I dimenticati dell’arte. Edoardo Persico, il critico che ha ispirato Camilleri
Critico d’arte ma anche direttore di una galleria e progettista architettonico. La breve vita di Edoardo Persico fu così intensa da diventare fonte di ispirazione per uno degli scrittori italiani più noti di sempre
L’eclettismo era una regola nella vita di Edoardo Persico (Napoli, 1900 – Milano, 1936), una delle personalità intellettuali più innovative e visionarie del primo Novecento. Critico d’arte e di architettura, gallerista, grafico, editore: la personalità vulcanica e anticonformista di Persico non conosce limiti né confini, in un’attività febbrile, consumata nell’arco di soli 13 anni della sua breve ma intensa esistenza.
LA STORIA DI EDOARDO PERSICO
Persico nasce a Napoli da Giovanni e Rosa Grimaldi. Dopo gli studi classici si iscrive a Giurisprudenza, prima di partire per il fronte nel 1918. Arruolato in fanteria e poi in artiglieria, prosegue il suo iter universitario e torna a Napoli, dove si iscrive al partito socialdemocratico e lancia la rivista Cattolici, insieme al fratello Renato. Nel 1923 decide di non conseguire la laurea e pubblica il racconto La città degli uomini d’oggi. Poco dopo contatta a Torino Piero Gobetti, fondatore del settimanale Rivoluzione Liberale, del quale abbraccia l’ideologia antifascista: mentre era impegnato nella formazione di gruppi di sostegno del giornale a Napoli, viene arrestato per la prima volta. Nel 1925, dopo aver sposato Cesira Oreste, lascia la città partenopea per Torino, dove si guadagna da vivere come manovale alla Fiat. Tre anni dopo decide di fondare la casa editrice La Biblioteca Italiana di Edoardo Persico, che pubblica due soli testi: Il sarto spirituale (1928) di Giuseppe Prezzolini e Pretesti di critica (1929) di Lionello Venturi. All’ombra della Mole Antonelliana Persico conosce gli artisti Carlo Levi, Luigi Chessa e Francesco Menzio, che lo introducono al mondo dell’arte, dove Edoardo comincia una nuova attività di critico.
PERSICO E L’ARTE
Presenta la mostra di Menzio alla sala Guglielmi a Torino, pubblica saggi sulla rivista Le Arti Plastiche e sostiene una pittura diversa dal clima del tempo. A causa dello sguardo della polizia, decide di trasferirsi a Milano, dove diventa direttore di una nuova galleria acquistata dai fratelli Ghiringhelli nel 1930, per la quale propone come nome Il Milione, ispirato al libro di Marco Polo, dove presenta opere di artisti internazionali mai visti in Italia, come Paul Klee, Vasilij Kandinskij, Juan Gris e Jean Arp.
Nei primi Anni Trenta i suoi interessi si spostano dall’arte all’architettura: comincia una collaborazione con la rivista Casabella, per cui scrive articoli di critica ma si occupa anche di elaborazioni grafiche, improntate alle novità del Bauhaus. Nello stesso periodo avvia una serie di progetti architettonici legati ad allestimenti temporanei, tra i quali spiccano la Sala delle Medaglie d’oro alla Mostra dell’Aeronautica italiana del 1934 e il progetto del chiosco Domus per la fiera di Bari. Persico muore in circostanze mai chiarite nella sua casa milanese tra il 10 e l’11 gennaio 1936, mentre sta preparando la prima monografia su Lucio Fontana, uscita postuma nello stesso anno sulla rivista Campo Grafico. La sua scomparsa ha ispirato il romanzo di Andrea Camilleri Dentro il labirinto (2012).
Ludovico Pratesi
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