, con inserti materici. Queste suscitano l’interesse del giovane Flavio Caroli, che scrive sul Corriere della Sera: “È curioso l’incontro fra un uso della materia che potrebbe richiamare il nome di Burri (soprattutto il Burri dei legni) e un’analisi spaziale legata alle ricerche di Fontana. Ma è soprattutto significativa l’invenzione di questo paesaggio ambiguo e meccanico, invenzione che catalizza il lavoro di un gruppo ben definito di pittori milanesi”.
BONORA E LA PSICANALISI
Come psicanalista fonda il Centro Culturale S. Tecla, di cui è presidente, dove si tiene il Seminario di psicanalisi riferito all’insegnamento lacaniano che dura fino al 1986, insieme a Marco Focchi e Amelia Barbui. Nel 1997 Bonora, ancora lontano dal mondo espositivo, viene invitato a entrare in un gruppo di personalità milanesi (Ajmone, Castellaneta, Castiglioni, Cavaliere, Ceretti, Fizzotti, Forgioli, Pardi, Tadini) per celebrare il IV centenario della scomparsa di Melchiorre D’Enrico, l’autore dell’affresco con il Giudizio Universale a Riva Valdobbia ispirato al tema apocalittico: i dieci artisti per l’occasione sono stati battezzati come “I pittori del Giudizio”. L’artista muore a Milano nel 2014: il suo lavoro viene promosso dall’archivio Gustavo Bonora.
Ludovico Pratesi
https://www.gustavobonora.com/
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