I dimenticati dell’arte. Domenico Notarangelo, il fotografo del mondo contadino
Autore di oltre 100mila scatti volti a documentare la civiltà rupestre, Notarangelo fu anche al fianco di Pasolini, tra i Sassi di Matera. Il suo obiettivo è stato importante testimonianza dei “santi contadini” del Sud
Quando nel 1963 Pier Paolo Pasolini stava girando Il Vangelo Secondo Matteo nei Sassi di Matera, al suo fianco c’era lui, impegnato a scattare migliaia di immagini di contadini coi muli, popolane in abito nero e foulard e ragazzini impegnati in furiose partite di calcio sotto il bruciante sole estivo.
Domenico Notarangelo (Sammichele di Bari, 1930 – Matera, 2016) era nato da una famiglia contadina: a tredici anni era entrato in seminario a Bari, dove trascorse il periodo della guerra. Tornato nel paese natale nel 1946, la Curia lo allontanò dal seminario a causa delle sue simpatie per il partito Comunista. Domenico andò a studiare ad Amalfi e poi si trasferì a Matera nella seconda metà degli Anni Cinquanta, per studiare la civiltà contadina e lavorare per il quotidiano L’Unità, come corrispondente dalla Basilicata.
Domenico Notarangelo e la fotografia
Ma la sua grande passione era la fotografia, rivolta a documentare nei dettagli la civiltà rupestre, alla quale ha dedicato più di 100mila scatti. Immagini del mondo contadino tra Puglia e Lucania, le feste e le cerimonie religiose, la vita delle famiglie all’interno dei Sassi insieme agli animali da soma. “Non ci sono solo i contadini nelle fotografie di Notarangelo, ma tutto sembra ruotare intorno a loro”, ha scritto Goffredo Fofi. “C’è la vastità di un progetto di documentazione partecipe e amoroso, c’è l’ostinazione di un’attività che per l’autore non era la sola, e che seguì di pari passo le lotte per l’emancipazione dalla miseria e dalla solitudine”. Con il suo obiettivo Notarangelo raccontava frammenti di esistenze difficili, segnate dalla povertà e dalla miseria, con uno stile sobrio e rigoroso vicino a Henri Cartier-Bresson e Sebastião Salgado, legato a lunghe ore trascorse in camera oscura insieme al figlio Giuseppe Decio.
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Il mondo contadino negli scatti di Notarangelo
“Stampavamo foto di pastorelli bambini, di anziane signore dall’aria dolcissima e dal sorriso ‘sopra le rughe’, persone di paesi pugliesi e lucani sui muli di ritorno dai campi o in piazza per la festa del patrono”, ricorda. “Erano loro i protagonisti del vero per la sua macchina fotografica. Diceva che quelle persone erano santi contadini, che avremmo avuto bisogno di ricordarci di loro, che senza la loro memoria saremmo diventati tutti radici secche”.Oggi il talento di Domenico, detto Mimì, di documentare volti e gesti dei santi contadini di Matera, viene ricordato da Era come entrare nelle cose, un’interessante mostra al Corner MAXXI, curata da Francesco Cascino e Giuseppe Decio Notarangelo, aperta fino al 5 settembre e documentata da un piccolo ma prezioso catalogo, pubblicato dalle edizioni Giannitelli.
Ludovico Pratesi
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Ludovico Pratesi
Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…