Uffizi contro Museo Novecento: “Firenze non valorizza l’arte contemporanea”. Botta e risposta tra direttori
In un’intervista al Corriere Fiorentino, il direttore uscente degli Uffizi attacca la programmazione sull’arte contemporanea di Firenze. E non risparmia critiche al Museo Novecento e al suo direttore. Che qui risponde puntualmente
Una città che non presta attenzione alla produzione degli artisti contemporanei, e che, anzi, ha intrapreso “una politica costosa e sbagliata”, privilegiando “artisti affermati, attraverso le grandi gallerie internazionali”. È questo il ritratto di Firenze, e del suo rapporto con l’arte contemporanea, tracciato da Eike Schmidt nell’intervista rilasciata al Corriere Fiorentino lo scorso 14 settembre. Un’infilata di affermazioni senza appello, nell’ambito di un più ampio bilancio sul capoluogo toscano e sulle sue politiche culturali, che il direttore uscente delle Gallerie degli Uffizi, a conclusione di otto anni di (doppio) mandato, sembra rivolgere innanzitutto a Palazzo Vecchio e al sindaco Dario Nardella, con cui, per sua stessa ammissione, i rapporti non sono mai stati idilliaci.
L’attacco di Eike Schmidt a Firenze e a Sergio Risaliti
Un’intervista da leggere anche (soprattutto?) in chiave politica, considerando le voci che vorrebbero lo storico dell’arte tedesco prossimo candidato del centrodestra per la corsa ad amministrare la città. Non a caso, nel suo attacco frontale alla Firenze “più sporca e insicura”, assediata dai turisti “mordi e sfuggi (sic)”, Schmidt sceglie di prendere di mira – pur senza mai citarlo per nome – anche Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento e primo sostenitore, nonché attivo fautore, della politica di trasformazione del capoluogo toscano in polo d’arte contemporanea di alto profilo (come superamento della retorica della “città museo”) promossa negli ultimi anni da Nardella. Il curatore pratese è direttore artistico del polo per l’arte contemporanea di piazza Santa Maria Novella dal 2018, ma l’impegno a riattivare gli spazi culturali di Firenze in nome di una valorizzazione dei linguaggi contemporanei è più longevo, e si nutre di quanto di buono già fatto in passato con la progettazione del Centro Arte Contemporanea del Palazzo delle Papesse a Siena.
Eike Schmidt, però, mostra di non apprezzare il lavoro svolto dal Museo Novecento e dal suo direttore: “Io penso che per vedere la grande arte del dopoguerra a Firenze c’è solo un posto con capolavori, e questo è il museo privato Casamonti”, sostiene nell’intervista incriminata, tanto disseminata di spunti provocatori che risulta difficile non pensare volesse suscitare clamore. E prosegue in scia: “Il Museo Novecento in genere porta nomi già affermati. E poi non ho capito con che criterio opera una selezione dei nomi, mi pare casuale. Poi lì c’è un altro scandalo: il direttore di uno dei musei meno visitati di Firenze prende 120mila euro e chi lavora con lui 5 euro l’ora”.
La risposta di Sergio Risaliti a Eike Schmidt
Alle provocazioni di Schmidt, Risaliti ha replicato sulle pagine di Repubblica, contrapponendo i fatti alle parole, giudicate inutilmente denigratorie: “Se vuole fare politica si dimetta, ma se la sua avventura inizia gettando fango sui colleghi, rischia di far peggio dell’alluvione”, sentenzia il direttore del Museo Novecento intervistato dal quotidiano. E ad Artribune, Risaliti conferma l’inopportunità delle dichiarazioni di Schmidt: “È abbastanza irrituale e incomprensibile che un direttore di museo attacchi un collega, si rischia un effetto domino di cattivo gusto”.
