I dimenticati dell’arte. Mario Prayer, pittore controcorrente
Insieme al fratello Guido, ha dato forma a opere pittoriche e decorazioni che mescolano simbolismo e Liberty. Adottando uno stile a sé nel concitato clima delle avanguardie di inizio Novecento. La storia di Mario Prayer è tutta da riscoprire
Un artista controcorrente: così si potrebbe definire il pittore Mario Prayer (Torino, 1887 ‒Roma, 1959), che si trasferisce da Torino in Puglia, dove lascia le sue opere più significative tra chiese e palazzi pubblici.
LA STORIA DI MARIO PRAYER
Mario nasce nella città sabauda dal fotografo Roberto Prayer Galletti e dalla nobile veneziana Giovanna Boccaccini, e fin da giovane si appassiona all’arte, tanto da frequentare l’Accademia di Belle Arti di Venezia insieme al fratello Guido, con il quale termina gli studi all’Accademia di Lione, in Francia. Nel 1915 la famiglia Prayer si sposta a Bari, dove Mario e Guido hanno le prime commissioni pubbliche, come gli affreschi della sala consigliare di Toritto nel 1921, che precedono di tre anni quelli che rivestono l’Aula Magna dell’Università di Bari, eseguiti in soli cinque mesi con la tecnica dell’encausto grazie all’aiuto di Guido. Già da questi primi incarichi l’artista dimostra di avere grandi capacità tecniche. “Disegnava molto bene, seguendo i dettami della pittura celebrativa e assumendo una posizione molto precisa e di tutto rispetto nel clima eccitato delle avanguardie artistiche”, spiega la storica dell’arte Livia Semerari. L’anno successivo firma la decorazione della sala Giuseppina del cinema teatro Kursaal Santa Lucia e nel 1933 affresca l’interno della chiesa neogotica dell’Immacolata, sempre aiutato dal fratello: Mario e Guido sono entrambi protagonisti di un sodalizio legato a una sorta di impegno totale per l’arte, che li vede lavorare non solo con la pittura parietale ma anche negli arredi e nelle decorazioni.
LA PITTURA DI MARIO E GUIDO PRAYER
La visione dei fratelli Mayer è legata a uno stile che oscilla tra simbolismo e Liberty, intriso di riferimenti a una classicità rivisitata, alla quale i Prayer conferiscono una dignità aulica ma allo stesso tempo moderna. Dal capoluogo Mario Prayer estende la sua attività anche ad altre città del meridione: tra il 1934 e il 1936 viene chiamato dal vescovo Bruno Occhiuto a decorare la Cattedrale di Cassano allo Jonio, in provincia di Cosenza, ma l’anno successivo è di nuovo in Puglia, impegnato nella decorazione della Casa del Fascio a Taranto, e due anni dopo realizza con Guido i pannelli del cinema Oriente a Bari. Nonostante venga colpito nel 1935 da una paralisi al braccio destro, forse causata dal piombo presente nei colori che impiega, Mario non smette mai di lavorare e continua a dipingere adoperando soprattutto la mano sinistra. Negli Anni Quaranta è a Roma, dove affresca l’interno della chiesa di Santa Maria Immacolata e San Giovanni Berchmans nel quartiere di San Lorenzo, dove inserisce nelle decorazioni religiose alcune figure umane tratte dalle fotografie di persone scomparse sotto le bombe del 19 luglio 1943. Nel 1949 firma un altro capolavoro, L’Allegoria della Provincia di Brindisi, all’interno del Salone del Palazzo della Provincia di Brindisi, commissionato dall’allora presidente Antonio Perrino e considerato dalla Semerari “una sintesi apprezzabilissima che narra per simboli la bellezza della storia della Provincia”. Al di là di un ambito locale, il talento di Mario Prayer non ha ancora ricevuto l’attenzione che merita.
Ludovico Pratesi
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