È morto Sergio Staino, il decano della satira italiana
Il grande vignettista scompare all’età di 83 anni, da tempo era malato. È stato un intellettuale libero, coraggioso nel prendere posizione. Gli inizi da Linus, alla fine degli Anni Settanta, sono legati alla creazione del suo personaggio più celebre: Bobo
Leggendo oggi della morte di Staino, molti tra sé e sé avranno pensato: “Chissà cosa starà pensando Bobo, adesso!”. Quando un grande autore come Sergio Staino se ne va, lascia sempre un vuoto incolmabile, ma quando inconsciamente ci preoccupiamo addirittura di cosa penseranno i personaggi da lui inventati, beh… Questo significa che l’autore aveva creato persone vere, autentiche, umane come noi. Ma questa era solo una delle abilità di Sergio Staino: il segno veloce, ruvido espressivo, nervoso, graffiante e sagace tanto nel disegno come nei tempi comici, perfetto per le battute fulminanti quanto per le disilluse analisi politiche o morali.
Sergio Staino, Linus e Bobo
Nato a Piancastagnaio in provincia di Siena nel 1940, laureato in Architettura all’Università di Siena, Staino insegnò per qualche tempo Educazione Tecnica nelle scuole superiori della provincia di Firenze, prima di stabilirsi a Scandicci. La svolta avviene nel 1979, quando Staino debutta con il suo Bobo tra le pagine della prima rivista a fumetti mai realizzata in Europa, la leggendaria Linus: una palestra unica per “farsi le ossa”. In quel contesto molti autori hanno avuto modo di crescere e di influenzarsi a vicenda, per sviluppare il loro talento sotto lo sguardo vigile del mitico OdB, il mitologico Oreste del Buono. Del Buono è stato l’uomo che ha portato in Italia la “filosofia a fumetti” dei Peanuts di Charles M. Schulz, sdoganando la Nona Arte che negli Anni Settanta ancora soffriva, al contrario di quanto accadeva in Francia e Belgio, di numerosi stereotipi e pregiudizi. Oreste rimase folgorato dall’ironia di Staino, e decise di fargli spazio. In quegli anni su Linus scriveva addirittura Umberto Eco, e secondo taluni Bobo aveva un aspetto assai simile a quello del celeberrimo autore de Il nome della rosa. La verità, però, è un’altra: Bobo era il suo alter ego e il suo specchio, una maschera che utilizzava per condividere con i suoi lettori una visione del mondo sempre libera e coraggiosa. “Io e Bobo abbiamo in comune tutto, o quasi: moglie, figli, amici. Lui è rimasto ai quarant’anni, mentre io sono invecchiato. Ma in compenso io, grazie a lui, non soffro di ulcera”, disse Staino sulla sua creazione più celebre.
La satira secondo Staino
Tra il 1980 e il 1981 Staino collabora con la pagina culturale de Il Messaggero e l’anno seguente con l’Unità, ma la sua consacrazione arriva nel 1984, un anno che gli porterà la vittoria del premio Satira Politica a Forte dei Marmi e il Premio Yellow Kid al Salone Internazionale dei Comics di Lucca (l’antenato dell’attuale Lucca Comics & Games). Nel 1986 fonda e dirige la rivista Tango, e nel 1987 sbarca in televisione con Teletango su Rai Tre, per poi realizzare il programma satirico Cielito Lindo, condotto da un esordiente Claudio Bisio e Athina Cenci. Scrive la sceneggiatura e dirige la regia del film Cavalli si nasce del 1989, seguito nel 1992 dal lungometraggio Non chiamarmi Omar. Tra il 1991 e il 1999 è direttore artistico del Teatro Puccini di Firenze, e tra il 1998 e il 1999 dell’Estate Fiorentina. Nel 2003 è eletto Presidente Onorario dell’UAAR, l’Unione Atei, Agnostici e Razionalisti italiani, pubblicando alcune vignette per la rivista ufficiale dell’associazione, L’Ateo.
Nel 2007 realizza il supplemento settimanale Emme per l’Unità, un “periodico di filosofia da ridere e politica da piangere”. Tra i suoi libri, il più autobiografico è senza dubbio Io sono Bobo, del 2016. Da settembre 2016 ad aprile 2017 dirige per qualche mese assieme a Sergio Romano il quotidiano l’Unità. Nello stesso 2017 torna a realizzare strisce di satira politica, questa volta per il quotidiano La Stampa. Nel corso del 2018, con un vero e proprio colpo di scena, inizia una collaborazione con il giornale Cattolico Avvenire, che pubblica le sue tavole dal titolo Hello Jesus, dove un simil-Boboassumeva il ruolo di un cinico Giuseppe, che dialogando con il figlio Jesus affronta anche tematiche di forte attualità. Nel 2019, nonostante il peggioramento della malattia che lo tormenta sempre di più (una degenerazione retinica che lo rende quasi cieco) inizia una collaborazione con Il Riformista. Nel 2020 pubblica il libro Quell’idiota di Bobo. Scompare all’età di 83 anni, a seguito di un ricovero di qualche giorno, per l’aggravarsi della sua malattia.
La libertà di Sergio Staino
Era un intellettuale libero, Sergio Staino, capace di difendere la sua integrità e una sua statura di pensatore indipendente sia pubblicando su l’Unità che su Avvenire, tanto su Il Riformista come Linus. Le sue vignette (in trent’anni ne ha pubblicate – si stima – oltre undicimila!) dimostravano una capacità di discernimento rara e profonda: ci mancherà il suo coraggio nel prendere posizione, scevro da ogni timore reverenziale o da qualsiasi ambiguità. Come il bambino della fiaba I vestiti nuovi dell’Imperatore di Hans Christian Andersen, Staino amava sbeffeggiare i potenti gridando senza paura: “Il Re è nudo!”.
Ora, orfani del decano della satira italiana, chi mai avrà il coraggio, l’intelligenza e la capacità di prendersi la sua onerosa eredità? Riciclando il testo di una sua celebre vignetta, immaginiamo la risposta che darebbe Bobo in proposito: “Non farmi domande troppo difficili. Viviamo in tempi in cui scarseggiano risposte”. E anche gli eroi della Satira non sono certo abbondanti, aggiungiamo noi.
Grazie di tutto, Sergio.
Thomas Villa
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