Cosa vuol dire fare management museale a Venezia? Parla la Presidente dei Musei Civici Mariacristina Gribaudi 

Undici musei dislocati tra isole e terraferma non sono cosa facile da gestire. Lo sa bene Mariacristina Gribaudi, Presidente della Fondazione Musei Civici di Venezia. Intervista a tutto tondo

Quali sono le sfide che devono affrontare i musei veneziani? Quali le strategie adottate per superarle? In che modo si aprono alla comunità locale, sempre più oppressa dal turismo di massa? Queste le domande che abbiamo posto a Mariacristina Gribaudi, dal 2015 Presidente della Fondazione Musei Civici di Venezia, che riunisce ben undici musei e spazi espositivi tra il centro storico, le isole minori e Mestre. Una lunga intervista che fa il punto sulla direzione che la Fondazione sta prendendo in merito al management e alle politiche culturale. 

Mariacristina Gribaudi. Foto Tiziano Scaffai
Mariacristina Gribaudi. Foto Tiziano Scaffai

Intervista a Mariacristina Gribaudi 

Gli ultimi due anni sono stati segnati da diverse sfide per i Musei Civici, non ultima l’organizzazione di un nuovo assetto organizzativo che si inserisce in un dibattito, mai esaurito, su quale sia la miglior governance museale. 
Questa domanda mi permette di ribadire quella che è stata una scelta operata da Fondazione, in virtù di una maggiore efficienza gestionale. All’inizio del 2024 è stato affidato il coordinamento generale delle attività di Fondazione al suo Segretario Organizzativo, Mattia Agnetti, che nell’incarico riporta direttamente al Presidente e al Consiglio di Amministrazione. Nel quadro di questa riorganizzazione aziendale, è stata affidata la direzione scientifica a Chiara Squarcina (già Dirigente di Area Attività Museali). Un ruolo indicato, appunto, come “Direttore scientifico”. Ovvero: che opera e dirige la produzione scientifica dei Musei, in stretto contatto con i diversi conservatori delle sedi, riporta al Segretario Organizzativo, il quale ha poi cura di integrare le proposte culturali e scientifiche in ottica economica, finanziaria e giuridica che poi il Consiglio discute, approva, modifica o rigetta. Una modalità che è nella natura e nello statuto di Fondazione e che abbiamo convenuto essere, in questo momento storico, indispensabile per le grandi sfide che MUVE sta affrontando. E che, ad oggi, ha premiato con un programma del 2024 ricco e impegnativo, un palinsesto di mostre inaugurate contestualmente a Biennale Arte, una mostra importantissima su Marco Polo, importanti interventi di valorizzazione delle collezioni e interventi nelle sedi. E con un 2025 che si prospetta altrettanto impegnativo.  

Come si è compiuta questa “riorganizzazione aziendale”? 
Trovo importante sottolineare che la scelta operata da Fondazione è stata portata avanti in più step: dapprima con la nomina di tre componenti esterni che sono stati scelti per la loro esperienza internazionale in settori diversi e affini per garantire multidisciplinarietà, Christine Macel, Angelo Lorenzo Crespi, Marco Leona, che compongono un comitato scientifico di altissimo valore. Comitato che, non va mai dimenticato, è composto da tutti i responsabili delle sedi e dei servizi. Sono figure professionali di altissimo profilo, competenza, preziose e indispensabili per la gestione, la valorizzazione, la vita dei musei di Venezia, unici per estensione, per quantità e varietà delle collezioni.  

Ad esempio? 
Penso a Elisabetta Barisoni, responsabile di Ca’ Pesaro referente per il moderno e contemporaneo, ad Alberto Craievich, responsabile di Ca’ Rezzonico per il Settecento e non solo, per non parlare di quanto i direttori e conservatori del Museo di Storia Naturale un punto di riferimento per la divulgazione scientifica nazionale e internazionale. Sono loro ad affiancare il CdA con funzione di supporto alle decisioni, assicurando visione di lungo periodo nel mondo della cultura e una capacità di lettura dei fenomeni legati a tutti gli aspetti della vita museale, artistica e di produzione culturale. Senza dimenticare i conservatori, sia di lunga esperienza quanto giovani studiosi che nei musei hanno la possibilità di mettersi in gioco. Investire in risorse interne, significa dare a tutti la possibilità di crescere. Sono certa che sia stata la scelta più lungimirante, che darà ancora soddisfazioni. 

Ca' Pesaro - Galleria Internazionale d'Arte Modern. Foto Andrea Avezzù
Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Modern. Foto Andrea Avezzù

Il management museale e le sfide di Venezia 

Undici musei non sono facili da gestire, soprattutto in una città particolare come Venezia. Quali sono le sfide più importanti e in che modo le superate? 
Direi che un insieme di sfide, e una grande opportunità per mettere a sistema pratiche di buona gestione del patrimonio pubblico. La prima fra tutte è la ricerca della sostenibilità economica di una rete museale di questa portata. Il sistema di gestione dei Musei  Civici  di Venezia è orientato sempre, in egual misura, alla produzione scientifica e culturale quanto alla gestione efficiente della cosa pubblica, mantenendosi indipendente dall’utilizzo della sua finanza e generando risorse proprie che non derivino dalla bigliettazione. Può sembrare un discorso venale, ma è proprio la gestione rigorosa del patrimonio museale a generare risorse e potenzialità. Valorizzando il patrimonio, si generano nuove risorse, si diversificano le fonti di entrata e si efficienta la gestione dei costi, avendo come scopo la stessa tutela, valorizzazione, studio, ricerca e non ultimo, fruizione del patrimonio. Le collezioni d’arte, le collezioni storiche, le collezioni scientifiche sono il nostro valore patrimoniale. L’azione di conservazione e valorizzazione diventa così una la conseguenza di una gestione del ciclo di progetto di matrice aziendale.  

In una città sempre più affollata di turisti e sempre meno ospitale nei confronti dei suoi cittadini (come rivela il tasso di abbandono del centro storico) come si comporta il management museale? 
L’idea che da sempre ho dei musei è che siano vissuti, prima di tutto, dai cittadini. Questo significa offrire spazi, attività, idee, ispirazione. Banalmente, ma nemmeno troppo, organizzando luoghi accoglienti, dove lavorare con wi-fi, baby pit-stop per genitori, caffetterie aperte al pubblico anche in aree non soggette a bigliettazione – a Ca’ Rezzonico, a Ca’ Pesaro e al Museo Correr – e dove, comunque, i nati e residenti nel comune di Venezia possono accedere gratuitamente, sempre. E dove i residenti di 45 comuni limitrofi possono beneficiare della gratuità, per circa un giorno ogni mese. Un modo per incentivare una frequentazione che sia il più possibile quotidiana dei cittadini, anche e soprattutto di quelli nuovi, perché nuovi occhi e nuove letture del patrimonio artistico e culturale sono indispensabili per la crescita dei musei.  

Quali sono le altre misure che mettete in atto per venire incontro alla cittadinanza? 
Anche l’estensione degli orari in alcuni periodi e occasioni è un segnale, letteralmente, di apertura alla città: significa diversificare i flussi, dare la possibilità di visitare un museo anche durante la settimana, in orario serale. Pensate solo a cosa può voler dire visitare Palazzo Ducale in una sera d’estate, quando la chiusura è alle ore 23. È un privilegio alla portata di tutti. 
Crediamo fermamente che i Musei Civici possano avere ruolo centrale nel promuovere un turismo più sostenibile e diversificato. Oltre a far conoscere le diverse sedi, la strategia di promozione dei musei concorre a distribuire meglio i flussi turistici.  Attraverso mostre e attività coinvolgenti, con proposte mirate come i combo-ticket per aree di interesse – Musei del Contemporaneo con Ca’ Pesaro e Museo Fortuny, Musei del Settecento con Casa Goldoni, Museo Palazzo Mocenigo e Ca’ Rezzonico, Musei delle Isole con vetro a Murano e merletto a Burano – possiamo incoraggiare i visitatori a scoprire l’autenticità, la storia, la vita di Venezia 

A questo proposito, ci sono differenze tra gli spazi del centro storico e quelli sulla terraferma? 
Inevitabilmente, ed è un bene perché permette di porre in essere nuove strategie, di studiare, di applicarsi, di sperimentare. La proposta di musei a Venezia è densissima e, nel tempo, si sta radicalizzando sempre più anche in terraferma. Tenere presente le caratteristiche specifiche dei luoghi, il suo pubblico potenziale, le necessità specifiche delle comunità che vivono il territorio è imprescindibile. Così come lo è fare rete. Nel tempo e con queste premesse, ha preso forma in centro città un “chilometro quadrato” della cultura in cui che comprende diversi players, la Biblioteca VEZ, Il Teatro Toniolo, il Centro Culturale Candiani, il distretto M9, fino agli spazi gestiti da MUVE che apriranno a dicembre, l’ex Emeroteca, che sarà un luogo di produzione, con residenze per giovani artisti realizzate anche con Fondazione Bevilacqua La Masa. Operare in un diverso ambito significa dover diversificare la proposta e cambiare schemi, anche mentali, portare e ampliare il proprio know how, impegnare nuove risorse e competenze, generare nuove professionalità. Significa imparare. E il pubblico, le persone, questo l’hanno capito. 

