I dimenticati dell’arte. Carlo H. de Medici, lo scrittore dell’occulto
Sono nulle le notizie che si hanno di Carlo H. de Medici da un certo momento della sua vita in poi. È certo però che fu uno scrittore capace di tradurre in parole la sua passione per l’occulto
Tra tutti i dimenticati, è uno dei più misteriosi, tanto da non avere una data di morte precisa. In compenso sappiamo che Carlo H. de Medici era nato a Parigi il 29 agosto 1887 dal matrimonio tra il ricco banchiere ebreo francese Giovanni Hakim (che dal 1899 aggiunse al cognome “de Medici”) e la signora austriaca Marie Caroline Wilhelmine Verstl.
LA STORIA DI CARLO H. DE MEDICI
Carlo trascorre la sua adolescenza nella villa di famiglia a Gradisca d’Isonzo in Friuli, dove era presente una piccola comunità ebraica. Nel 1900, in seguito alla morte del padre, Marie Caroline e suo figlio si trasferiscono in pianta stabile a Gradisca, dove Carlo abiterà con la madre fino al 1921, dedicandosi alla scrittura e allo studio delle scienze occulte, oltre che all’illustrazione e al giornalismo. In questi anni scrive alcuni testi di carattere gotico, come Gomòria racconto magico, pubblicato nel 1921, e I topi del cimitero, una raccolta di racconti edita nel 1924 dalla Bottega d’Arte di Trieste: entrambi i testi sono stati recentemente ripubblicati da Cliquot. Ma la produzione letteraria di Carlo non si ferma qui, e prosegue con Leggende friulane (1924), Nirvana d’amore (1925), Lettere a pinco pallino: un libro postumo (1933) e Aquileia seconda Roma: una rievocazione (1939).
LO STILE LETTERARIO DI CARLO H. DE MEDICI
Sullo stile dell’autore ci informa Roberto Mandel, che in una raccolta bibliografica del 1930 lo descrive come: “Allievo dello scrittore decadentista Joris-Karl Huysmans e amico di Joséphin Péladan, iniziatore dell’ordine revivalista della Rose-Croix, la Rosa-Croce, che raccolse dal 1888 intellettuali e artisti – tra cui molti pittori simbolisti come Jean Delville, Jan Toorop e Félicien Rops – dediti a all’interpretazione esoterica della tradizione teologica cristiana”. Il riferimento a Huysmans appare calzante, dal momento che Carlo tradusse in italiano il romanzo satanico Là-bas (Laggiù) per l’editore Corbaccio nel 1929. Si tratta di un autore colto e consapevole, il quale, “oltre ad aver letto Poe, Villiers de L’Isle-Adam e Huysmans, inseriva nelle sue storie elementi inediti e personali, frutto delle sue ricerche interiori, del suo cammino iniziatico, del lungo studio di antichi testi di occultismo. E, soprattutto, era uno che scriveva bene: una prosa raffinata, ponderata, mai banale, degna del miglior Decadentismo italiano”, puntualizza Federico Cenci. Durante la Seconda Guerra Mondiale l’ultima notizia su Carlo H. de Medici è riportata da Daša Drndić nel romanzo documentario Trieste, dove si dice che vivesse a Trieste, in via Petrarca 3, e lavorasse come scultore di lapidi funerarie. Da allora la sua vita è avvolta nel mistero: nessuno sa dove e quando sia morto.
Ludovico Pratesi
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