Gli architetti di Piuarch costruiscono la fabbrica delle mitiche Pastiglie Leone
Abbiamo intervistato Germán Fuenmayor, uno dei soci fondatori dello studio di architettura milanese Piuarch, che realizzerà l’espansione della fabbrica di Pastiglie Leone nella periferia torinese
L’avvio dei lavori per la costruzione della nuova sede delle Pastiglie Leone a Collegno (vicinissimo a Torino) è stata l’occasione per fare il punto dei progetti in corso di Piuarch, con Germán Fuenmayor, uno dei quattro soci fondatori (con Francesco Fresa, Gino Garbellini e Monica Tricario) dello studio di architettura con sede a Brera.
L’espansione della fabbrica dello storico marchio torinese, specializzato nella produzione delle pastigliette dolci dai colori pastello (e ultimamente anche nel settore cioccolatiero), è uno degli ultimi interventi degli architetti milanesi che, nel corso di 28 anni di attività (dal 1996), si sono fatti conoscere per la lunga collaborazione con Dolce & Gabbana Spa (40 boutique in tutto il mondo, da Milano a New York, da Parigi a Tokyo, la factory di Incisa Val d’Arno, uffici amministrativi, il ristorante Gold a Milano). Sempre nell’ambito del settore dei luxury brand, da ricordare la progettazione della nuova Fendy Factory a Bagno a Ripoli (Firenze), un complesso di circa 14mila mq concepito sulla base di elevati criteri paesaggistici e alta efficienza energetica.
Altro edificio iconico realizzato dallo studio milanese è il Quattro Corti Business Centre (2010) di San Pietroburgo, vicino alla cattedrale di Sant’Isacco, mentre fra i progetti in corso di realizzazione vanno citati gli Snam Headquarters e gli Human Technopole Headquarters & Campus (Milano).
Intervista a Germán Fuenmayor di Piuarch
Il nuovo stabilimento Pastiglie Leone, che la presidente della società Michela Petronio ha ribattezzato la “Fabbrica della felicità”, raddoppierà entro l’autunno 2025 gli spazi produttivi portandoli dagli attuali 10mila mq a 17mila, con una parte significativa (3.200 mq) dedicata all’area esperienziale fruibile dal pubblico di visitatori. Come vi siete confrontati nella progettazione con esigenza di far convivere spazi produttivi e ludico-esperienziali?
È stata una sfida entusiasmante. Abbiamo avuto ben presente la lunga storia di Leone, la tradizione, la forte immagine aziendale ma con chiara l’idea di dover guardare al futuro. Per esempio, nella facciata abbiamo giocato con l’archetipo della fabbrica classica piemontese in mattoni, sviluppando poi il progetto sui colori che sono una caratteristica della produzione Leone. Sarà una specie di sipario che invita ad addentrarsi all’interno, dove si salirà piano piano verso gli spazi produttivi che si potranno vedere dall’alto attraverso una vetrata. Non sarà possibile, per motivi sanitari, avere un contatto diretto, ma abbiamo puntato il più possibile ad un’esperienza immersiva. Si vedrà veramente la produzione, non una simulazione come in alcune altre fabbriche dolciarie aperte ai visitatori.
Come in altri vostri progetti, per questa fabbrica certificata Leed Gold che ha l’ambizione di diventare un landmark della periferia torinese (sarà ben visibile dalla tangenziale) e un punto di richiamo turistico, l’integrazione con il paesaggio ha determinato scelte importanti?
In accordo con la proprietà, abbiamo dato un peso fondamentale anche alla qualità degli spazi di lavoro. Ci saranno affacci esterni, vetrate, luce non solo da lucernari, spazi verdi integrati. Nella lobby d’ingresso affacceranno lo shop, la caffetteria, la reception e, mi piace sottolinearlo, la serra che sarà una zona verde circolare che guiderà i lavoratori verso l’area di osservazione della produzione. In un primo momento avevamo ipotizzato una serra tropicale, pensando al cacao e alle sue aree di provenienza, ma poi abbiamo preferito dare spazio anche alle piante aromatiche che hanno una parte importante nella produzione delle pastiglie.
Sempre nell’area torinese avete in corso un altro impegno importante, dove il concetto di “stanze verdi”, ovvero spazi aperti alla comunità in comunione con la natura diventano un elemento importante della progettazione.
Sì, nel centro di Venaria Reale, non lontano da una della più belle residenze sabaude, stiamo lavorando ad un Hub della Cultura, un progetto di rigenerazione urbana finanziato con 7 milioni di euro dai fondi PNRR. I lavori del primo lotto sono già appaltati, prevediamo di completare il tutto per inizio 2026. Si tratta della realizzazione di un polo culturale aperto alla comunità in un’area un tempo occupata da caserme che sono state demolite. Nella progettazione abbiamo però richiamato il sistema di corti, tipico delle grandi caserme: sorgeranno due nuovi edifici accanto alla preesistente biblioteca Tancredi Milone. Il primo ospiterà il museo della storia della città di Venaria Reale, un archivio storico e spazi per associazioni e coworking; il secondo sarà sede di un auditorium da 260 posti e di sale polifunzionali.
Prossimo appuntamento il 2 maggio 2024 in Piazza Gae Aulenti per un evento piuttosto atteso?
Abbiamo progettato l’Entrance Box del nuovo store UNIQLO a Milano di fronte al Porta Nuova Building, l’edificio che avevamo già realizzato in quest’area. È un intervento molto leggero, dalla forma curvilinea con linee dolci in dialogo con il contesto senza creare ostruzione. Dovrà richiamare l’attenzione verso il negozio che si sviluppa al piano interrato.
Il Box contiene le vetrine espositive, l’ascensore e le scale mobili per accedere allo spazio di vendita e presenta una facciata a ‘doppia pelle’ che evidenzia la leggerezza della struttura e la sua apertura allo spazio intorno, attraverso uno studio sulle trasparenze e il bilanciamento di pieni e vuoti.
Dario Bragaglia
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