MUVE Education
MUVE Education

Le iniziative dei Musei Civici di Venezia 

A suo avviso, quanto la cultura è ancora una priorità per l’amministrazione comunale e (dal suo punto di vista interno alla Fondazione Musei Civici) in che modo si manifesta questa priorità? 
Mirare alla sostenibilità, anche economica, è sinonimo di cura, di visione, di impegno nel voler tramandare qualcosa al futuro e come Fondazione siamo chiamati ad amministrare il patrimonio pubblico nel modo più efficiente, senza gravare sulla spesa pubblica. Su mandato dell’amministrazione siamo chiamati alla buona gestione e alla valorizzazione, la nostra responsabilità come ente museale è di essere attivi, partecipativi e partecipati. Fondazione ha ormai compiuto 15 anni, si è consolidata, rafforzata, riuscendo ad investire in mostre per quasi 3 milioni all’anno, creando legami e, sempre su mandato dell’Amministrazione Comunale, interviene sempre più “fuori museo”; con interventi anche strutturali realizzati con risorse proprie.  

Può fare alcuni esempi di questi interventi? 
Parliamo di impegni del valore di 4 milioni di euro per l’ampliamento del Museo del Vetro a Murano, l’importante restyling del secondo piano del Museo Correr, per destinarlo alle mostre temporanee. Può essere vista come una anomalia, ma di fatto è un caso unico: reso possibile proprio dallo stato di salute ottimale del sistema musei. Torno a menzionare i progetti su Mestre perché sono una delle principali sfide in cui siamo stati coinvolti e in cui abbiamo avuto la possibilità di metterci in gioco nell’ambito prettamente museale/espositivo, ma variando e spaziando anche nelle competenze; partendo da quello che, come Fondazione, sappiamo fare cioè la valorizzazione delle collezioni, con i progetti al Centro Candiani che partono dalle collezioni di Ca’ Pesaro, fino a nuovi orizzonti che ci vedono coinvolti nella rigenerazione, riattivazione e restituzione di spazi alla città come centri di produzione per giovani artisti in residenza. Ma i musei veneziani parlano non solo alla città ma al mondo e questo lo abbiamo sempre ben presente. Per questo siamo sempre più impegnati nella realizzazione di progetti scientifici all’estero, con un sistema di mostre organizzate in collaborazione con istituzioni internazionali, come le partnership attivate con Philadelphia Art Museum e Brooklyn Museum. Una rete sempre più estesa. 

Fra i temi più rilevanti del management culturale vi sono senza dubbio le esternalità positive generate dai musei sulle persone, sui territori e sulle comunità. Quali iniziative ha messo in atto la Fondazione MUVE in questo senso e come ne vengono misurati i risultati? 
Il primo indicatore è senza dubbio la partecipazione di pubblico. Nel 2023 abbiamo ottenuto un incremento di visitatori di musei e mostre del 13,7% rispetto al 2022 per un totale di oltre 2,3 milioni persone. E non parliamo solo di turisti nell’area marciana, ma di una crescita complessiva dei musei che sono diffusi in città e nelle isole. E poi ci sono i progetti proposti da MUVE Education, realizzati su misura per tutti, che danno la misura di quanto la cultura sia ricercata, voluta, scelta: nel 2023 le persone che hanno beneficiato sono state quasi 40mila, tra scuole e famiglie ma anche tante persone con esigenze specifiche, persone detenute, persone con Alzheimer e anziani con condizioni neurodegenerative assieme ai loro caregivers, fino a progetti dedicati al dialogo interculturale, indispensabili per vivere e raccontare il mondo di oggi, per condividere ed educare alla bellezza, dentro e fuori i musei. E per ricordare che i musei sono luoghi di incontro, di scambio, di crescita, di ispirazione, dove sperimentare, luoghi della collettività, da vivere, da abitare. Sempre promuovendo la cultura dell’accoglienza e la partecipazione di tutti, con uno sguardo agli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.  

