Futuro Antico. Intervista al designer Martino Gamper
Il recupero come design, il futuro come passato reimmaginato, la sacralità come concetto personale. E tre idee di Martino Gamper per il mondo che verrà
Martino Gamper (Merano, 1971) è un designer italiano. Ha studiato a Vienna, dove si è laureato all’Accademia di Belle Arti. Dopo gli studi ha lavorato per un breve periodo a Milano, prima di trasferirsi a Londra (1998), dove vive e opera. Deve la sua notorietà internazionale al progetto 100 Chairs in 100 Days and its 100 Ways (100 sedie in 100 giorni), cominciato nel 2005: specializzato nel riutilizzo di materiali inutilizzati, ha raccolto per le strade di Londra 100 sedie gettate via, smontandole per rimontarle poi in nuove combinazioni.
Intervista a Martino Gamper
Quali sono i tuoi riferimenti ispirazionali nell’arte?
Sono interessato alle arti in tutto ciò che comprendono, dalle arti visive alle arti applicate e certamente anche all’artigianato. In maniera specifica, sono sempre stato attratto da scultori e scultrici storici come Brancusi, Bourgeois, Calder, Hepworth.
Qual è il progetto che ti rappresenta di più? Puoi raccontarci la sua genesi?
Tutto iniziò nel 2002, appena laureato al Royal College of Arts a Londra, quando feci parte in un progetto estivo al Victoria & Albert Museum, dove eravamo tutti giovani designer, chiamati a creare degli oggetti. L’idea era quella di creare dei pezzi sul posto, che potessero essere venduti ai visitatori del museo.
E cosa hai fatto?
Io e il mio amico Rainer Spehl andavamo in giro per Londra con la nostra auto a raccogliere mobili e sedie abbandonate; il risultato è stato una sorta di workshop/bottega istantaneo, nel quale creavamo mobili da pezzi di recupero. Da quel momento mi sono reso conto del potenziale e del divertimento di questo tipo di approccio; così, 5 anni dopo aver collezionato dalle strade di Londra 200-250 sedie, ho iniziato il mio progetto 100 sedie in 100 giorni. Il lavoro nasce dal recupero di sedie abbandonate, reinterpretate e trasformate. Ogni sedia è una sorta di collage che fonde pezzi iconici e design anonimo: questa mescolanza di stili è un esempio della possibilità di coniugare ricerca, design e artigianato. Dietro ogni pezzo c’è un’approfondita analisi dei contesti storici e socio politici che hanno informato la storia del design.
Che importanza ha per te il Genius Loci all’interno del tuo lavoro?
Penso che il Genius Loci faccia sempre parte del nostro lavoro. Non possiamo farne a meno, è dentro noi tutti, non possiamo occultare il nostro DNA.
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Passato e futuro secondo Martino Gamper
Quanto è importante il passato per immaginare e costruire il futuro? Credi che il futuro possa avere un cuore antico?
Il futuro è il passato reimmaginato, senza passato non c’è mai un futuro, siamo tutti condizionati e ispirati dal passato. Ma in tutto ciò bisogna andare oltre il passato e creare il presente pensando al futuro.
Quali consigli daresti a un giovane che voglia intraprendere la tua strada?
Un mio maestro mi ha detto di essere me stesso, senza cercare di assomigliare o pretendere di essere qualcun altro. Il che ogni tanto vuol dire fare delle scelte e prendere strade più difficili, meno asfaltate e più coraggiose. E se incontri qualcuno che ti dice il contrario strada facendo, digli che la strada l’hai scelta tu e non lui (o lei).
In un’epoca definita della post-verità, ha ancora importanza e forza il concetto di sacro?
La sacralità dev’essere un concetto personale e spirituale, e credere in se stessi fa parte di questa sacralità. Penso che il sacro sia un concetto di purezza e d’immaginazione.
Come immagini il futuro? Sapresti darci tre idee che secondo te guideranno i prossimi anni?
1) Mutazione. Il mondo è in continuo cambiamento, ed è sempre stato così, per cui dobbiamo adeguarci e mutare: l’idea della purezza perfetta non esiste più.
2) Essere Intraprendenti. Dobbiamo utilizzare le nostre risorse con maggiore rispetto e intelligenza e la creatività è l’unica salvezza.
3) Fisicità. Il mondo è diventato molto visuale e lo diventerà ancora di più, ma l’essere umano ha bisogno di stimoli fisici: il virtuale può esistere solo se abbinato al corporeo.
Ludovico Pratesi
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Ludovico Pratesi
Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…