È morto Orio Vergani, critico d’arte e fondatore della galleria Nowhere di Milano
Classe 1974, cresciuto in famiglia nell’ambiente del giornalismo, Vergani fondò nel 2001 la galleria Nowhere, dapprima format itinerante, poi stabilizzatasi a Milano, per fare ricerca sulla giovane arte italiana
Non aveva neppure 50 anni (li avrebbe compiuti il prossimo 31 maggio) Orio Vergani, scomparso dopo una lunga malattia nella mattinata del 22 marzo 2024, al Policlinico di Milano, dov’era in cura per un tumore. Da suo nonno, fotoreporter antesignano di una prestigiosa “scuola” di giornalismo sportivo, aveva preso il nome e la vocazione per la scrittura, assorbita in famiglia anche da suo padre, Guido, giornalista e scrittore capace di raccontare i riti e i luoghi della società milanese. Lui, invece, da autodidatta – e sempre con la lucidità di proporsi come voce fuori dal coro, per stimolare il dibattito – si era appassionato d’arte, in tutte le sue forme: dopo gli studi umanistici, una breve esperienza nel mondo del design lo portò, nel 2000, a diventare assistente di Luigi Settembrini e Francesca Sorace durante la loro collaborazione con il Cosmit per la mostra 1951-2001, Made in Italy?.
Orio Vergani e la galleria Nowhere a Milano
L’anno seguente, il 2001, segnò l’inizio dell’avventura Nowhere, inizialmente come spazio espositivo nomade, format che gli permise di organizzare mostre a Milano, Parigi e Firenze. Nel 2003 l’esperienza diventò stabile, con l’apertura di una galleria permanente a Milano, incentrata sulla ricerca nel campo dell’arte contemporanea, della giovane arte italiana, sull’arte come pratica sociale e nella sua relazione con l’ecologia, dando spazio alla pittura come alla performance, alla fotografia come all’installazione, con la massima libertà e la volontà di rifiutare le etichette. “Non tutti hanno il talento per essere artisti” diceva “ma chi lo è dev’essere tutelato”. E su questo pensiero modulava la sua attività di gallerista.
Per un periodo fu anche consulente editoriale di Skira (dal 2003 al 2006), come critico aveva lavorato per quotidiani (per dieci anni, dal 2009, si è protratta la sua collaborazione con Il Giorno/QN), riviste e testate online. Dal 2007 al 2013 è stato vicepresidente di Startmilano, associazione di settore per la diffusione dell’arte e della cultura contemporanea. Dal 2018 al 2022 ha insegnato Storia dell’Arte moderna e contemporanea all’Accademia Raffles, istituto internazionale di design a Milano, e negli ultimi anni si era interessato alle potenzialità delle nuove tecnologie – dall’AI alla blockchain – per il mondo dell’arte, offrendo la propria consulenza a startup impegnate nello sviluppo di soluzioni innovative.
I funerali si terranno in forma privata, la camera ardente sarà aperta il 23 e 24 marzo in via Corelli 120, a Milano.
Livia Montagnoli
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