Un’italiana nell’associazione internazionale degli art advisor: intervista a Clarice Pecori Giraldi
La prestigiosa associazione professionale impegnata a garantire standard professionali ed etici per l'art advisory ha per la prima volta una partecipazione italiana e femminile con Clarice Pecori Giraldi. L’abbiamo intervistata
L’art advisory italiana Clarice Pecori Giraldi è stata appena nominata executive member dell’Association of Professional Art Advisor (APAA), organizzazione non profit fondata nel 1980 con sedi operative in USA, Australia, Canada, Francia, Paesi Bassi, Svizzera, Regno Unito e, da ottobre 2023, anche in Italia. Per la prima volta un membro esecutivo con la responsabilità per il territorio italiano entra dunque a far parte dell’unica e prestigiosa organizzazione internazionale che determina gli standard professionali nel campo dell’art advisory. E per la prima volta è una donna, anche.
Clarice Pecori Giraldi entra nell’associazione internazionale degli art advisor
Con una lunga esperienza nella costruzione di collezioni e nella gestione degli asset artistici, Pecori Giraldi, dopo esperienze dirigenziali in Christie’s e Phillips e già Vicepresidente della Triennale Milano, nel 2017 ha aperto una sua società di consulenza per l’arte come asset. Dallo stesso anno siede nel consiglio d’amministrazione della Fondazione San Patrignano, per la quale è oggi responsabile del coordinamento curatoriale della collezione d’arte. Impegnata in diversi progetti di valorizzazione artistica (per Fondazione Elpis e Associazione Genesi, tra gli altri), ha affiancato la proprietà per la donazione Antognini Pasquinelli, a favore del Museo del Novecento di Milano ed è nel Comitato di Indirizzo del Museo Bagatti Valsecchi di Milano, oltre a tenere seminari e corsi sul mercato dell’arte. L’abbiamo raggiunta per farci raccontare del nuovo incarico e ragionare anche più ampiamente sulla professione dell’art advisor nel mercato dell’arte contemporaneo.
Intervista a Clarice Pecori Giraldi
L’Association of Professional Art Advisors (APAA) si impegna per assicurare alti standard di professionalità nel mondo dell’art advisory. Cosa significa questa nomina per il suo percorso?
Considero questa nomina quasi una onorificenza sul campo: ho iniziato a svolgere l’attività di Art Advisory quasi per caso, dopo 30 anni in casa d’aste, e questo riconoscimento è la conferma che lavorare con la massima serietà e con un metodo rigoroso sia indispensabile per entrare a far parte di un gruppo di professionisti che si comportano similmente. Una garanzia per il mondo esterno ma anche per noi stessi.
Quali le sfide e i fronti più caldi oggi nella consulenza per l’acquisizione, conservazione e promozione di opere d’arte?
Io ne vedo sostanzialmente uno, ma consistente: il dilettantismo in questa professione. Recentemente sono usciti alcuni articoli, sulla stampa internazionale, che trattavano il proliferare di “art advisors” spuntati dal nulla, e poi c’è stato anche il caso portato in tribunale e appena concluso tra l’advisor Yves Bouvier e il suo cliente Rybolovlev: tutto evidenzia la necessità di regolare questo ruolo, di chiarire quali sono gli standard di comportamento. È fondamentale non solo per la categoria, ma anche per favorire una minore opacità del mercato dell’arte. È anche importante per far comprendere che quelle figure, che si trovano in tutto il mondo, che propongono opere senza una solidità etico-scientifica alle spalle, non sono propriamente art advisor. Si potrebbe meglio dire che sono “passa-quadri”, “procacciatori”, attività che nulla ha a che fare con l’advisory.
L’Associazione richiede, infatti, l’adesione a un codice etico, nell’ottica di contribuire alla trasparenza del mercato dell’arte. Quale è il ruolo di un art advisor, anche in questa prospettiva, per il collezionismo contemporaneo?
La versione tradizionale dell’art advisor prevede che questa persona dia un accesso privilegiato al collezionista, il quale solitamente non ha il tempo né le competenze per andare in giro, intrattenere rapporti con gallerie ed essere al corrente di tutte le varie novità del mondo dell’arte. Nel mondo anglosassone, in particolare in America, è principalmente così, perché il mercato contemporaneo è molto dinamico: esistono liste d’attesa per alcuni artisti, oppure ci sono delle regole non dette, come ad esempio il caso di quando il collezionista vuole un’opera di un certo artista e allora ne deve acquistare due e una di queste deve essere donata a un museo. In Italia il mercato è decisamente più statico, per cui la figura svolge facilmente anche il ruolo di registrar e collection manager, occupandosi anche della gestione della collezione.
Cristina Masturzo
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