È morto Giuliano Gori, collezionista pioniere dell’arte ambientale alla Fattoria di Celle
L’imprenditore e collezionista pratese avviò all’inizio degli Anni Settanta la prima e più compiuta esperienza di arte ambientale in Italia, portando nella campagna toscana decine di artisti contemporanei, per lavorare con loro alla creazione di opere site-specific. Scompare all’età di 94 anni
All’inizio degli Anni Settanta, l’esperienza della Fattoria di Celle, nata dalla visione di un imprenditore e collezionista illuminato, fu in Italia esemplare modello di applicazione dell’idea di arte ambientale. Intuizione che metteva a frutto un progetto di mecenatismo votato alla condivisione, con gli artisti chiamati a lavorare in sinergia con il committente – per produrre arte nata nel luogo a cui sarebbe stata destinata – e con il pubblico nel senso più ampio del termine, che nei decenni a venire avrebbe beneficiato dell’iniziativa. Una vera novità, per l’epoca, approntata con tutte le incertezze del caso da Giuliano Gori, che nel 2022 ha festeggiato i cinquant’anni della sua “fattoria”, nella campagna toscana, poco fuori Pistoia. Oggi, la Fattoria di Celle – museo a cielo aperto che accoglie un centinaio di installazioni site-specific di artisti italiani e internazionali, spesso sorprendenti per sperimentazione di tecniche, materiali e linguaggi – perde il suo fondatore.
Giuliano Gori, il collezionismo e l’arte ambientale
Originario di Prato, classe 1930, Gori è venuto a mancare nella serata del 25 gennaio 2024, all’età di 94 anni, fiaccato da una malattia. Imprenditore tessile, Gori iniziò a mettere insieme la sua collezione d’arte già nel Dopoguerra: agli Anni Cinquanta risale il primo nucleo di opere acquistate, che racconta di un fervido interesse per le sperimentazioni coeve. La collezione cresce in fretta, e negli Anni Sessanta trova spazio in un edificio del centro storico di Prato, ristrutturato per ospitarla. Sarà però il passaggio a Santomato di Celle, nel ’70, a concretizzare il progetto ispirato da una visita al Museo di Arte Catalana di Barcellona, di qualche anno precedente: nel parco di 45 ettari che circonda la villa in cui Gori si trasferisce con tutta la famiglia, anno dopo anno prenderà forma quella che oggi è una delle più grandi e prestigiose collezioni di arte ambientale contemporanea al mondo, visitata ogni anno da migliaia di persone (a partire dal 1982, quando il sito apre al pubblico), oggetto di ricerche e tesi di laurea, protagonista di mostre nei principali musei internazionali, gemellata dal 2012 con la Fondation Maeght di Saint Paul de Vence.
Gli artisti della Fattoria di Celle
Numerosissimi sono gli artisti che, negli ultimi cinquant’anni, hanno preso parte al progetto, lasciando alla Fattoria di Celle il proprio segno: Fausto Melotti, Robert Morris, Dennis Oppenheim, Richard Serra, Mauro Staccioli, Luciano Fabro, Mimmo Paladino, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Gianni Ruffi, Aldo Spoldi, Gilberto Zorio, Jean-Michel Folon, Alberto Burri (con il Grande Ferro collocato all’ingresso della fattoria nel 1986, a introdurre la collezione), Daniel Buren, Emilio Vedova, Anselm Kiefer, Stefano Arienti, solo per citarne alcuni. Tutti, nell’idea di Gori – ritratto nel 1974 da Andy Warhol – diventavano parte di un’ideale famiglia. Nel 1974, Christo presentò a Celle, in anteprima mondiale, il film sulla realizzazione dell’opera Valley Curtain; tornerà con Jeanne-Claude, nel 1988, con un nuovo documentario, sul progetto Islands. Al ’93 risale il primo catalogo ragionato della collezione della Fattoria, curato dallo stesso Gori; del ’99 è il documentario girato a Celle per la regia di Massimo Luconi (Arte Ambientale a Celle).
Giuliano Gori, il mecenatismo e la ricerca
Con il mondo dell’arte, scientifico e istituzionale, Giuliano Gori ha intrattenuto fitti rapporti: figura tra i ’60 e i ’70 alla presidenza del Comitato per la costituzione di un Centro per l’Arte Contemporanea per Prato; nel 1988 sarà socio fondatore del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci. Organizza congressi e mostre, promuove iniziative di arte pubblica, esprime il suo mecenatismo e l’amore per la cultura in diverse occasioni (nel ’73 si spende per la cessione alla città di Prato di Forma squadrata con taglio di Henry Moore, opera permanente in piazza San Marco; nel 2001 promuove e dona il nuovo assetto presbiteriale del Duomo di Prato progettato da Robert Morris, insieme alla scultura Quattro per Donatello destinata al chiostro).
Livia Montagnoli
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