Futuro Antico. Intervista al curatore, docente e giornalista Vincenzo Trione
Il futuro secondo Trione riparte dall'avanguardia, nel senso novecentesco del termine. Scardinare, innovare, reinventare. L'intervista
L’arte contemporanea come un territorio da esplorare, dove i legami col passato sono radicati e il futuro va colto prima che accada: questa la visione del domani dello storico dell’arte Vincenzo Trione. Nato nel 1972, Trione è professore ordinario di Arte e media presso l’Università IULM di Milano, dove è Preside della Facoltà di Arti e Turismo. Nel 2015 è stato curatore del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia.
Quali sono i tuoi riferimenti ispirazionali nell’arte?
Il mio modello di riferimento è sempre stato Giulio Carlo Argan, per la sua visione totale di questo mestiere e la sua capacità di saldare storia dell’arte, critica d’arte, impegno pubblico e responsabilità istituzionale. Questa possibilità di tenere insieme attività differenti è stata la tensione verso la quale ho sempre guardato.
Qual è il progetto che ti rappresenta di più? Puoi raccontarci la sua genesi?
Penso senz’altro all’Enciclopedia Treccani di Arte Contemporanea, in quattro volumi, uscita nel 2021. Un progetto editoriale straordinario, concepito per la prima volta a livello internazionale, che racconta la mia idea totalizzante e appunto enciclopedica di riattraversare l’arte dal 1900 al 2020, mediante una visione geopolitica complessa che tenga conto sia delle diverse componenti sia degli attori del sistema dell’arte. È stata un’avventura nella quale sono confluiti anche alcuni miei lavori precedenti, come Effetto Città e L’Opera Interminabile.
Che importanza ha per te il Genius Loci all’interno del tuo lavoro?
È molto importante da diversi punti di vista. Pur vivendo a Milano rimango profondamente legato a Napoli, la città alla quale ho dedicato un lavoro utile e unico che è l’Atlante dell’arte a Napoli e in Campania 1966-2016, uscito qualche anno fa, e dove ho diretto il dipartimento di ricerca e formazione del museo Madre. Di recente, quando il sindaco Manfredi mi ha chiamato come consulente per l’arte e i musei, ho accolto questa sollecitazione con grande entusiasmo. Più sono lontano da Napoli e più sento la forza e l’urgenza di questa relazione.
Il futuro secondo Vincenzo Trione
Quanto è importante il passato per immaginare e costruire il futuro? Credi che il futuro possa avere un cuore antico?
È un’idea che condivido in pieno, e lo si può vedere sia nella mostra Postclassici al Foro Romano e al Palatino sia al Padiglione Italia della Biennale di Venezia. Entrambi ruotano intorno a quell’idea che Benjamin chiamava costellazione, ovvero quello spazio nel quale quel che è stato e quel che è si uniscono fulmineamente. Penso che l’arte contemporanea vada letta in questa chiave e, per questo, sento il bisogno di costruire i processi genealogici che si celano dietro ad un’opera d’arte.
Quali consigli daresti ad un giovane che voglia intraprendere la tua strada?
Non illudersi che l’arte contemporanea cominci dal secondo dopoguerra né aderire al presente a tutti i costi. Credo che gli stupidi e le spugne abbiano una cosa in comune: aderiscono. Ritengo che vadano di nuovo intrecciati i nessi tra storia dell’arte e critica d’arte. La seconda sollecitazione era quella che amava ripetere Cesare Brandi: leggere cose che apparentemente sono lontane dal nostro campo di interesse. A distanza ci accorgeremo che proprio quelle letture ci consentono di guardare l’arte da una prospettiva e da un’angolazione diversa.
In un’epoca definita della post-verità, ha ancora importanza e forza il concetto di sacro?
Direi di sì. L’arte contemporanea, che sembra attraversata da un bisogno di profanazione, in realtà è costantemente attraversata da una tensione verso il sacro. Penso all’arte astratta e aniconica, o al monocromo, che non sono nient’altro che ipotesi per riscrivere il sacro. Paradossalmente, in un tempo che vuole disincantarsi sempre di più come il nostro, il sacro è un’esigenza alla quale tanti artisti si richiamano in maniera costante.
Come immagini il futuro? Sapresti darci tre idee che secondo te guideranno i prossimi anni?
Una volta un grande artista mi ha detto che proprio nel tempo nel quale sembriamo annegare in una sorta di buco nero ci sono delle scintille di luce che vanno catturate. Tre idee per il futuro? La prima è l’alterità, cioè la capacità di misurarsi sempre con l’altro da noi; segue l’avanguardia, un’idea novecentesca che occorrerebbe rilanciare nel suo senso profondo di scardinare, inventare e non sostare in strade già battute, e la terza è la visionarietà. Come diceva Rilke, cogliere il futuro prima che accada: solo i visionari riescono a farlo!
Ludovico Pratesi
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