A Roma la White Noise Gallery ha chiuso. Il suo fondatore approda alla Russo Contemporary 

Carlo Maria Lolli Ghetti, ex direttore dello spazio romano chiuso quasi un anno fa, diventa consulente per la parte contemporanea della storica Galleria Russo. Lo abbiamo intervistato

Quasi un anno fa chiudeva White Noise Gallery, galleria romana di ricerca fondata nel 2014 da Eleonora Aloise e Carlo Maria Lolli Ghetti. Ora il suo ex direttore approda, sempre a Roma, alla Russo Contemporary, anima contemporanea della Galleria Russo, storico spazio con alle spalle 125 anni di carriera, per “una consulenza strutturata rivolta al mondo business dell’arte contemporanea”. Un’avventura che affiancherà il programma della galleria esplorando nuovi linguaggi dell’ultra-contemporaneo, attraverso una serie di mostre pop-up in spazi esterni. Ne abbiamo parlato con lui.

Intervista a Carlo Maria Lolli Ghetti, neoconsulente di Russo Contemporary

Una nuova avventura con la Galleria Russo, dopo la direzione della White Noise Gallery chiusa a ottobre. 
Dopo la chiusura della White Noise ho avuto la possibilità di fare un passo indietro rispetto al mestiere del gallerista, dedicandomi principalmente all’insegnamento. L’avventura con la Galleria Russo si inquadra in una direzione più ampia di consulenza che sto avviando nel settore dell’arte, focalizzata sul ramo aziendale. Nella mia precedente vita da ingegnere ho lavorato come consulente negli ambiti più disparati, dalla grande distribuzione alla logistica, passando per la Formula1: oggi è venuto il momento di unire questo background con la professionalità acquisita in anni di trincea nel mondo dell’arte.

Perché la scelta è ricaduta su Russo Contemporary, anima contemporanea della Galleria Russo?
Lavorare come consulente mi permette di collaborare con realtà che mi piacciono e che credo possano contribuire a sanare alcune delle storture che io intravedo nel sistema italiano. La Galleria Russo si inquadra perfettamente in questi criteri di scelta: un’azienda sana, familiare, che vanta 125 anni di storia in un settore in cui la vita media dei player non supera le due decadi.

Il nuovo corso di Russo Contemporary raccontato dal neodirettore Carlo Maria Lolli Ghetti

In cosa consiste il nuovo progetto sull’arte contemporanea di questa galleria storica? 
La Galleria Russo ha già un valido programma di contemporaneo molto apprezzato dai suoi collezionisti e io sono stato chiamato non per cambiare, ma per aggiungere. Il punto di partenza sono proprio i collezionisti storici della galleria, estremamente colti e abituati ai linguaggi dell’arte moderna. La direzione, quindi, sarà dettata dalla necessità di non tradire una “fan base” così importante, ma di farla incuriosire a linguaggi di comunicazione ancora più contemporanei.

Quale sarà il suo personale contributo e la sua visione?
Una delle più grandi menzogne perpetrate dal sistema dell’arte è che il mercato del moderno e dell’ultra-contemporaneo siano due compartimenti stagni. Il mio contributo sarà mirato a organizzare la visione, che già caratterizza la galleria, verso la creazione di un nuovo progetto parallelo, allineato con i linguaggi dell’ultra-contemporaneo. Il mio apporto non sarà esclusivamente curatoriale, ma riguarderà in maniera più organica l’organizzazione industriale.

Qual è la sua formazione ed esperienza? 
Ho iniziato con la consulenza aziendale, a cui sono approdato già durante gli studi in ingegneria. Dopo il Master of Art della LUISS, dove da cinque anni sono tornato nei panni di docente, ho lavorato per un anno come coordinatore del progetto artistico Garbage Patch State di Maria Cristina Finucci che mi ha portato su palcoscenici importanti come la sede dell’UNESCO a Parigi o la Biennale di Venezia. A quel punto è cominciata insieme a Eleonora Aloise l’avventura della White Noise Gallery che mi ha dato grandi soddisfazioni, ma anche problematiche. Il ritorno alle origini è stato scontato e ha portato alla strada attuale: una consulenza strutturata rivolta al mondo business dell’arte contemporanea.

La Russo Contemporary di Roma

Chi sono le altre persone dietro al progetto?
Il partner più importante è il mio committente che è anche parte del team di lavoro. L’idea di questa consulenza è nata, infatti, dalla galleria nelle persone di Fabrizio Russo e dei giovani Francesca Romana e Alberto. Questi ultimi, nuova generazione della galleria, sono la vera anima del progetto che vede me nel ruolo di supporto e di guida in un mondo che loro ben conoscono, ma che hanno sempre affrontato da un punto di vista differente.

Su quale tipologia di pubblico puntate? 
Il target di pubblico è il vero punto cardinale che guida il progetto. Rispetto a un’apertura ex novo che presuppone la costruzione di una proposta e di una linea espositiva per attrarre un determinato pubblico, questo progetto parte già da un bacino clienti, fra i più ampi del panorama italiano. Questo pubblico ha sostenuto la galleria per più di un secolo e le sue scelte vanno tenute in considerazione. Sapremo che questo progetto avrà avuto successo quando accanto a ogni de Chirico, Balla, o Pirandello i collezionisti vorranno appendere un’opera di un artista contemporaneo ammirando il dialogo che ne scaturisce.

Quando ci sarà la prima mostra?
Al momento siamo in piena fase preparatoria e, vista la natura di quest’avventura, non vi è nessun motivo reale per anticipare l’apertura con il rischio di comprometterne qualche aspetto. Ragionevolmente, calcolando la grande mole di lavoro necessaria per far partire un’idea così ambiziosa nel modo giusto, contiamo di poter presentare il primo evento nel primo trimestre del 2024.

Claudia Giraud

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Claudia Giraud

Claudia Giraud

Nata a Torino, è laureata in storia dell’arte contemporanea presso il Dams di Torino, con una tesi sulla contaminazione culturale nella produzione pittorica degli anni '50 di Piero Ruggeri. Giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2006, svolge attività giornalistica per testate…

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