Bonaventure Soh Bejeng Ndikung sarà il curatore della Biennale d’Arte di San Paolo nel 2025
Il curatore camerunense, d’adozione berlinese, vanta una formazione che ha saputo unire arte e scienza, ed è oggi una delle personalità più anticonvenzionali e innovative della scena curatoriale internazionale. In Brasile porterà la sua visione nella seconda metà del 2025
L’ultima edizione della Biennale di San Paolo, andata in scena nella seconda metà del 2023, era stata affidata alla curatela di quattro personalità direttamente o indirettamente coinvolte nel mondo dell’arte: un antropologo, un direttore di museo, un’artista e una curatrice, con l’idea di produrre una rassegna collaborativa e “decentralizzata”, ispirata dalla danza nel mettere insieme, nella megalopoli brasiliana, una serie di “Coreografie dell’impossibile”. Un tema che è stato, nei fatti, inno alla diversità, proprio come ci si aspetta dall’imminente edizione della Biennale di Venezia, a cura del brasiliano Adriano Pedrosa, che a San Paolo dirige il MASP: in programma dal 20 aprile al 24 novembre 2024, la 60. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia prenderà infatti le mosse dalla mostra Stranieri Ovunque.
Chi è Bonaventure Soh Bejeng Ndikung
Nel frattempo, in Brasile si inizia a lavorare sulla 36esima edizione della Biennale di San Paolo, che si terrà nella seconda metà del 2025. A curarla sarà il camerunense Bonaventure Soh Bejeng Ndikung (Yaoundé, 1977), dal 1997 stabilmente a Berlino, dove ha intrapreso studi scientifici, per dottorarsi in Biotecnologie per la Medicina. Ma la capitale tedesca è stata anche foriera di un interesse parallelo per l’arte contemporanea, che ha fatto di Ndikung un curatore innovativo e uno scrittore prolifico di testi critici; a Berlino ha fondato nel 2010 il SAVVY Contemporary, con l’obiettivo di offrire uno spazio anticonvenzionale per mostre, performance ed eventi, diventato punto di riferimento della scena culturale e artistica cittadina. In città è anche direttore e curatore dell’Haus der Kulturen der Welt, incarico conferitogli nel 2023 per la capacità di tenere insieme il mondo dell’arte con quello della scienza. Come curatore si ricorda il suo impegno per documenta 14 (Kassel/Atene) e per la Dak’Art: African Contemporary Art Biennale (Senegal); a Venezia, nel 2019, ha co-curato il padiglione della Finlandia. Nel 2017 è stato inoltre direttore artistico del sonsbeek20->24 nel Paesi Bassi, nel 2019 e 2022 della Biennale Africana di Fotografia Bamako Encounters. Da accademico, è preside del master in Strategie spaziali all’Accademia d’Arte Weißensee di Berlino, ma in passato ha insegnato anche curatela d’arte e arte sonora alla Städelschule di Francoforte.
Bonaventure Soh Bejeng Ndikung curatore della Biennale di San Paolo 2025
In Brasile, Ndikung ha convinto il presidente della Fundação Bienal de São Paulo, Andrea Pinheiro, con il progetto che sarà svelato nella seconda metà del 2024, rispondendo alla missione della Biennale brasiliana (fondata nel 1962, è la seconda biennale d’arte più longeva al mondo, dopo quella veneziana), che si prefigge l’obiettivo di “giocare un ruolo provocatorio, prestando attenzione alle istanze della contemporaneità”, come evidenziato dallo stesso Pinheiro. “Bonaventure Soh Bejeng Ndikung lavora sfidando i confini e contribuendo così a plasmare il futuro dell’arte contemporanea globale. Ci aiuterà a proseguire nella direzione tracciata dalle precedenti edizioni”, spiega il presidente della Fondazione.
Ndikung, del resto, è stato scelto innanzitutto per la sua formazione interdisciplinare, che gli assicura un approccio non convenzionale alla curatela e allo studio delle arti, con particolare attenzione per le arti performative, sonore e installative.
Il prossimo curatore della Biennale di San Paolo, dal canto suo, ha accolto la nomina con entusiasmo: “La Biennale di San Paolo non è solo una delle biennali più antiche e importanti del mondo, ma essendo una delle pochissime biennali a ingresso gratuito, ha dimostrato negli ultimi 73 anni di essere una biennale del e per il popolo, è riuscita a portare l’arte in diverse comunità e gruppi demografici. Nel mondo le biennali continuano a essere importante barometro per misurare le pressioni sociopolitiche. I problemi socioeconomici, geopolitici e ambientali che la Biennale di San Paolo è capace di registrare possono aiutarci a dare forma a un futuro più giusto e umanitario”.
Livia Montagnoli
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