Come si attuerà la transizione ecologica nella moda? Intervista a Valeria Mangani
Una sfilata di ministri e politici ha presenziato a Roma al Phygital Sustainability Expo, dedicato alla moda e al design sostenibili. Occasione per fare il punto sulle priorità che il Governo dovrà affrontare
Novantasette relatori tra accademici, amministratori delegati, funzionari di enti governativi, parlamentari europei, onorevoli, senatori e ministri della Repubblica per una due giorni fittissima di panel (18 in tutto) dedicati al problema della sostenibilità del fashion. Il tutto intervallato da una Sfilata narrata® con voce fuori campo a illustrare le specifiche dei capi in passerella: la loro impronta di carbonio, le fibre alternative con cui sono stati costruiti, persino le tecnologie informatiche di cui sono portatori. Tutto questo in una sede non proprio comune per un evento di moda come i Mercati di Traiano a Roma, con affaccio diretto sui Fori Imperiali e sfondo fornito dall’Altare della Patria.
Moda, transizione ecologica e politica
Se non sono mancate di recente manifestazioni dedicate alle attuali, insostenibili pratiche del fashion, lo scorso 5 e 6 luglio si è discusso con relatori di spicco delle possibilità offerte da pratiche agricole innovative, di nuove applicazioni dell’informatica applicabili all’etichettatura, dei possibili benefici provenienti dalla cooperazione internazionale e della necessità di un quadro normativo unico e internazionale. Tutto ciò con la partecipazione di una schiera di alte cariche dello Stato come non si sono mai viste a Milano per una fashion week o a Firenze per le manifestazioni del Pitti. Phygital Sustainability Expo® ha ricevuto la benedizione dal Presidente dell’ICE Matteo Zoppas e di quello di SMI Sergio Tamborini, ma soprattutto inconsueto è stato il dispiegamento di membri del Governo Meloni, a turno convenuti per rendere omaggio a Valeria Mangani, Presidente di Sustainable Fashion Innovation Society. A fianco a lei non solo i ministri Urso (Made in Italy), Santanché (Turismo) e Locatelli (Disabilità), ma celebrity più o meno recenti della scena politica italiana come Federico Mollicone, Fabio Rampelli e Alessandra Mussolini (qui in veste di parlamentare europea).
Chi è Valeria Mangani
Molto conosciuta negli ambienti dei Palazzi della politica romana e meno nota fuori della Capitale, Mangani vanta un curriculum tutt’altro che comune. Dal 2017 fa parte dell’International Woman Alliance (IAW) come Capo Delegazione presso le istituzioni delle Nazioni Unite a Roma. È accreditata presso la FAO per il Forum CSM-Meccanismo della Società Civile CFS-Comitato per la Sicurezza Alimentare; dal 2016 al 2021 ha lavorato come Direttrice Relazioni Istituzionali Italia per la De Laurentiis Company Inc; dal 2009 al 2015, presso Altaroma, per la quale ha ricoperto il ruolo di Vice Presidente. Contemporaneamente è stata Direttrice Relazioni Esterne del Sindaco di Roma Capitale (Alemanno). Dal 2021 siede al “Tavolo Moda” del Ministero dello Sviluppo Economico come rappresentante del settore moda sostenibile italiano e di recente è stata nominata “esperta” dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Una capitalizzazione professionale che però non gli è valsa, sino a oggi, né una particolare attenzione dei media nazionali e tantomeno quella di chi siamo abituati a riconoscere come grandi player del fashion italiano: i più conosciuti tra i brand e poi Camera della Moda, Altagamma e Pitti Immagine (ovviamente Altaroma, proprio di recente soppressa). Si tratta solo dell’ennesima conferma dell’atavica incapacità di fare sistema? Lo abbiamo chiesto alla protagonista di questa manifestazione.
Intervista a Valeria Mangani su moda e sostenibilità
Un evento tutto italiano esclusivamente dedicato alla transizione ecosostenibile del comparto moda. Da quanto tempo esiste e con quali obbiettivi?
L’obiettivo della IV edizione del Phygital Sustainability Expo® è quello di abbinare brand e manifatture in un percorso espositivo negli SDGs di riferimento del comparto tessile/moda. L’applicazione degli indirizzi di Sviluppo Sostenibile con verticale moda è un format inedito, tanto che le Nazioni Unite lo premieranno alla COP28 di Dubai per l’alto tasso culturale che apporta e per l’aspetto educational della Sfilata Narrata®.
A fronte di una presenza fittissima di relatori tecnici e istituzionali l’assenza di grandi player del fashion italiano si è fatta notare. Come la commenti?
C’è da parte di alcuni la paura di far crescere una forza ancora poco conosciuta, indipendente e che come mission ha la consapevolezza dei consumatori. Per cui si fanno partnership con associazioni all’estero, ma non si costruisce un network nazionale: che invece sarebbe prezioso per il nostro manifatturiero, tanto per la supply chain che per la narrazione del Made in Italy.
Si è notata invece la presenza di uno schieramento fittissimo di rappresentanti del nuovo Governo Meloni. Ti consideri portavoce delle posizioni della destra italiana su questi argomenti?
Il settore moda sta vivendo un cambio epocale e lo sta facendo in modo velocissimo. In 10 anni di governi tecnici non è mai stata attuata la messa a terra che il settore chiedeva. Questo Governo è il primo ad aver risposto all’appello che ho lanciato per fare sinergia tra i legislatori che stanno seguendo l’attuazione delle policy europee su ecodesign e manifattura. Si tratta di sinergie per altro assolutamente necessarie.
L’impegno della politica per la sostenibilità della moda
Dopo la firma del ddl Made in Italy quali potrebbero essere altre iniziative rilevanti in provenienti dal Governo attualmente in carica?
Rilevante è la difesa del Made in Italy che il Ministro Urso sta attuando a livello europeo. L’Italia ha un territorio manifatturiero con una grande “biodiversità”, sicuramente la nostra fortuna. Tuttavia questa è anche una prerogativa che non ci permette di attuare tutte le policy che l’Europa vorrebbe imporci, allo stesso modo degli altri Paesi europei. Queste ultime distruggerebbero infatti aspetti molto preziosi del Made in Italy. Fortunatamente in questo delicato frangente siamo accompagnati dal ministro più competente (in materia di moda) che ci potesse capitare.
I relatori presenti all’Expo hanno dipinto un quadro tutto sommato roseo del Made in Italy della moda: 2022 e 2023 in crescita e strada intrapresa per risolvere i problemi di sostenibilità. Sei convinta che la situazione sia davvero questa?
I numeri parlano chiaro. Il Presidente ICE Matteo Zoppas ha reso nota la sorprendente cifra dell’export italiano nel 2022, che per la prima volta ha superato il 50% del fatturato: più di 1.160 miliardi. Cionondimeno abbiamo poi ascoltato nel panel Moda e Turismo Sostenibile con il Ministro Santanchè, Veronica Wang – partner OC&C Shanghai – che ha presentato in anteprima lo studio sul mercato del lusso post covid e l’attitudine dei consumatori in Cina. Ebbene è preoccupante, i cinesi non viaggiano più e vogliono avere tutti i beni di consumo preferiti a disposizione in-house. Ecco svelato il perché geopolitico del nostro mega fatturato di export.
Aldo Premoli
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