Futuro Antico. Intervista a Kader Attia
Immagina un tempo dove l’umanità ripari la sua relazione con il pianeta, dove la storia dell’arte non sia più chiusa in rigidi criteri cronologici: l’artista franco-algerino Kader Attia, curatore dell’ultima Biennale di Berlino, racconta la sua visione del domani
Kader Attia (Senna-Saint-Denis, 1970), cresciuto sia in Algeria sia nei sobborghi di Parigi, ha trasferito questa esperienza in una pratica basata sulla multiculturalità. Ha vinto il Prix Marcel Duchamp nel 2016 e il Premio Joan Miró nel 2017.
Ha esposto di recente al Centre Pompidou, al Museum für Moderne Kunst di Francoforte, al Musée Cantonal des Beaux Arts di Losanna, al Middelheim Museum di Anversa, alla Whitechapel Gallery di Londra, Repair e nel 2022 ha curato la 12esima Biennale di Berlino.
Quali sono i tuoi riferimenti ispirazionali nell’arte?
Ho molti riferimenti ispirazionali: arte occidentale, non occidentale, premoderna e moderna. La mia sensibilità è anche transdisciplinare: musica, filosofia, letteratura, teoria. Sono molto sensibile a qualsiasi pratica emotiva dei soggetti umani.
Quale opera ti rappresenta di più? Puoi raccontarci la sua genesi?
Ci sono molte opere che rappresentano una grande parte di me. Tuttavia non credo che possiamo riassumerci completamente in un’opera o in una singola parola o oggetto, perché tutti noi siamo il risultato di diverse generazioni di pensieri, voci e linguaggi del corpo. Direi che, a 52 anni, diverse opere mi rappresentano: Reflecting Memory, Reason’s Oxymorons, la serie Mirrors and Masks, opere dove la riparazione è tangibile e fisica.
Qual è l’importanza del Genius Loci per te nel tuo lavoro?
Direi qualcosa a metà tra la stagnazione e la dinamica. La stagnazione del luogo e il movimento della vita. Come dice Bergson, anche quando non ci muoviamo, ci muoviamo nel tempo, quindi tutto è movimento, e così anche la Vita. Il Genius Loci è un ossimoro che, nel mio lavoro, diventa percepibile attraverso l’interpretazione di uno spazio/tempo che inghiotte lo spettatore in un eterno presente. Questo è fondamentalmente ciò che fa qualsiasi opera d’arte e che diamo per scontato. Ma questo presente non è statico, è un loop dell’attenzione in uno spazio/tempo quasi impercettibile, che rende l’esperienza dell’arte così vitale. Nel mio lavoro cerco questa attivazione attraverso l’emozione come segno di vita. La consapevolezza di essere emotivamente trascinati fuori dal proprio essere profondo è l’ethos dell’esperienza dell’arte. Quell’ethos è il Genius Loci a cui sono sensibile, nell’intima conversazione che io e lo spettatore stiamo avendo attraverso le mie opere.
PASSATO E FUTURO SECONDO KADER ATTIA
Quanto è importante il passato per immaginare e costruire il futuro? Credi che il futuro possa avere un cuore antico?
Sulla scala dell’eternità nulla è né antico né nuovo, ma eternamente presente. Ecco perché penso che la Storia, in particolare la Storia dell’Arte insegnata a scuola, sia troppo chiusa in un concetto di cronologia che l’Arte non merita. Una cronologia basata su un moderno concetto di tempo occidentale. Non esiste una classificazione dei movimenti artistici giustapposti successivamente uno dopo l’altro. In effetti, penso che oggi persistano pratiche artistiche romantiche o impressioniste, ecc. Se guardi i disegni di Victor Hugo, che ci ha lasciato più di 4000 disegni straordinari ‒ non solo grandiosi in termini di realismo ma anche in termini di inventiva ‒, ha inventato l’Action painting quasi un secolo prima di Jackson Pollock o Elaine de Kooning.
Che consiglio daresti a un giovane che vuole intraprendere il tuo cammino?
Costruire la promessa per cui lotteranno, perché i tempi malati che stiamo vivendo mancano, tra le tante altre cose, di una promessa. Un tempo c’erano il socialismo e il capitalismo, e oggi questo antagonismo non esiste più. Tutto è intrecciato, e da questa confusione, rabbia e ansia (che si alimentano a vicenda) dominano l’arena deliberativa, dove nulla viene proposto. Quindi, invece di cercare di bruciare la casa senza alcun programma, la giovane generazione dovrebbe costruire e offrire la propria promessa e lottare per essa. Il potere deve essere preso non con la forza, ma con nuove idee dove tutti si incontrano.
In un’epoca di post verità, il concetto di sacro ha ancora importanza e forza?
Purtroppo penso che, poiché il nostro mondo manca di una promessa per noi tutti, i soggetti umani si sono polarizzati a tutti i livelli, politicamente, culturalmente, economicamente ecc. e quello che era il significante del Sacro, un’esperienza collettiva, è diventato sempre più individualizzato in una “autosacralizzazione”. L’agenda neoliberista del potenziamento del soggetto sta distruggendo l’equilibrio tra individuo e collettivo, come riferimento al potere di individuazione che Gilbert Simondon, e Bernard Stiegler dopo di lui, hanno spiegato.
Come immagini il futuro? Potresti darci tre idee che secondo te guideranno i prossimi anni?
Rivendicare la nostra capacità di interpretare e reinventare il mondo, rivendicando il nostro presente contro la politica quotidiana di estrazione dei nostri dati comportamentali attraverso la governance algoritmica.
Cura e riparazione della nostra relazione con il pianeta e la società, invece di possederne la realtà. Un movimento dal diritto di proprietà alla gratitudine del dovere (come diceva Rolando Vázquez nel suo Vistas of Modernity).
Ludovico Pratesi
http://kaderattia.de/
https://www.spaziotaverna.it/
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