C’è poi un discorso più ampio da aprire, che verte sui contenuti e sul sistema culturale fiorentino: “Un ex direttore (il mandato scade a novembre 2023, ndR)” evidenzia Risaliti “dovrebbe andar via lasciando dietro di sé una scia di gratitudine nei confronti di una città che gli ha dato gloria e visibilità; e dimostrare anche rispetto e amicizia nei confronti dei colleghi con cui ha avuto rapporti: ricordo che all’inizio del suo mandato accolse con favore agli Uffizi un parte della mostra Ytalia (kermesse di arte contemporanea diffusa, ideata a curata nel 2017 da Risaliti, ndR)”. Stupisce, invece, che le parole contraddicano la realtà dei fatti: “Tutte le critiche sono ammesse, ma l’ignoranza dei dati oggettivi porta a pensare che la polemica sia pretestuosa e che Schmidt voglia cucire addosso a un’istituzione pubblica un abito non corrispondente alla verità: si tratta di una deformazione comunicativa di una storia, quella del Museo Novecento, che tutti conoscono come una delle più attente a costruire un percorso scientifico e serio”. Peraltro, aggiungiamo noi consultando proprio i dati a disposizione, in crescita costante, considerando un’affluenza di pubblico passata dai 29mila visitatori del 2021 ai 45mila del 2022, ai 30mila dei primi nove mesi del 2023 (cui si aggiungono le circa 300mila presenze per mostre e festival organizzati e curati collateralmente). Quanto al bilancio economico, il museo ha cumulato 800mila euro di sponsorizzazioni, a fronte di un investimento dell’amministrazione comunale di 300mila euro. Schmidt, però, si limita a etichettare il Museo Novecento, come “uno dei meno visitati di Firenze”.
L’arte contemporanea a Firenze e la programmazione del Museo Novecento
Quanto alle critiche avanzate contro la “casualità” della programmazione, a Risaliti non mancano argomentazioni per confutare la tesi: “Basti pensare alla filiera di mostre dedicate al disegno o alla lettura della scultura del Novecento italiano, da Medardo Rosso a Leoncillo, ad Arturo Martini e Lucio Fontana. E alla linea che ha attraversato la programmazione sull’arte del Novecento intrecciando discipline diverse; o all’attenzione dedicata agli artisti d’avanguardia del dopoguerra, come Manzoni, Paolini, Kaprov. Cito anche il progetto Outdoor, che porta le opere d’arte della collezione del museo dentro le classi elementari e medie. Senza contare i confronti internazionali selezionati in base al nesso con Firenze, e il lavoro fatto per costruire una rete di collaborazioni in città, dai Musei Civici al Museo degli Innocenti, all’Archeologico, a Casa Buonarroti. E ancora le convenzioni strette con l’Accademia di Belle Arti e del Maggio Fiorentino. Di fronte a questa molteplicità di interventi e azioni, fondati su linee guida attente e studiate, appare bizzarro e malevolo l’attacco di Schmidt”. Di più, “un attacco personale”: “Forse ha frainteso il ruolo di un’istituzione museale pubblica, come sono Uffizi e Museo Novecento, che deve avere a cuore il bene della città, più che personali ambizioni di carriera politica. Parliamo di un museo che ha realizzato 200 eventi dal 2018 a oggi, e più di 70 mostre. Il dibattito non si può risolvere con battute di cattivo gusto. La città crede nella sinfonia concertante e non in assoli cacofonici, vogliamo un clima di armonia”.
L’appello del sistema culturale a sostegno di Risaliti
Proprio il clima evocato dall’appello “culturale” promosso da Laura Lombardi, Marcella Cangioli, Giovani Iovane e altri cittadini, artisti e intellettuali, che esprime “disagio riguardo a quanto il direttore delle Gallerie degli Uffizi ha formulato nei confronti del direttore del Museo Novecento, Sergio Risaliti”. Non solo una manifestazione di solidarietà nei confronti di Risaliti, ma una presa di posizione “sulla necessità di riportare il dibattito culturale di una città come Firenze su un altro piano e un tono diverso da quello da social network al quale siamo stati abituati negli ultimi anni” (mentre in parallelo, a Torino, oltre 90 studiosi si mobilitano in difesa di Christian Greco, direttore del Museo Egizio, il cui rinnovo di mandato è stato messo in discussione dall’assessore Marrone, di FdI. A proposito di toni inappropriati e derive pericolose per il sistema cultura). In molti stanno sottoscrivendo il testo, che contesta puntualmente le osservazioni del direttore degli Uffizi, prima di chiosare con l’auspicio “che Firenze ritrovi la dignità di dibattito culturale andato smarrito nelle sedi specifiche” e con il desiderio “di uscire da una logica di opposizione e di concorrenza a colpi bassi fra le istituzioni culturali cittadine, che dovrebbero invece lavorare insieme per rendere più alto e complesso il livello di una città ormai solo dominata dai turisti. E, proprio in questo lavoro comune, renderla più vivibile”.
“Questa è la risposta di una città civile”, chiosa a sua volta Risaliti, che poi si permette di dare un consiglio a Schmidt: “Il voler usare una comunicazione da social più che da intellettuale, animata da livore, non fa bene a una campagna politica che non può iniziare con questo genere di mosse plateali, e dovrebbe invece guardare a progetti importanti nel bene della città e dei cittadini”.
Livia Montagnoli
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