Dopo una vita nell’arte è morta Lucia Spadano. Con Umberto Sala fondò la rivista Segno
Uno sguardo acuto sulle ricerche che negli anni Settanta stavano profondamente cambiando la scena dell’arte italiana e internazionale, la capacità di capirla e raccontarla dall’interno, coinvolgendone i protagonisti con la sua rivista
Era il 1976. Lucia Spadano e Umberto Sala, compagni nella vita e sul lavoro, fondavano la rivista Segno, battezzata in terra d’Abruzzo, negli Anni Settanta di una Pescara in grande fermento culturale, centro propulsore, all’epoca, dell’arte contemporanea, “partecipe cioè del più grande ed esteso decentramento culturale in Italia, con la significativa e attiva presenza di giovani critici e storici d’arte come Achille Bonito Oliva, Tommaso Trini, Filiberto Menna, Germano Celant, Francesco Vincitorio, Enrico Crispolti, Giorgio Di Genova, Giuseppe Gatt e tanti altri”, raccontava Spadano ad Artribune nel 2016, in occasione del quarantennale di Segno. Spadano e Sala si erano conosciuti ai tempi del liceo, a Pescara, entrambi avviati a una formazione classica, entrambi interessati all’arte e alla comunicazione, amanti della scrittura. Nel 1962 erano convolati a nozze: trasferitisi a Torino, avrebbero avuto quattro figli maschi.
Lucia Spadano, Umberto Sala e la visione di Segno
Poi, il ritorno a casa, e l’accoglienza di una scena culturale decisamente cambiata, stimolante per la quantità e la qualità delle esperienze che stavano nascendo in città. Così, nell’autunno del ’76 – forti di un pregresso nel settore editoriale, Lucia come cronista d’arte, Umberto come grafico – i due davano vita a Segno – notiziario di arte contemporanea, titolo ispirato dal libro di semiologia di Umberto Eco del 1973. Sul primo numero, già distribuito a livello nazionale pur sobbarcandosi in proprio tutte le spese, trovò spazio, con alcune vignette, anche un giovane Andrea Pazienza, espressione lampante del suddetto fermento pescarese (nato a San Benedetto del Tronto, frequentava nella città abruzzese l’Associazione Convergenze di Peppino D’Emilio). Segno si dimostrò da subito capace di recepire gli stimoli del panorama dell’arte italiana e internazionale; di capirla e raccontarla, con uno sguardo acuto sulle ricerche e sulle sperimentazioni di quegli anni. Spadano e Sala viaggiavano molto, visitavano fiere internazionali e gallerie, coinvolgevano critici e artisti; particolarmente importante fu la sinergia con Achille Bonito Oliva, ma sulle pagine di Segno si sono avvicendati, negli anni, i nomi Filiberto Menna, Marisa Vescovo, Gillo Dorfles, Achille Bonito Oliva, Paolo Balmas, Laura Cherubini, Marco Meneguzzo, Demetrio Paparoni, Gabriele Perretta, Giorgio Verzotti, e moltissimi altri. Sulla rivista trovavano spazio, senza gerarchie geografiche o concettuali di sorta, cronache, recensioni, interventi di critica. E di Segno, oggi, si può parlare come di un capitolo essenziale della cultura editoriale italiana, longevo e ancora attivo, presente dal 1995 anche sul web, con Rivistasegno e Segnonline, e promotore del premio d’arte Segno d’Oro, ideato in occasione dei trent’anni della rivista.
Il ricordo di Roberto Sala
Nel 1992, Roberto Sala ne è diventato direttore editoriale, per prendere le redini della rivista in modo più incisivo a partire dal 2021, durante la pandemia, con l’aggravarsi delle condizioni di salute di sua madre: “Mamma è stata fortemente coinvolta dalla rivista, che è stata tutta la sua vita. Ne parlava come della figlia femmina, dopo quattro maschi. Aveva passione, empatia, umanità: in tutte le fiere, chi si avvicinava al nostro stand lo faceva per incontrarla, tutti volevano una parola da lei. Molti giovani critici sono cresciuti con lei, hanno imparato da lei come scrivere, come rapportarsi con il mondo dell’arte. Con mio padre, all’epoca della fondazione della rivista, sono stati una coppia esplosiva. Segno è nata anche grazie al supporto di amicizie locali, penso a Cesare Manzo, Franco Summa, Mario Pieroni; fondamentale poi è stato l’incontro con Menna e Bonito Oliva, che hanno sdoganato la provincialità, con l’idea di fare una rivista nazionale. Da lì è cominciato il turbinio di attività, incontri, fiere: Arte Fiera ha festeggiato quest’anno i 50 anni, noi siamo presenti a Bologna dalla seconda edizione“.
Ora c’è tutta la volontà di portare avanti il progetto secondo la visione originale: “Come direttore editoriale il testimone l’ho raccolto durante la pandemia, quando mia madre ha iniziato a perdere la memoria. Ho cercato di tenere la barra dritta, l’intenzione è sempre quella di far scrivere i giovani autori: i nostri collaboratori attualmente sono molto giovani, e molto bravi. Mamma ha sempre parlato con tutti i nostri collaboratori, li aiutava ad andare avanti. Io ci sto provando, non posso avere il suo riscontro purtroppo, perché quando ha iniziato a dimenticare non è più riuscita a essere lucida. Ma ricevo in queste ore il sostegno di tanti che hanno accompagnato il percorso di Segno, da Achille Bonito Oliva a Mario Pieroni“.
I funerali di Lucia Spadano si terranno sabato 24 febbraio, alle 12, nella cattedrale di San Cetteo, a Pescara.
Livia Montagnoli
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