Dentro il mondo di Cleto Munari: design, arte e collaborazioni in questa intervista
Tra i più importanti esponenti del mondo del design italiano, Cleto Munari si racconta senza filtri ad Artribune, ripercorrendo le prime fasi della sua brillante carriera, gli incontri, le opere più importanti
Cleto Munari, eminente protagonista nel panorama del design e delle arti applicate nazionale, con una carriera caratterizzata da contributi significativi e innovativi e dalle sue strette relazioni creative con Carlo Scarpa, Ettore Sottsass, Alessandro Mendini e Philippe Starck, in un tiepido e nebbioso giorno di novembre ci apre le porte della sua surreale abitazione e del suo studio nel pieno del territorio palladiano. Il racconto spazia dalla progettazione di gioielli all’argenteria, dalle collaborazioni con il settore automobilistico alla produzione di grappa di alta qualità. Nell’esclusiva produzione Artribune, Munari condivide una profonda prospettiva sulla bellezza come forza motrice della sua creatività e illustra il suo impegno nella trasmissione della sua eredità, con una particolare attenzione all’incoraggiamento delle nuove generazioni di artisti e designer.
La sua vasta esperienza e la sua visione articolata offrono una panoramica avvincente sull’evoluzione del design e sul suo ruolo nella cultura contemporanea.
Intervista a Cleto Munari. Il legame con Carlo Scarpa
Il suo percorso creativo ha ricevuto un significativo impulso a partire dal 1973, quando ha iniziato a dialogare con il leggendario Carlo Scarpa.
Esatto, il mio percorso creativo ebbe origine dall’impellente necessità di posate pratiche per l’utilizzo quotidiano. Quando Carlo Scarpa giunse a Vicenza, ho deciso di approfittare della mia intraprendenza per commissionargliele, senza alcuna intenzione iniziale di intraprendere la carriera di designer, ma semplicemente per soddisfare una mia esigenza personale.
In molti incontri ha rievocato gli inizi del suo apprendistato ispirato dall’antica pratica dei “serventini”, i giovani che imparavano l’arte dai maestri, nelle scuole del vetro veneziano…
Il mio ingresso nel mondo del design avvenne in età adulta, dopo un periodo in cui la mia attenzione era concentrata su aspetti personali. L’incontro con rinomati esponenti del design italiano come Gio Ponti, Marco Zanuso e Ettore Sottsass ha segnato una svolta determinante. Durante il periodo in cui ho condiviso esperienze con Carlo Scarpa, dal 1973 al 1978, il mio quotidiano era caratterizzato dall’osservazione, dalla riflessione e dalla raffinazione delle idee. A differenza dei tempi attuali, in cui la creazione di un progetto richiede meno di 24 ore, allora la progettualità richiedeva mesi, se non anni, di meticolosa elaborazione.
Il suo legame con Scarpa ha costituito il fondamento di una fusione artistica che si è concretizzata nell’eclettica collezione Argenti, risultato di una collaborazione che ha guadagnato molti riconoscimenti.
La presentazione della nostra prima collezione di argenti a Venezia, con un evento dedicato a 300 invitati, rappresentò un trionfale successo tanto da ricevere ordini per versioni interamente in oro massiccio. Il legame sinergico con Carlo Scarpa mi aprì le porte del design e dell’architettura a livello internazionale nonché dei più importanti musei del mondo.
Cleto Munari e la nascita della Grappa Forte
E poi, da buoni veneti non potevano mancare le grappe. Era il ’74 quando, una sera a cena le disse, “Munari domani compriamo una distilleria e la produciamo noi”. Nacque così la Grappa Forte?
In una serata conviviale con un gruppo di amici illustri, tra cui Enzo Ferrari, Carlo Scarpa propose di condividere uno sgroppino, un cocktail a base di grappa. Durante il momento di convivialità, Ferrari espresse l’opinione che, nonostante Scarpa fosse rinomato come abile professionista e architetto, avesse una conoscenza limitata nel campo delle bevande alcoliche. In seguito, Scarpa si rivolse a me incoraggiandomi a procedere con l’acquisto di una distilleria locale, con l’intento di dimostrare a Enzo Ferrari la vera essenza della grappa. Pertanto, nella settimana successiva, ho proceduto con l’acquisizione della suddetta distilleria in vendita, dando vita alla Grappa Forte. Questa iniziativa riscosse notevole successo sin dalle prime fasi, tanto che Cipriani dell’Harry’s Bar manifestò interesse immediato per l’inclusione della Grappa Forte nel loro menu.
Cleto Munari: il rapporto con gli archistar, Enzo Ferrari e non solo
Lei è un demiurgo intorno al quale hanno ruotato archistar, artisti designers e letterati. Tra tutti Ettore Sottsass, Alessandro Mendini, Dario Fo, Philippe Starck, Alain Mikli e Lawrence Ferlinghetti. Conferma che proprio nel salotto della sua casa veneziana nacquero i primi prototipi dei mobili Memphis di cui divenne responsabile commerciale?
