Martina Bagnoli è la nuova direttrice dell’Accademia Carrara di Bergamo. L’intervista
Stringere il rapporto con Bergamo, concludere i lavori degli esterni, curare i rapporti con le istituzioni culturali di tutto il mondo: ecco l'ampio e ambizioso programma della neodirettrice
È tempo di una nuova direzione per l’Accademia Carrara di Bergamo. Alla direttrice Maria Cristina Rodeschini succede infatti la storica dell’arte Martina Bagnoli, già direttrice della Fondazione del prestigioso museo bergamasco con oltre venti anni di esperienza in campo internazionale. Nata e cresciuta in Italia, Bagnoli ha studiato tra l’Università di Cambridge (dove ha conseguito la laurea e un master) e la Johns Hopkins University di Baltimora, dove ha ottenuto il dottorato. Da anni impegnata nello studio dell’arte medievale (con imponente bibliografia), ha diretto le collezioni di arte medievale del Walters Art Museum di Baltimora e ha insegnato in varie università americane, mentre in Italia è stata direttrice delle Gallerie Estensi, dove ha avviato un vasto programma di trasformazioni (dai riallestimenti alla digitalizzazione delle collezioni), e dal 2022 è presidente della Fondazione Europea.
L’intervista alla neodirettrice di Accademia Carrara Martina Bagnoli
Siete già al lavoro: quali i primi progetti?
Il 23 aprile abbiamo la grande mostra Napoli a Bergamo, che porta attenzione sull’eredità culturale della pittura seicentesca di Luca Giordano, ancora poco conosciuta o misconosciuta. Vogliamo portare all’attenzione del pubblico e degli studiosi una serie di dipinti, realizzati a partire da un intervento nella Chiesa di Santa Maria Maggiore, anche dal suo discepolo Nicola Malinconico. Questa mostra, che scaturisce da uno studio d’archivio, ci pare un inizio giusto per un museo così radicato sul territorio. È anche un connubio che mi intriga molto e che nella mente delle persone è quanto di più distante dalla realtà vi sia!
Quanto svilupperete da ciò che si è fatto nell’anno da Capitale Italiana della Cultura di Bergamo?
È un’eredità molto importante, che prendo con molto impegno. È stato fatto un lavoro enorme per il riallestimento, a fianco di un’intensa programmazione, con cui s’è ottenuta una grande attenzione del pubblico, che ha guardato con favore alle nuove mostre e alle aperture con un aumento importante dei flussi, e non solo su Bergamo. La Carrara ha un posto di grande affetto nel cuore dei bergamaschi, e da qui dobbiamo ampliare il nostro spettro di interesse.
Si guarda a un approccio nazionale e internazionale, quindi?
Assolutamente sì. È una caratteristica propria della Carrara, che da sempre ha legami con tutto il mondo che si occupa di arte: in molti hanno donato e studiato le collezioni, con prestiti, ricerche e scambi, e su queste premesse si deve continuare a crescere. Ci sono mille modi per farlo a partire dai dati caratteristici del museo. Ad esempio, nei prossimi anni, abbiamo in programma una mostra in partenariato con un’istituzione degli Stati Uniti: abbiamo voglia di crescere e lavorare con il mondo uscendo dalle mura del museo e incontrandoci con altre istituzioni e studiosi.
Quale la principale eredità della direttrice uscente da raccogliere e sviluppare?
Cristina è stata a Bergamo e in Carrara per moltissimi anni, diventano un punto di riferimento per la cultura della città e mantenendo rapporti personali con donatori, collezionisti e artisti: questo è un modo di approcciarsi assolutamente da continuare. Lo stesso si può dire del suo modo di lavorare con i musei esteri: un lavoro instancabile che proseguiremo.
Ultimo tassello della struttura della Carrara sono i progetti di ampliamento esterni: a quando il completamento?
Il progetto dell’esterno dei giardini, che contiamo di finalizzare in questa primavera per un’apertura a giugno, è veramente importante e aggiunge una parte chiave alla godibilità del percorso espositivo (che così diventa un anello e permette di visitare tutto senza tornare sui propri passi) e dell’esterno stesso. Il giardino ci permette anche di allinearci con lo spirito di Bergamo, che tiene molto al paesaggio e ha mille parchi e giardini, oltre a un festival apposito.
Quali le abilità mutuate dal suo lungo percorso le saranno più utili in questo nuovo ruolo, e quali le skill da ampliare?
Sono tutte quelle mutuate da una vita in questo campo: la conoscenza della storia dell’arte, ma anche la curatela e la direzione dei musei. In particolare, per la strategia di direzione, mi piace capire dove il museo vuole andare nei prossimi anni e condurcelo senza dispendere le energie. Queste sono tutte caratteristiche che ho già ampiamente applicato: quello che resta è conoscere la città e gli interlocutori, e guadagnarsi la fiducia del pubblico e dei portatori di interesse. Ogni volta si deve ricominciare, sviluppando dall’esperienza pregressa.
Quali i tratti di Bergamo da cui sviluppare questi nuovi rapporti?
È una città che mi piace tantissimo! Ha un indiscutibile pregio storico, artistico e architettonico, è molto ben amministrata e i bergamaschi sono persone serissime e poco appariscenti: questa è una cosa che mi piace davvero molto. Proprio per la bontà e la serietà di imprese, studi, tecnologie, arti, Bergamo ha rapporti con tutto il mondo. Mi sento molto vicina a queste caratteristiche.
Giulia Giaume
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