La storia del ristorante-museo di Santarcangelo, nella Romagna di Tonino Guerra
Fu il poeta e sceneggiatore romagnolo, oltre 30 anni fa, ad affiancare Manlio Maggioli nell’invenzione dell’Osteria La Sangiovesa, omaggio alla romagnolità e alla bellezza del quotidiano. Tra opere d’arte, costumi di scena, versi dialettali e una grotta misteriosa
Sono diversi i motivi per cui Santarcangelo di Romagna vale il viaggio. Il borgo di origini medievali, abbarbicato sul colle di Giove, dista solo una decina di chilometri da Rimini e dalle destinazioni più affollate della Riviera.
Santarcangelo di Romagna, tra storia e poesia
Eppure ha saputo preservare una tranquillità quasi fuori dal tempo, di cui si gode a pieno nelle sere d’estate, passeggiando tra vicoli e piazzette dell’abitato antico, fino a raggiungere la Torre del Campanone (che è però un esercizio di stile neogotico del tardo Ottocento) e la Rocca Malatestiana, completata poco prima della metà del Quattrocento su impulso di Sigismondo Pandolfo Malatesta (oggi si accede prenotando una visita guidata tra saloni e camminamenti di ronda, con la vista che spazia fino all’Adriatico). Si respira, al contempo, una vitalità che è tipica della Romagna fiera di aver fatto dell’ospitalità un valore sacro e insieme molto concreto, alimentato da molteplici attività culturali. Ogni anno, dal 1971, si rinnova in città l’appuntamento con il Festival Internazionale del Teatro in Piazza, manifestazione teatrale tra le più importanti d’Italia. Ma Santarcangelo è anche il paese di Tonino Guerra(1920 – 2012), poeta, scrittore e sceneggiatore tra i più prolifici e felici del Novecento (sono 120 i film da lui sceneggiati, da L’Avventura di Antonioni ad Amarcord di Fellini). Artista multidisciplinare, il suo approccio umanista alla creatività e alle lettere riassume meglio di tante parole lo spirito della Romagna: di Santarcangelo – che pure da qualche tempo ha colpevolmente “abbandonato” il museo a lui dedicato – come di Pennabilli, altro luogo dell’anima del poeta, dove la sua casa-museo aspetta di essere valorizzata come merita.
L’Osteria La Sangiovesa: il ristorante-museo “inventato” da Tonino Guerra
Sulle tracce di Guerra si raggiunge un altro edificio simbolo di Santarcangelo: quel Palazzo Nadiani edificato nel Settecento dal conte omonimo, che si incontra all’inizio della scenografica scalinata in pietra di accesso al borgo antico. Oggi il palazzo è sede di una tavola romagnola doc, l’Osteria La Sangiovesa, progetto di ristorazione pluridecennale avviato dalla famiglia Maggioli, negli ultimi anni ampliato a configurare un’idea di filiera chiusa rispettosa del territorio e delle sue tradizioni, con la realizzazione della Tenuta agricola Saiano. Ma al di là degli indubbi meriti gastronomici dell’impresa, è sulla valorizzazione del patrimonio storico e artistico di Santarcangelo che si sono concentrati gli sforzi della proprietà sin dal recupero dell’edificio antico, riportato alla luce nelle sue architetture interne originarie, fatte di mattoncini, pietre sconnesse e salette concatenate. Al progetto contribuì all’epoca lo stesso Tonino Guerra, che per l’Osteria “disegnò” un’anima fatta di poesia e bellezza: “Qualcosa di nuovo e anche di vecchissimo che meriti di essere scoperto o, se vecchio, dissotterrato dall’indifferenza”, scriveva nel 1984. Per il logo che accompagnava la prima insegna si scelse una donna giunonica disegnata da Federico Fellini (il nuovo logo, disegnato per i 30 anni dell’Osteria, nel 2022, si deve a Roberta Piscaglia); gli ambienti interni furono arredati con oggetti di recupero rintracciati nelle cascine di campagna, testimonianze di una vita materiale di tempi andati.
L’Osteria La Sangiovesa e l’omaggio agli artisti di Santarcangelo, tra pitture e costumi di scena
E poi l’idea di dedicare le diverse sale alle personalità legate alla storia di Santarcangelo. Al pittore seicentesco Guido Cagnacci, di cui la Sangiovesa conserva ed espone quattro opere: uno Studio per la Maddalena penitente, la Maddalena penitente, la Testa di ragazzo cieco e un San Bernardino da Siena, tutte realizzate intorno agli anni ’40 del XVII Secolo. E a papa Clemente XIV, anche lui originario di Santarcangelo: pontefice dal 1769 al 1774, morto in circostanze misteriose, a lui è dedicato l’arco trionfale eretto nel 1777 in piazza Ganganelli, altro monumento simbolo della città. Ma l’omaggio della Sangiovesa ai concittadini illustri non dimentica il Conte Antonio Nadiani, primo proprietario del palazzo, e l’attrice Teresa Franchini (1877 – 1972), stimata interprete teatrale dell’avanguardia del primo Novecento e poi protagonista anche al cinema; della sua eredità, l’Osteria espone una serie di cappelli di scena nella Sala del Teatro dei Condimini. Si torna alle radici del borgo scendendo le scale della Grotta delle Colombaie. Come molti edifici di Santarcangelo, Palazzo Nadiani poggia su grotte scavate nel tufo e nell’arenaria, forse cantine o ambienti votivi, di cui le origini si perdono in un passato lontano (in parte visitabili con tour guidati): nei sotterranei dell’Osteria si scopre così un pozzo d’acqua sorgiva, intitolato alla leggenda di Penelope. E il percorso per raggiungerlo è reso più suggestivo dalla presenza di una collezione di colombaie in arrivo da tutto il mondo. Risaliti alla luce, lo sguardo può appuntarsi su ulteriori “dettagli”: le stufe in ceramica realizzate su disegni di Tonino Guerra – dai nomi che evocano un “vecchio autunno”, “ricordi perduti” e “pianeti sognanti” – i tessuti stampati a ruggine dalla Stamperia Artigiana Marchi (con un mangano seicentesco), il lucernaio di vetri dipinti a mano da Mario Arnaldi (ancora su disegni di Guerra), i versi riuniti nell’Orto dei Poeti, omaggio ai parolieri locali, da Giuliana Rocchi a Raffaello Baldini, a Nino Pedretti.
Livia Montagnoli
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati