La street art diventa strumento di attivismo femminista. Intervista a Livia Fabiani
Con la sua associazione VenUs, Livia Fabiani promuove l’empowerment e il networking femminile, per creare un mondo dell’arte più inclusivo, soprattutto attraverso l’arte urbana
Nel 2024, Forbes Italia l’ha inserita nella lista delle 100 giovani promesse under 30 nel panorama nazionale del settore Art & Culture. È laureata in architettura e inizia ad organizzare murales e mostre già a diciotto anni. La sua passione per l’arte e il territorio trova sintesi ideale nella street art. Nel 2022 ha fondato l’Associazione VenUs, di cui è Presidente, per promuovere l’empowerment femminile tramite l’arte urbana, con l’obiettivo di creare una rete che faciliti la comunicazione tra i talenti femminili e il mondo del lavoro in ambito artistico. Abbiamo intervistato Livia Fabiani, per conoscere meglio il suo impegno artistico, professionale e sociale.
Intervista a Livia Fabiani
Che genere di attività sulla parità di genere vengono realizzate all’interno di VenUs Urban Art?
Realizziamo diverse attività, tra cui workshop, tour, murales, talk e formazioni. I workshop non sono finalizzati solo all’apprendimento di specifiche tecniche di street art, ma ogni laboratorio integra una riflessione sulla parità di genere, restituendo visibilità all’immagine di donne che hanno avuto un ruolo importante nella storia e nella società attraverso la creazione di opere con stencil, spray e pennello.
Tra i nostri ospiti più importanti ci sono stati, per esempio, Azzurra Rinaldi, che si occupa di economia e femminismo, Lorenzo Gasparrini, che esplora il concetto di essere uomini decostruiti o l’associazione DonnexStrada, che si occupa di violenza contro le donne e sicurezza in strada.
Offriamo anche tour di street art, durante i quali, quando possibile, coinvolgiamo le artiste stesse per raccontare le loro opere. Infine, i murales, che sono il cuore pulsante di VenUs: collaboriamo principalmente con artiste e realizziamo opere che veicolano significati legati alla parità di genere, attraverso l’arte urbana.
Quale risultati concreti state raggiungendo per rendere le “artiste più indipendenti”, come si legge dal vostro sito?
Sicuramente il nostro progetto è molto ambizioso ma stiamo già ottenendo importanti traguardi. Promuoviamo eventi e mostre che uniscono talenti emergenti e affermati, offrendo alle artiste una piattaforma per esporre le loro opere e diversificare il pubblico, ampliando così le opportunità di networking. Riconosciamo anche l’importanza della divulgazione digitale delle immagini nel mondo odierno e ci impegniamo a garantire massima visibilità al loro talento attraverso i nostri canali social e il sito web.
Quali sono i valori aggiunti che trasmettete e perseguite?
I valori che trasmettiamo si concentrano sulla rottura degli stereotipi per raggiungere una società più equa, accogliendo la diversità di ogni persona come una ricchezza anziché una discriminazione. Promuoviamo l’empowerment delle donne nell’arte e nella società, valorizzando il talento emergente e sostenendo la creatività. Crediamo fermamente che l’arte sia uno strumento potente di cambiamento sociale, capace di ispirare, sensibilizzare ed unire.
Quali resistenze incontrate (se ne incontrate) e come sta cambiando (se sta cambiando) il mondo della street art al femminile?
Ad oggi forse siamo state molto fortunate perché, anziché incontrare resistenze, siamo state spesso supportate da istituzioni che hanno apprezzato la nostra missione e ci hanno coinvolte attivamente.
È innegabile che sempre più donne si stiano dedicando alla street art, soprattutto nel contesto del muralismo, l’arte muraria commissionata e quindi legale.
Resta fermo il fatto che donne incontrano maggiori difficoltà nell’emergere rispetto ai colleghi uomini e c’è ancora l’aspettativa diffusa che dietro di noi ci sia un uomo, un pregiudizio che dobbiamo costantemente affrontare.
L’hub FanfullArt a Roma
Avete avviato un hub artistico a Roma che si chiama FanfullArt… ce ne puoi parlare?
Fino a dicembre 2024, nella mostra diffusa presso il FanfullArt, ogni stanza della guest house ospiterà opere originali di otto artisti e artiste italiane: Alessandra Carloni, JBROCK, Giusy Guerriero, Leonardo Crudi, Maria Ginzburg, Gojo, Le Molecole, Ale Senso.
Nonostante mi sia occupata di selezionare personalmente gli artisti e le artiste, ho voluto coinvolgere, per la stesura del testo critico, Carlotta Vacchelli, docente e ricercatrice in storia e critica del fumetto e storia dell’arte presso la American University of Rome.
Inoltre, grazie alla collaborazione con Toponomastica Femminile, associazione premiata dall’Unione Europea nel 2019 per il loro impegno nella società civile, ogni camera è stata intitolata a una storica viaggiatrice. FanfullArt ha aderito al progetto proposto da loro, Camere d’autrice, sostenuto dalla Regione Lazio, per rendere omaggio alle donne che hanno narrato il mondo. In ogni stanza, sarà presente un libro che racconta la storia di queste viaggiatrici o che è stato scritto da loro stesse.
Al di fuori di ogni stanza, ci sarà un colophon in italiano e inglese, che illustra sia la storia della viaggiatrice che quella dell’artista, accompagnato da un QR code che permette di visualizzare le opere esposte all’interno di ogni camera.
Quali prospettive pensi possano esserci con FanfullArt?
Le prospettive di collaborazione con il FanfullArt sono molto promettenti e offrono diverse opportunità. La mostra, innanzitutto, costituisce un’occasione significativa di scambio internazionale, poiché la presenza di opere d’arte originali può avviare un processo di divulgazione dell’arte italiana all’estero e, in futuro, favorire la promozione di artisti stranieri in Italia.
Inoltre, c’è il potenziale per stabilire una connessione più stretta con il territorio, coinvolgendo attivamente le realtà culturali del Pigneto, quartiere noto per il suo fermento artistico.
Attraverso queste iniziative, la guest house può trasformarsi da una semplice struttura ricettiva a un hub artistico, un luogo di apprendimento e scambio per artisti e cittadinanza, contribuendo così a rafforzare il tessuto culturale e sociale della comunità locale.
I progetti di Livia Fabiani
Hai avviato una collaborazione con una ONG in Brasile – sostenuta dalla Fondazione Hillary Clinton – di Panmela Castro, chiamata la “Regina dei Graffiti”, vicina alle tematiche sulla violenza di genere: che tipo di progetti sono?
Proietteremo per la prima volta in Italia il documentario Graffiti per porre fine alla violenza domestica della ONG brasiliana Rede Nami. Il documentario racconta, attraverso la voce e le immagini di artiste e attiviste, le azioni artistiche volte a sensibilizzare la comunità sul contrasto alla violenza di genere.
La proiezione del documentario in lingua originale con sottotitoli in italiano è resa possibile grazie alla vincita del Bando Gener-Azione 5 della Fondazione Monte dei Paschi di Siena.
Panmela Castro è stata inserita tra le 150 donne più influenti secondo Newsweek… hai avuto modo di conoscerla, ci puoi raccontare che tipo di esperienza è stata ed è per te?
Ho conosciuto e intervistato Panmela Castro nel 2019, quando ero in Brasile proprio per realizzare un progetto di divulgazione della street art femminile oltreoceano. La sua personalità, la sua storia e il suo progetto Rede Nami mi hanno profondamente colpita. Panmela è un’artista poliedrica, che spazia dall’arte urbana alla performance. Ha trasformato i suoi traumi in arte, rendendo universali le sfide e le difficoltà che ha affrontato come donna e come discendente africana; ha utilizzato la performance come forma di catarsi dal dolore, creando, per esempio Ruptura (Rottura).
Quando mi ha raccontato del suo progetto Rede Nami, che unisce la street art al femminismo, ho sentito la necessità di portare una simile iniziativa in Italia, prendendo forte ispirazione dal suo lavoro.
Progetti per il futuro… a medio e lungo termine.
Il 3 e 4 luglio saremo a Palazzo Brancaccio (Contemporary Cluster) per partecipare alla mostra Nubivago organizzata da Veronica Campisano. La mostra presenterà un progetto artistico e fotografico sull’educazione alla sessuo-affettività nelle scuole, includendo riferimenti alla manifestazione dell’8 marzo e alla pratica artistica come forma di attivismo.
Prossimamente ci occuperemo di organizzare una giornata di formazione sulla visibilità delle donne nello spazio pubblico. Inoltre, lanceremo nuovi contenuti online grazie alla collaborazione con Gabriele Orlandini, attivista e fotografo, recentemente entrato nel team. Promuoveremo sui social video per sensibilizzare alle tematiche di genere.
Alessia Tommasini
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati