Il Padiglione Italia alla Fiera del libro di Francoforte è una piazza pensata da Boeri. Intervista
A due settimane dalla 76esima edizione della storica kermesse di editoria, l’architetto Boeri spiega le peculiarità del Padiglione Italia. Progettato dallo studio Stefano Boeri Interiors, l’allestimento attinge all’archetipo urbano della piazza, esaltandolo come luogo del possibile
“La piazza dell’architetto Boeri porta a Francoforte quell’idea di socialità e quel senso di comunità per cui gli italiani sono famosi nel mondo” racconta Mauro Mazza, Commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle attività connesse alla partecipazione dell’Italia alla Fiera del libro di Francoforte 2024. Dal 16 al 20 ottobre prossimi, l’Italia partecipa alla Frankfurter Buchmesse come paese ospite d’onore: non accadeva dal 1988. Radici nel futuro è il claim del progetto, nonché il tema guida del Padiglione Italia della cui progettazione è stato incaricato lo studio multidisciplinare Stefano Boeri Interiors. Fulcro dell’intervento è la già citata piazza, concepita a partire da un’idea condivisa con lo storico dell’arte Giovanni Agosti. Al suo interno non mancheranno “l’Arena e il Caffè Letterario, i due luoghi in cui si alterneranno più di cento relatori”, prosegue Mazza. “Puntiamo a raccontare le diverse anime della Nazione attraverso il confronto, un modo per valorizzare l’espressione di una pluralità di punti di vista e sensibilità. Non vogliamo sovrapposizioni, né omologazioni. Questo è lo spirito con cui l’Italia Ospite d’Onore cercherà di dimostrare a Francoforte che la cultura unisce, anche nella diversità. Unisce proprio come fa una piazza.” A essere celebrata sarà “la letteratura italiana di ieri, oggi e domani ma non intendiamo sottovalutare le altre componenti della cultura: quasi ogni sera offriremo un concerto alla città di Francoforte, dall’omaggio a Puccini alla performance de Il Volo. E poi spazio anche alle altre arti grazie alla presenza nel programma dei cosiddetti ‘testimoni del tempo’, tra cui lo stesso Boeri che in un incontro con Giovanni Agosti parlerà di architettura“, anticipa il Commissario straordinario.
Stefano Boeri e il progetto del Padiglione Italia alla Fiera del libro di Francoforte
Quella della piazza italiana è un’immagine, per certi versi, rassicurante. Com’è stato messo a punto il concept del progetto di allestimento?
La piazza storica italiana è definita da due grandi elementi. Da un lato una fortissima compostezza spaziale, fisica: la piazza è un elemento determinato, fissato, con una specie di sua grammatica interna ricorrente, composta dalle colonne, dal porticato, dalla gradonata, dalla presenza di un monumento o di una fontana. A fianco a questa compostezza, a questa capacità di tenere saldo il principio di uno spazio vuoto attorno al quale cresce una maglia edilizia, c’è una seconda componente: è l’imprevedibilità dei comportamenti, ovvero la massima libertà. La piazza è un luogo sostanzialmente privo di codici prefissati. L’unione di questi due elementi è bellissima: vuol dire che in una piazza italiana può accadere di tutto. Può esserci una sfilata, una processione religiosa, un delitto, una scena d’amore, una manifestazione politica, un mercato, un concerto e molto altro.
Come si sposa questa interpretazione della piazza italiana con una fiera di editoria?
In un luogo come Francoforte, in una manifestazione come quella dedicata ai libri e alla straordinaria circolazione del sapere attraverso i libri, abbiamo pensato che fosse bello ricostruire – naturalmente in miniatura – una piazza italiana. Uno spazio che per sua natura presenta varie declinazione, sia storiche che funzionali, ma nel quale restano sempre alcuni elementi costitutivi. E su quelli abbiamo voluto lavorare.
Nel Padiglione Italia, accanto al vuoto della piazza, si collocano sale e ambienti perimetrali.
Sì, sono spazi distinti con singoli allestimenti e materiali specifici: si va dalla stanza con la mostra dedicata a Il Principe di Niccolò Machiavelli a quella con 600 libri tradotti dal tedesco all’italiano. E, come succede in una piazza, in cui le diverse architetture affacciano sulla piazza stessa divenendone parte, anche queste stanze saranno definite nella loro spazialità, nel loro tono e colore, nella sequenza degli ingressi.
L’Italia è ospite d’onore a Francoforte con il progetto “Radici nel futuro”
Come sarà strutturato il percorso di visita?
Entrando ci si troverà davanti a un info desk, non alla piazza stessa. Abbiamo preferito che fosse una sorpresa, esattamente come quando si arriva da un vicolo, una strada stretta, un carruggio e all’improvviso compare uno spazio aperto. Abbiamo cercato di ricostruire quella stessa sequenza di esperienze, immagini e percezioni che si ha quando effettivamente si entra in una piazza storica italiana. La nostra sarà di circa 2300mq.
Accennava al colore: insieme alla luce e ai materiali contribuisce a definire l’identità di un allestimento. Quali scelte avete compiuto su questi fronti?
Ovviamente non potevamo utilizzare materiali come marmo, pietra o granito in un allestimento temporaneo. Abbiamo però voluto restituire lo stesso quella natura sostanzialmente monomaterica che spesso hanno le piazze: di solito i materiali che disegnano la pavimentazione interna, la gradonata, i portici, le colonne hanno una certa unità. L’abbiamo tradotta attraverso l’uso del legno: quindi la piazza sarà, nelle facciate e nella pavimentazione, realizzata con pannelli prefabbricati in legno (abbiamo concordato con la fiera di Francoforte che non vengano poi sprecati, ma riusati per eventi successivi), mentre per le colonne prevediamo una tipologia di poliuretano che permette di modellarle. Stiamo parlando di 33 colonne, alte circa 4 metri e divise in 5 principali famiglie. Vorremmo che la piazza se accendesse con i colori dei libri, degli arredi, delle persone; per questo, abbiamo cercato di non schiacciare i comportamenti imprevedibili con un acceso timbro cromatico. Attorno, invece, le stanze avranno impronte cromatiche molto nette.
Non è la prima volta che lo Stefano Boeri Interiors attinge all’articolazione urbana per presentare, nel contesto internazionale e attraverso gli allestimenti fieristici, l’Italia. Perché?
È una specie di ossessione implicita che attraversa tutto il nostro lavoro, seppur a scale diverse. La dimensione urbana quasi sempre viene approcciata: nel progetto di una piazza, di una radura, di un luogo aperto circondato dalla densità degli edifici o dagli alberi. È qualcosa che accomuna tutto il nostro lavoro. Penso alla piccola piazza fatta ad Amatrice così come al grande centro buddista che stiamo realizzando adesso in Cina, basato proprio sulla presenza di una grande piazza verde circondata dagli alberi.
Valentina Silvestrini
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