Museo Fortuny. Foto Massimo Listri
Museo Fortuny. Foto Massimo Listri

Accessibilità, digitalizzazione e formazione nei Musei Civici di Venezia 

Dal punto di vista più specifico dell’accessibilità museale, quali risultati sono stati raggiunti e quali, invece, devono ancora essere perseguiti? 
Quale sia la modalità migliore per combinare la realizzazione di politiche culturali efficaci, rivolte ai cittadini, che abbiano un impatto sociale costruttivo e di crescita, con modelli organizzativi caratterizzati da un’efficienza gestionale e un appropriato uso delle risorse pubbliche e private è una domanda aperta, una sfida e un motivo di riflessione. Non esiste un’idea unica e nemmeno una ricetta perfetta, ma ci sono molte possibilità e campi d’azione.  

E per quanto riguarda la digitalizzazione? 
Come per tutti – o quasi – i musei, la digitalizzazione del proprio patrimonio è un passo imprescindibile, tanto per il lavoro e l’utilizzo interno che per la fruizione di studiosi, ricercatori, curiosi. La banca dati conta oltre 50mila schede. È un lavoro continuo che attualmente non potrebbe essere altrimenti considerata la portata del patrimonio e la sua incredibile varietà.  
Grazie a collaborazioni esterne abbiamo avuto anche possibilità incredibili, come la fotografia e la digitalizzazione di Palazzo Ducale realizzata nel 2020 da ICONEM: un’operazione unica nel suo genere perché unico è il soggetto interessato con il suo patrimonio artistico, inteso complessivamente e in maniera inscindibile, nel contesto architettonico unito a quello scultoreo e pittorico. Un patrimonio di fotografie, rilievi e immagini ad altissima definizione che rappresenta ancora oggi un valore inestimabile per la frequente finalità di conservazione, realizzato da un patrimonio iconografico che permette di effettuare in modo puntuale eventuali controlli e verifiche su dettagli, di prendere misurazioni precise. Un progetto concluso ma non esaurito.   

La Fondazione Musei Civici di Venezia si dota anche percorsi di alta formazione, organizzati da MUVE Academy: quali collaborazioni sono state messe in atto a tal proposito? E quali sono le anticipazioni per il futuro prossimo? 
Moltiplicare i servizi, far dialogare impresa, formazione, ricerca e networking è una delle necessità del mondo contemporaneo a cui i musei di oggi sono chiamati a rispondere. Così le istituzioni vivono, concorrendo a creare nuove prospettive sulla storia, il mondo contemporaneo e il futuro partendo, nel nostro caso, dalla ricchezza e molteplicità delle collezioni civiche. Con questo intento è nata MUVE Academy, il progetto di Fondazione Musei Civici di Venezia pensato per far dialogare offerta formativa, patrimonio museale e relazioni con Istituzioni, enti di ricerca e atenei. Occupandosi di incontri dedicati alla governance museale, con gli appuntamenti Incontri intorno al Management della Cultura fino allo studio e pratica dei “saperi” tradizionali e artistici con i corsi dedicati alla calligrafia e alla lavorazione del vetro artistico alla Scuola Abate Zanetti e al Museo del Vetro a Murano, al design del vetro, allo studio del patrimonio tessile al Museo di Palazzo Mocenigo, fino alla ricerca in progetti accademici in ottica di sostenibilità ed efficientamento anche energetico. Sono queste le sfide che ci attendono per il 2025, insieme a grandi mostre di ricerca e indagine storico artistica, come quella dedicata ai Pittori Veneto Cretesi a Palazzo Ducale, all’eredità del moderno e della Avanguardie, con l’eccezionale restituzione del fregio completo di Giulio Aristide Sartorio Il Poema della Vita Umana e Gastone Novelli a Ca’ Pesaro, il dialogo tra Ontani e Canova al Museo Correr fino alla consueta tappa autunnale a Mestre con Munch.

Alberto Villa 

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Alberto Villa

Alberto Villa

Nato in provincia di Milano sul finire del 2000, si occupa di critica e curatela d'arte contemporanea. Si laurea in Economia e Management per l'Arte all'Università Bocconi con una tesi sulle produzioni in vetro di Josef Albers e attualmente frequenta…

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