Acquistai la dimora di 300 metri quadrati, situata sul Canal Grande a Venezia, con l’intenzione di realizzare uno spazio privato in uno stile innovativo progettato da Ettore Sottsass. Tuttavia, questa decisione mi ha portato a un confronto con mia moglie, di origine napoletana, con tradizioni conservatrici e radici borghesi. La realizzazione di tale progetto fu soggetta alla sua accettazione, a condizione che fosse inclusa una sala da bagno personalizzata nei toni del rosa. L’opera fu completata nel 1980 e in seguito ho deciso di vendere la proprietà. Attualmente, ho avuto notizia che la dimora è diventata una meta di pellegrinaggio per studenti di architettura, appassionati di design e curiosi che richiedono di visitare l’architettura della struttura, comprendente una vasta cucina, un accogliente salotto, quattro camere da letto e altrettanti bagni tutti in perfetto stile Memphis.
La sua influenza si è estesa anche al settore automobilistico, attraverso la reinterpretazione dell’iconico cavallino rampante (era connesso a Enzo Ferrari ndr.) e la personalizzazione della “Porsche Carrera Cleto Munari 911”.
Corretto. La mia vena creativa ha portato a collaborazioni e consulenze con importanti marchi come Porsche, contribuendo all’allestimento degli interni delle loro vetture, un’impronta ancora utilizzata nelle loro personalizzazioni.
«[…] nella bellezza ritrovo me stesso.» così nascono anche le collezioni vezzo come quella dei gioielli tributo a sua moglie Valentina. 250 preziosi mobili disegnati da architetti di tutto il mondo.
Ritengo che il campo del design, come sostenuto da Carlo Scarpa, possa essere assimilato a un arcobaleno: nasce, evolve e si estingue, ma nel suo percorso manifesta una vibrante vitalità. Il mio approccio iniziale al design è stato tramite la creazione di un anello, un omaggio artistico per mia moglie. L’idea principale consisteva nell’offrire completa libertà di espressione agli altri designer per interpretare piccole ma preziose opere nell’ambito dell’alta gioielleria. In questo contesto, ho collaborato con importanti figure del mio network, come Ettore Sottsass, Mimmo Paladino, Alessandro Mendini e Richard Meier. La diversità e il prestigio di questi nomi hanno contribuito a plasmare un panorama creativo di grande rilievo nel settore del design gioielliero.
Cleto Munari e la moda
In questi scatti indossa alcuni soprabiti della sua collezione personale ma storia narra che lei abbia fatto anche incursione nella moda grazie a Ermenegildo Zegna e al Gruppo tessile dei Rivetti di Torino, dove ha siglato un contratto di consulenza di 12 anni.
Il mio tratto distintivo nel campo del design mi ha portato a collaborare con importanti aziende, specialmente durante il periodo delle festività natalizie, quando la richiesta di regali personalizzati era elevata. Uno di questi importanti partner è stato il Gruppo Rivetti, noto per la produzione di rinomati marchi di moda come Giorgio Armani e Valentino. Durante una visita aziendale, programmata per un incontro con il Direttore Generale, un imprevisto ha richiesto la sua breve permanenza. In questa occasione, mi è stata offerta l’opportunità di accompagnarlo nel polo produttivo a Settimo Torinese, dove ho avuto l’occasione di interagire con uno dei prestigiosi stilisti, Emanuel Ungaro. All’interno delle sale di valutazione erano esposti i “façon”, ossia i prototipi della collezione, pronti per essere esaminati e valutati.
Cosa è accaduto dopo?
Ho intrapreso una discussione informale, condividendo in modo discreto i miei commenti e le osservazioni sulle potenzialità dei prodotti presentati. Al termine dell’incontro, anziché ricevere un richiamo, ho inaspettatamente ottenuto un contratto come consulente specializzato nelle tendenze cromatiche per ogni collezione.
Cleto Munari e il design del futuro
La sua antologia lo scorso ottobre è diventata itinerante grazie alla mostra tour che toccherà varie parti d’Italia “Opus Project”. Come vorrebbe trasmettere la sua eredità ai creativi del domani?
Mentre mio nipote Alessandro, Amministratore Delegato della Cleto Munari,continua a divulgare l’eredità, ho ampliato l’interesse nella creazione di occhiali che vedono la mia firma, sfruttando la collaborazione con un produttore locale specializzato nella lavorazione artigianale dell’acetato. Inoltre, progetti futuri prevedono l’esplorazione del titanio e del carbonio. Esprimo la mia preoccupazione sull’attuale saturazione del ruolo di designer, contrastante con l’epoca in cui eravamo un ristretto gruppo di visionari. L’epoca d’oro del design italiano è passata, e osservo con tristezza la tendenza all’emulazione piuttosto che all’originalità nel panorama attuale. Il mio desiderio è di trasmettere alle nuove generazioni il valore dell’istinto nel processo creativo, lontano da influenze esterne e dalla conformità alle tendenze, come ho sempre fatto durante la mia carriera.
Alessia Caliendo
Hanno collaborato:
Per le immagini
FOTOGRAFO: Lorenzo Marzi
ASS. FOTO: Gianluca Piovesan
Per lo short movie
IDEAZIONE: Lorenzo Marzi
DIRETTO DA: Lorenzo Marzi e Nicolò Bassetto
DOP: Nicola Cattelan
CORREZIONE COLORE: Nicolò Bassetto e Lorenzo Marzi
GRAFICHE: Lorenzo Del Sal
SOUND DESIGN: Giorgia Pietribiasi e Lorenzo Danesin
GAFFER: Davide Toaldo
MONTAGGIO: Nicolò Bassetto e Lorenzo Marzi
RIPRESE: Nicolò Bassetto e Lorenzo Marzi
Ringraziamenti
Lorenzo Zanovello, Dinesh, Stylenove Ceramiche
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