Carriera lunga di un curatore giovane. Intervista a Saverio Verini
Saverio Verini ha un percorso di curatore militante a fianco degli artisti. A un anno dalla nomina alla direzione dei Musei Civici di Spoleto racconta progetti passati e futuri e tira il bilancio dell’esperienza
Saverio Verini (Città di Castello, 1985) è curatore con una formazione da storico dell’arte, che non è scontato. Il modo in cui dialoga e scrive degli artisti è quello approfondito e acuto di chi non si ferma alla superficie delle cose ma le penetra fino in fondo per poterle conoscere e proporre con spirito critico.
Da sempre dedito a mostre e progetti nell’arte e nella cultura contemporanea, ha collaborato con numerose istituzioni: dal dipartimento editoriale del Museo MACRO di Roma alla Fondazione Ermanno Casoli a Fabriano, dalla Fondazione Memmo alla Fondazione Pastificio Cerere di Roma. Ha collaborato inoltre con la Quadriennale, l’Accademia di Francia – Villa Medici, l’American Academy, l’Istituto Polacco, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, il Festival Internazionale di Fotografia, tutti a Roma, e ancora con il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, la Civitella Ranieri Foundation di Umbertide, l’Istituto Italiano di Cultura di Parigi, e ha curato dal 2017 al 2022 Straperetana in collaborazione con la Galleria Monitor a Pereto, in Abruzzo. Attualmente direttore ai Musei Civici di Spoleto, in questa intervista racconta il suo percorso nella curatela, a fianco degli artisti.
Intervista a Saverio Verini
Ancora studente fondavi, insieme a quelli che sarebbero diventati illustri colleghi, il collettivo curatoriale Sguardo Contemporaneo, cosa continui a portare con te di quell’esperienza.
È stata una vera e propria palestra. Grazie all’attività di Sguardo Contemporaneo, nata inizialmente tra i banchi dell’università come rivista online, ho avuto modo di cimentarmi con la scrittura legata all’arte; in seguito, abbiamo cominciato a ideare dei nostri progetti espositivi, che hanno permesso a tutto il gruppo di incontrare tantissimi artisti e confrontarsi – poco più che ventenni – con il mondo della curatela.
In questo senso che consigli daresti a dei giovani curatori?
Oltre a formarsi attraverso la lettura di saggi e testi specifici, il consiglio che mi sento di dare è proprio quello di fare gruppo, condividere percorsi con altre persone che hanno la stessa passione; e poi, senza dubbio, frequentare gli studi degli artisti e cercare di vedere quante più mostre possibile, ovunque capiti.
Ricorre circa un anno dalla tua nomina alla direzione dei Musei Civici di Spoleto…
È stato un anno impegnativo, a volte difficile, ma intenso e molto bello, con tanti progetti espositivi che, a partire da Palazzo Collicola, hanno coinvolto decine di artisti.
Proviamo a fare un po’ di elenco.
Sono state organizzate mostre personali di autori di diverse generazioni e provenienze come Flavio Favelli, Calixto Ramírez, Petra Feriancová (quest’ultima a cura di Tiago de Abreu Pinto e Davide Silvioli), Eduard Habicher; allestite due mostre collettive, La sostanza agitata, dedicata al lavoro di artisti sotto i 35 anni di età che in Italia portano avanti una ricerca in ambito plastico e scultoreo (Spoleto è inscindibilmente legata a questo linguaggio, a partire dalla mostra Sculture nella città curata da Giovanni Carandente nel 1962) e Infinita infanzia, sul rapporto tra arte contemporanea e infanzia; ospitate installazioni di emergenti come Francis Offman e Daniele Di Girolamo. Inoltre, al secondo piano, dove si trova la collezione permanente di arte contemporanea, è stata allestita una selezione di opere su carta di Leoncillo, celebre artista spoletino, che erano conservate nei depositi.
Altre cose?
Oltre al programma espositivo sono stati organizzati incontri con Enzo Cucchi, figura di primo piano dell’arte contemporanea, e presentazioni che hanno visto protagonisti voci tra le più originali della cultura italiana come il fumettista Dottor Pira, lo scrittore Alessandro Gori, la storica dell’arte Tania De Nile, senza contare i numerosi laboratori, visite guidate e attività didattiche rivolte sia ai bambini che agli adulti.
Il pubblico ha recepito bene?
Tutti questi appuntamenti hanno ricevuto buonissimi riscontri da un punto di vista della partecipazione, così come le inaugurazioni delle mostre, che vedono ogni volta la presenza di un ampio pubblico formato da persone provenienti da Spoleto, dall’Umbria e da fuori regione.
Il Polo che conduci comprende siti molto eterogenei e dislocati in diverse aree della città, da Palazzo Collicola al Museo del Tessuto e del Costume, dalla Casa Romana (un’antica domus sotto la piazza del Municipio e il Palazzo comunale) al Museo delle Scienze e del Territorio, dal Museo delle Miniere alla Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo. In che modo hai pensato di valorizzarli tutti?
