Le dichiarazioni contro il Padiglione Italia della Biennale di Vittorio Sgarbi
Secondo Vittorio Sgarbi il concorso indetto per curatore e artista del Padiglione Italia non vale niente. Anzi, il Padiglione va proprio spostato dalla sua sede
“Questo signore che ha vinto sembra che abbia scelto il solo Massimo Bartolini, ma io non voglio credere che la mia Italia sia quella che sceglierà questo curatore e credo che non sia neppure l’Italia di Sangiuliano“. Così il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi commenta la decisione di Luca Cerizza di coinvolgere per il Padiglione Italia alla Biennale Arte di Venezia un solo artista, Massimo Bartolini. “Ho parlato a lungo ieri con il ministro il quale avrebbe voluto comunicare oggi il nome del curatore: dalle indicazioni che ho avuto sul suo progetto non ho capito assolutamente niente ma ritengo che il nostro principale obiettivo sia di evitare di avere un padiglione tipo quello di Tosatti, cioè di uno solo che fa quello che vuole. La Biennale si svolge ogni due anni e gli italiani sono tanti, sono fotografi, cultori di fumetto, designer e tanto altro…“. Insomma Sgarbi immagina che la partecipazione italiana alla Biennale di Venezia debba essere una sorta di carnevale di sedicenti creativi, un approccio lontano da ogni standard espositivo internazionale. Per il sottosegretario, inoltre, quello italiano dovrebbe essere il Padiglione centrale, nei Giardini: “Senza essere nazionalisti, dico che siamo un Paese importante per l’arte ed abbiamo un Padiglione che sta nel buco dell’universo, dopo l’Indocina“. Ma sono decenni che il vecchio Padiglione Italia ai Giardini non ospita più la partecipazione italiana.
La questione Padiglione Italia a Venezia
Sorprende poi che Sgarbi commenti la questione Padiglione Italia vista la sua performance da curatore di una decina d’anni fa: era stato proprio lui, nel 2011, a organizzare un Padiglione particolarmente mal riuscito. Come tema della 54. Esposizione Internazionale d’Arte aveva infatti scelto L’Arte non è cosa nostra, chiaro richiamo alla Mafia e allo stesso tempo polemica nei confronti del sistema dell’arte stesso. In un tentativo di rigetto del suddetto mondo, Sgarbi era andato a selezionare personalità del mondo della cultura e dello spettacolo, ma anche dell’imprenditoria, col risultato di un’insalata mista poco comprensibile.
Rischio di figuraccia internazionale
La Biennale continua ad essere una straordinaria e unica eccellenza italiana rispettata e autorevole nel mondo, non può permettersi siparietti. Si dovrebbe quindi evitare di contestare un regolare concorso entrando a gamba tesa in un contesto delicato e indipendente utilizzando il potere di pressione della politica. Siamo certi che Sgarbi e Sangiuliano comprendano la necessità di evitare una figuraccia internazionale.
Giulia Giaume
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati