Il nuovo festival di arti performative a Brescia raccontato dal direttore artistico
Ha preso il via dalla musica sperimentale il nuovo festival RAAA diretto da Fabrizio Saiu e Gabriele Mitelli a Brescia. Un’occasione per mettere in dialogo suono e performance. L’intervista
Fino al 13 novembre 2022 Brescia ha ospitato un nuovo festival di arti performative, RAAA, vicino alla cultura della musica sperimentale, settore da cui provengono anche i due direttori artistici, Fabrizio Saiu e Gabriele Mitelli. Diversi i temi trattati, in cui il suono torna come fil rouge: il rapporto tra suono e parola nelle performance di Alessandro Bosetti; le ultime ricerche nell’ambito dei soundscape studies e il concetto di ruralità come nuovo strumento per ripensare i modi di vita e di azione (Leandro Pisano); la pratica coreografica intesa come pratica partecipata attraverso i paradigmi del training e del rave (Salvo Lombardo); le interfacce come strumento di controllo e proiezione di un’immagine sia emotiva che sensoriale in continuo cambiamento (Roberto Crippa ed Elisabetta Porcinai). Non solo performance ma anche formati ibridi come la lecture di Luca Pagan sul performativo quale relazione tra corpo, suono e nuove tecnologie. Per approfondire abbiamo voluto parlarne con uno dei due direttori, Fabrizio Saiu.
INTERVISTA A FABRIZIO SAIU SU RAAA
Cosa è RAAA e perché questo nome?
RAAA è il nuovo festival di arti performative organizzato dall’APS Lampedée inserito all’interno del progetto BAO ‒ Brescia Arts Observatory, un hub che connette tra loro associazioni, collettivi, realtà private e pubbliche, istituzionali e non, nell’ambito della produzione e promozione culturale.
RAAA, in urban english, è sinonimo di really, actually, fully, yes, no way. RAAA è un gesto, un suono, una risposta a qualcuno o a una situazione, è relazione.
Del nome mi colpisce la sua struttura grafica, è un pattern, a modo suo è una sorta di DADA, ma è anche un suono-rumore futurista.
Quali sono i linguaggi artistici messi in luce?
Nel festival il suono è centrale, esso viene però messo in relazione con le proiezioni in 16mm e la poesia, come è stato nella performance dei Warshadfilm, con la danza e ancora con il discorso, come nei talk di Luca Pagan e Leandro Pisano e nella performance di Alessandro Bosetti.
Che città è questa Brescia che ospita il festival?
È una città che per troppo tempo si è nascosta dietro la maschera del lavoro, celando le sue bellezze architettoniche, artistiche e naturalistiche. La zona del foro romano, i palazzi che innumerevoli nascondono al loro interno giardini sorprendenti, i tanti chiostri e le piazze, il castello e il monte Maddalena (avere un bosco in città non è da tutti!) sono alcune tra le realtà che rendono Brescia singolare. È una città che spesso finisce in prima pagina per via dell’inquinamento e troppo poco, o mai, per la sua grande forza sia sul piano sociale che culturale. Una forza ancora ostacolata dall’incapacità di raccontarsi agli altri e di fare rete, ma che esiste e chiede di essere canalizzata.
OBIETTIVI E PROTAGONISTI DI RAAA
Quali realtà coinvolgete per entrare in dialogo con tutte le parti della città, con le sue culture e “contro-culture”?
Le realtà coinvolte in RAAA sono molto diverse, da quelle istituzionali come il Comune di Brescia, Brescia Musei, Brescia Mobilità, MI.C.S e MO.CA alle associazioni culturali come Spettro, Meccaniche della Meraviglia, Spazio Contemporanea e Vulcano Studio, all’Accademia di Belle Arti Santa Giulia. Ognuno di questi soggetti costituisce un modo di vivere la città e interagisce con una comunità di riferimento. Mettendole in relazione nella realizzazione di un preciso progetto, si creano delle interferenze che espandono le possibilità di ogni singola realtà. È in questo senso che emerge il dialogo tra “cultura” e “contro-cultura”, nella negoziazione e nella cooperazione.
Quali finalità prevede questa messa in rete di associazioni e collettivi del territorio?
Queste realtà sono state coinvolte in un progetto ampio, che ora ha preso le sembianze di RAAA, ma che poi prenderà quelle di Indica o di Ground Music Festival. Assieme a Gabriele Mitelli (presidente dell’Associazione Culturale Lampedée e fondatore di BAO) stiamo lavorando all’articolazione di un progetto di connessione e di cooperazione tra varie realtà, anche in occasione di Bergamo – Brescia capitali della Cultura, quindi anche con realtà bergamasche. La cooperazione va sia in direzione di una curatela condivisa per la realizzazione di eventi specifici, che nella messa a disposizione degli spazi, o nel coinvolgimento delle comunità che ogni realtà intercetta. Il fine di queste operazioni è agire sul territorio cittadino creando processi partecipativi, di ricerca e di dialogo condivisi.
Per voi che venite dalla musica, cosa è il performativo?
Il nostro interesse è il performativo inteso come un processo capace di aprire una pratica specifica a molteplici usi e dunque di innescare possibili relazioni tra le persone e gli scenari in cui accadono. Un training che è anche un rave e al tempo stesso riscoperta dei modi di abitare un museo: questo, per RAAA, è performativo. Tutte le performance del festival, ognuna a proprio modo, hanno realizzato questo “obiettivo”.
Obiettivi per il prossimo anno?
L’anno prossimo le realtà coinvolte saranno maggiori e il loro coinvolgimento non si limiterà alla curatela e alla produzione artistica, ma anche alla realizzazione di progetti pensati per gli spazi pubblici della città: intervenendo nei quartieri multietnici e “periferici” (una ridefinizione del periferico è già stata offerta da Leandro Pisano in questa prima edizione), nelle vie del centro storico, nelle piazze, nei giardini del castello, nella città sotterranea, nelle zone industriali abbandonate e nei boschi. C’è moltissimo lavoro da fare e siamo solo all’inizio.
Chiara Pirri
www.progettobao.com/i-festival/raaa/
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