Si tratta di un patrimonio enorme, non semplice da gestire. Fin dall’inizio – dall’estate 2023 – ho cercato di mettere in rete le diverse sedi, attraverso interventi temporanei di artisti in tutti gli spazi, ma anche con progetti che hanno visto scambi e interazioni tra i musei (penso al festival Fauna, che ha messo in rete parte dei Musei Civici e il Museo nazionale del Ducato di Spoleto alla Rocca Albornoz), così come con l’ideazione di un’identità visiva coordinata, nata dalla collaborazione con l’agenzia culturale Viaindustriae. Oltre a Palazzo Collicola, anche gli altri siti hanno ospitato incontri di approfondimento, presentazioni, visite guidate, laboratori e progetti speciali; tutte attività che, unite alla “vita ordinaria” di questi luoghi, contribuiscono a rendere la rete dei Musei Civici un polo capace di generare momenti di incontro, studio, approfondimento, socialità.
Quali le realtà con cui collabori e ti interfacci più assiduamente sul territorio?
Le collaborazioni e il dialogo costante con le persone, le associazioni e le istituzioni del luogo sono una parte fondamentale del programma culturale. Oltre all’Amministrazione Comunale, al Dipartimento Cultura e alla Biblioteca Comunale, sono moltissime le realtà che hanno contribuito in quest’ultimo anno alla vita dei Musei Civici. Penso alla cooperativa L’orologio, all’associazione Amici di Palazzo Collicola, alla Fondazione Marignoli di Montecorona, all’associazione Amici delle Miniere, a centri di residenza e sperimentazione artistica di respiro internazionale come Mahler & LeWitt Studios e La Mama Umbria International, alla Sala Pegasus, la sezione locale di Italia Nostra, l’associazione OfArch, Spoleto Musica, gli altri musei cittadini e dell’area (il Museo del Ducato, il Museo Archeologico, il museo di Palazzo Lucarini a Trevi, il CIAC a Foligno).
E poi?
Non posso non menzionare le tantissime scuole di ogni ordine e grado che hanno preso parte a visite, laboratori e progetti di formazione, la comunità di artisti che vivono a Spoleto e dintorni (a partire da Franco Troiani), sempre partecipi e collaborativi. Ognuna di queste realtà ha apportato contenuti preziosi, e l’idea è quella di continuare su questa strada, a partire dalla collaborazione con il Festival dei Due Mondi, attrattore culturale di primo piano per la città.
Nel 2022 hai pubblicato per Castelvecchi La stagione fatata. L’infanzia nell’arte contemporanea italiana. Oggi quella ricerca sembra essersi concretizzata nella mostra inaugurata a fine marzo a Palazzo Collicola. Vuoi raccontarcela?
La mostra Infinita infanzia, in corso fino alla metà di giugno, è in parte tratta dal piccolo saggio che ho scritto, anche se mi piace considerare il testo e l’esposizione come due ricerche autonome. Per Infinita infanzia ho coinvolto 23 artisti, per lo più attivi in Italia, che nelle loro pratiche hanno affrontato questioni legate alla fanciullezza o mostrato un’attitudine infantile. È una collettiva a cui tengo molto, che propone una lettura incentrata sulla complessità di questa fase della vita, il suo essere contesa tra scoperta e trauma, gioco e disobbedienza, spensieratezza e inquietudine.
Quali artisti hai coinvolto?
Ci sono nomi noti e ormai storicizzati (Tomaso Binga, Maurizio Cattelan, Luigi Ontani…) al fianco di “mid-career” (Luca Bertolo, Cesare Pietroiusti, Vedovamazzei…) e autori di una generazione più vicina alla mia, capaci di segnalarsi per la potenza delle loro opere (Thomas Braida, Adelaide Cioni, Francesca Grilli, Diego Marcon, Marta Roberti…).
Puoi rivelarci in anteprima novità e progetti inediti per la prossima stagione se non addirittura il prossimo anno?
Sabato 18 maggio ci sarà la Notte dei Musei, con la quale speriamo di replicare il successo dello scorso anno. Il programma estivo, che partirà a fine giugno, vedrà invece una ricca proposta di mostre e progetti espositivi, a cominciare da Palazzo Collicola. Il Piano Nobile ospiterà una personale di Chiara Camoni, co-prodotta dal Festival dei Due Mondi, per il quale l’artista ha realizzato il manifesto dell’edizione 2024; Roberto Fassone, classe 1986, sarà protagonista di una mostra nelle sale del piano terra che ripercorre circa 15 anni di carriera, e credo sia importante che un’istituzione pubblica italiana apra le proprie porte ad artisti sotto i quarant’anni, che in altri paesi hanno molte più opportunità; al secondo piano sarà allestita una selezione di fotografie dalla collezione Attolico, famiglia profondamente legata a Spoleto, che vanta opere di Mario Giacomelli, Gabriele Basilico, Thomas Ruff. Altre iniziative sono in corso di definizione, sia a Palazzo Collicola sia nelle altre sedi; in ogni caso, l’idea è quella di coinvolgere e attivare l’intero polo dei Musei Civici, come avvenuto nel 2023.
Marta Silvi
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati