Fernanda Wittgens. La prima direttrice di Brera protagonista di una fiction su Rai Uno

Interpretata da Matilde Gioli, la coraggiosa critica d’arte antifascista è ricordata per l’impegno profuso nella salvaguardia del patrimonio artistico di Brera durante la Seconda Guerra Mondiale. La sua storia

Va in onda su Rai Uno in prima serata, martedì 31 gennaio 2023, lo sceneggiato Fernanda, produzione basata sulla biografia di Fernanda Wittgens, prima donna a sovrintendere la Pinacoteca di Brera (ma anche prima figura femminile alla direzione di un museo in Italia) nei difficili anni della Seconda Guerra Mondiale. Classe 1903, nata a Milano da una famiglia di origine austro-ungherese colta ma non ricca, nel ’26 si laurea in Lettere presso l’Accademia scientifico-letteraria di Milano, specializzandosi con Paolo d’Ancona in storia dell’arte (tesi su I libri d’arte dei pittori italiani dell’Ottocento), materia che la porterà a insegnare per qualche anno agli studenti del Liceo Parini e del Liceo Manzoni. Nel frattempo scrive sulle pagine dell’Ambrosiano.

FERNANDA WITTGENS E LA PINACOTECA DI BRERA

Già nel 1928, però, Wittgens è assunta a Brera come “operaia avventizia”, con funzioni tecnico-amministrative svolte con una cura e una preparazione tali da impressionare l’allora direttore del museo Ettore Modigliani. A lui, che la soprannominerà “allodola” per la sua grandezza discreta, si deve la promozione della giovane donna al ruolo di vicedirettrice: nel 1931, ad appena 28 anni, Fernanda Wittgens si trova a organizzare per conto della Pinacoteca una mostra d’arte italiana a Londra, che riscuoterà grande successo. La collaborazione tra i due prosegue così nel segno di una profonda stima reciproca, fino al 1941, quando Modigliani, già espulso dalle cariche dello Stato  nel 1938 per via delle leggi razziali, è costretto a lasciare l’Italia: Fernanda prenderà il suo posto, chiamata a gestire una situazione destinata rapidamente a precipitare, con la priorità di mettere in salvo dalle razzie dell’esercito nazista e dai bombardamenti che avrebbero colpito anche Milano il patrimonio della Pinacoteca.

Fernanda Wittgens nel suo ufficio a Brera, 1955 ca. Milano, Laboratorio fotoradiografico della Pinacoteca di Brera

Fernanda Wittgens nel suo ufficio a Brera, 1955 ca. Milano, Laboratorio fotoradiografico della Pinacoteca di Brera

LA RESISTENZA DELL’ARTE E L’ANTIFASCISMO DI FERNANDA WITTGENS

Non è un caso, dunque, trovare il suo nome in prima linea tra i protagonisti di quella “Resistenza dell’Arte” raccontata alle Scuderie del Quirinale di Roma dalla mostra Arte Liberata 1937-1947 (fino al 10 aprile 2023), che allinea un centinaio di opere salvate dalle devastazioni del conflitto o faticosamente recuperate nel dopoguerra con l’obiettivo di valorizzare il coraggio e l’intraprendenza dimostrati da chi allora fu chiamato a tutelare il patrimonio artistico italiano. Funzionari dello Stato che dimostrarono freddezza e dedizione alla causa, impegnandosi in una monumentale operazione di messa in sicurezza delle opere d’arte conservate nei musei della Penisola, tra catalogazioni imponenti e rocamboleschi traslochi. Accanto a Pasquale Rotondi, Emilio Lavagnino, Palma Bucarelli e molti altri, a Milano fu Fernanda Wittgens a coordinare le operazioni di trasferimento dei capolavori di Brera ai “rifugi” individuati nell’Italia Centrale, con temperamento e “piglio soldatesco”, come riferito da Antonio Greppi, che nel ’45 sarebbe diventato sindaco nella Milano della ricostruzione, e la ricordava anche per “l’implacabile dinamismo”. Nel ’44 Fernanda sarà arrestata con l’accusa di antifascismo e per i rapporti intrattenuti con il mondo culturale ebraico (a molti dei suoi amici e conoscenti ebrei diede aiuto per salvarsi dai campi di concentramento nazisti; tra loro, il professor Paolo D’Ancona), pur avendo sempre rifiutato un incarico politico, fervente sostenitrice dell’autonomia degli intellettuali. La donna sconterà la detenzione nel carcere milanese di San Vittore, fino al 1945. Ma sarà sempre lei, nell’immediato dopoguerra, a battersi per la riparazione dei danni e per la ripartenza del museo. In nuce c’è il sogno di una “grande Brera”, per e della città, nella convinzione che l’arte debba essere appannaggio di tutti. Nel 1950 sarà nominata soprintendente alle Gallerie della Lombardia, incentivando, tra le altre cose, il restauro del Cenacolo Vinciano e l’acquisto della Pietà Rondanini.

Publifoto, Restauri alle opere in attesa della imminente riapertura della Pinacoteca, 1° giugno 1950. Milano, Archivio Publifoto. Fernanda Wittgens, Mauro Pellicioli e l’architetto Piero Portaluppi

Publifoto, Restauri alle opere in attesa della imminente riapertura della Pinacoteca, 1° giugno 1950. Milano, Archivio Publifoto. Fernanda Wittgens, Mauro Pellicioli e l’architetto Piero Portaluppi

FERNANDA WITTGENS E L’IMPEGNO IN DIFESA DELL’ARTE

Il senso civico ed etico verso la missione cui si sentiva chiamata è racchiuso in poche righe di una lettera indirizzata a sua madre, in uno dei momenti più bui del conflitto, pubblicata da Antonella Biondi nel saggio di catalogo della mostra romana: “Sarebbe troppo bello essere intellettuale in tempi pacifici, e diventare codardi, o anche semplicemente neutri, quando c’è un pericolo”, scrive in medias res, con grande senso del dovere, Fernanda Wittgens. Il suo impegno non è stato vano, se oggi le collezioni della Pinacoteca di Brera possono ancora vantare opere come il Cristo morto e il Polittico di San Luca di Mantegna, la Pala di San Bernardino di Piero della Francesca, lo Sposalizio della Vergine di Raffaello, la Cena in Emmaus di Caravaggio (dipinto acquisito dalla Pinacoteca proprio grazie all’intercessione di Wittgens, quand’era vice di Modigliani), le vedute di Guardi e Canaletto, il Ritratto di Alessandro Manzoni eseguito da Francesco Hayez, solo per citare quelli che la direttrice aveva ribattezzato bonariamente “capolavorissimi”.

FERNANDA WITTGENS. DAI LIBRI ALLA FICTION RAI

Alla figura di Fernanda Wittgens, scomparsa nel 1957, sono stati dedicati negli ultimi anni libri come L’allodola di Giovanna Ginex e Rosangela Percoco (Salani Editore) e l’antologia Sono Fernanda WittgensUna vita per Brera, biografia ufficiale pubblicata da Skira. Il tv movie prodotto da Rai Fiction, diretto da Maurizio Zaccaro, chiama l’attrice milanese Matilde Gioli a interpretarla. A Wittgens è intitolato oggi il bel caffè della Pinacoteca di Brera: ecco spiegato perché si chiama Fernanda.

Livia Montagnoli

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