A Lucca c’è una mostra per riscoprire lo scrittore Enrico Pea
Enrico Pea fu scrittore, traduttore, manager teatrale e collezionista. Attraverso documenti, libri, fotografie e dipinti, al Palazzo Ducale di Lucca si ricostruisce il profilo non solo di Pea, ma anche del fermento culturale che lo circondava
“Scalpellatore di parole e di uomini”: così Eugenio Montale nel 1931 aveva definito l’amico Enrico Pea (Seravezza, 1881 – Forte dei Marmi, 1958), per il quale il poeta nutriva grande stima. In effetti, Pea era un letterato sui generis: scrittore, traduttore, manager teatrale e soprattutto animatore del Quarto Platano, il circolo culturale nato sotto gli alberi del caffè Roma a Forte dei Marmi. Lì si riunivano personaggi del calibro di Carlo Carrà, Giorgio de Chirico, Renato Guttuso, Henry Moore e Elio Vittorini, in una sorta di accademia en plein air animata da Pea. La Versilia tutta era il regno di Enrico, tra Lucca, Seravezza e Viareggio, come ispirato cantore del genius loci toscano in romanzi allora molto apprezzati, come Moscardino – tradotto in inglese da Ezra Pound – Il Volto Santo o Vita in Egitto.
La mostra su Enrico Pea a Lucca
Famoso nell’Italia del dopoguerra, ignorato alla fine del Ventesimo Secolo: già protagonista nella rubrica dei Dimenticati dell’Arte, oggi viene ricordato in maniera puntuale ed esaustiva in una mostra antologica aperta fino al 12 gennaio 2025 nella sala Tobino del Palazzo Ducale di Lucca, promossa dall’Associazione Amici di Enrico Pea e curata da Giovanna Bellora e Marcello Ciccuto. Enrico Pea, scrittore d’eccezione si sviluppa secondo un percorso espositivo articolato in quattro sezioni, che seguono la vita di Pea, illustrate attraverso una grande quantità di manufatti, tra dipinti, disegni, fotografie, carteggi e documenti forniti dall’Archivio Pea-Bellora.
Enrico Pea e il collezionismo
A questi si aggiungono cinquanta opere – dipinti, disegni, incisioni – della sua collezione personale, dove sono presenti diversi ritratti di Pea, come quello del pittore Francesco Fanelli, accanto al Paesaggio Bucolico (1915) di Plinio Nomellini, Marina con conchiglie (1930) di Filippo De Pisis e Marina del Cinquale (1947) di Leone Lorenzetti. Non solo una mostra, ma uno spaccato di un’epoca, colta attraverso le parole di Pea.
Riscoprire Enrico Pea attraverso la mostra
“Una rara opportunità per riscoprire un’intera epoca culturale attraverso gli occhi di un suo protagonista fuori dagli schemi” scrive Bellora, presidente dell’Associazione Amici di Enrico Pea. Valorizzata da un allestimento sobrio ma efficace, la rassegna costituisce una giusta formula per promuovere una figura poliedrica, presentata nelle sue sfaccettature grazie ad un progetto culturale che vede affiancate istituzioni pubbliche e private, documentato dal catalogo, ricco di contributi scientifici ed edito da Maria Pacini Fazzi Editore.
Ludovico Pratesi
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