Arte e musica. Intervista al musicista e sperimentatore Emanuele Wiltsch Barberio
Un ritratto del musicista e sperimentatore romano, autore di progetti musicali e sonori per il teatro, il cinema e le arti visive, con collaborazioni importanti come l’ultimo Padiglione Italia alla Biennale di Venezia
Emanuele Wiltsch Barberio, nato a Roma, è un musicista, sperimentatore e autore di progetti musicali e sonori per il teatro, il cinema e le arti visive. Dai primi passi, tra drum-machine e chitarre, alla prima formazione Madriema, all’incontro con la musica classica indiana, il canto dhrupad e il sitar, alle master class con grandi maestri di musica tradizionale all’Istituto di Studi Musicali Comparati della Fondazione Cini a Venezia. Fino alle fertili collaborazioni: quella avviata nel 2005 con l’artista Giorgio Andreotta Calò, per il quale ha curato la colonna sonora e l’allestimento – a installazione multicanale – per l’opera video commissionata dalla Fondazione In Between Art Film nella mostra collettiva Nebula al Complesso dell’Ospedaletto di Venezia (Biennale Arti Visive 2024); e quella con il regista Luigi De Angelis della compagnia di teatro Fanny & Alexander, dove spiccano la composizione e tournèe 2021-22 per lo spettacolo The Garden, commissionato da Romaeuropa Festival e Muziektheater Transparant.
Gli altri progetti di Emanuele Wiltsch Barberio
Si aggiungono, poi, al suo lungo curriculum, la colonna sonora, il sound design e la performance dal vivo per Sylvie e Bruno (2021-23), e le colonne sonore per Addio Fantasmi e Trilogia della Città di K. nel 2023. Con quest’ultima, Barberio ha vinto con Mirto Baliani il Premio UBU 2024. Nel 2012 ha fondato il progetto Spazio Aereo a Marghera, e nel 2020 ha avviato Cosmo, piattaforma culturale per suono, arti visive e performative presso l’ex-Chiesa dei Santi Cosma e Damiano sull’isola della Giudecca a Venezia. Al suo interno, nel 2022, ha creato Cosmogram, casa di produzione culturale ed etichetta musicale con cui ha pubblicato il primo album solista intitolato In Cosmo, presentato dal vivo al Festival FTMA di Parigi. Nel 2023 ha co-ideato e realizzato il progetto di broadcasting a/v musicale in alta definizione Portals, con il quale è stato trasportato l’ambiente acustico della chiesa veneziana a Parigi e a Berlino. Nel 2024 è stato assistente alla produzione per la registrazione e l’installazione della composizione di Gavin Bryars per il Giardino delle Vergini al Padiglione Italia Biennale Arte 2024 (la musica nella parte interna del Padiglione è stata invece realizzata da Caterina Barbieri e Kali Malone), presentata in première mondiale presso Cosmo. Oltre a Bryars, Cosmo e Cosmogram hanno offerto negli anni un’incredibile varietà di performance, installazioni e registrazioni con artisti e istituzioni internazionali, tra cui Brian Eno & David Tremlett, Stephen O’Malley e le già citate Malone e Barbieri.
Intervista a Emanuele Wiltsch Barberio
La tua definizione di arte.
Ogni cosa che permette di esprimerci, che ci trasforma e rinsalda la connessione con noi stessi e con l’altro. Anche facendoci inorridire.
La tua definizione di musica.
A lungo ho pensato che la musica fosse l’acqua. Al momento invece penso che sia la bottiglia.
Ti definisci un “artista”?
No. Fatico a dire che cosa sia “arte”, ancora di più che cosa è un artista, cambio spesso idea a riguardo. Il mio idraulico ad esempio penso sia una delle menti più “artistiche” che io conosca. Ma quella luce che dovrebbe emanare quella parola – artista – mi chiedo spesso cosa illumini esattamente. Tendiamo ad essa per quali princìpi e quali forze? Come permettiamo a quei raggi di riflettere quello che ancora non esiste? Quando mi è capitato di identificarmi con quella luce, mi sono sempre ritrovato a bruciarmi le ali, come una falena testarda.
L’opera di arte visiva che più ami.
Negli ultimi anni ricordo di essere stato toccato nel profondo da Kiefer a San Marco con il suo intervento Questi scritti quando verranno bruciati daranno finalmente un po’ di luce.
La canzone che più ami.
…diciamo Music for 18 musicians – Steve Reich.
I tuoi recenti progetti.
Da poco è uscito con Cosmogram, etichetta veneziana che ho fondato nel 2022, lo splendido lavoro di Sofia Pozdniakova e Giovanni Mancuso Un Soffio Elettrico, mentre nel febbraio 2025 uscirà un EP che è stato in gestazione per lunghissimo tempo, firmato insieme alla cantante Claron McFadden dal nome Lagrimae, una traduzione solo musicale del lavoro The Garden di Fanny & Alexander che ci vedeva insieme sul palco ad accompagnare un “video-polittico” ideato da Luigi De Angelis. C’è un nuovo progetto in corso in fase di genesi a cui tengo tantissimo che spero sia presto annunciato.
Un ricordo della tua vita.
Le risposte a queste domande mi hanno fatto ricordare dove è iniziato tutto e mi fa sorridere pensare a un ragazzo che sgattaiolava la notte fuori di casa, compulsivamente, di nascosto, facendo incazzare tantissimo sua madre, per andare ad ascoltare un gruppo che si chiamava Estàsia, che aveva la sala prove vicino a casa sua. In quel momento mi ero appena trasferito da Roma e non capivo nulla di quel luogo, parlavano tutti un dialetto veneto criptico. Gli Estasia prodotti dalla dimenticata etichetta I dischi del mulo dei C.S.I. avevano uno studio di registrazione in un garage, dove ero il benvenuto. Qualcosa di impensabile in quei luoghi nei primi Anni Novanta. Ci registrai il primo demo con il mio gruppo rap a 13 anni, incontrai la musica per la prima volta grazie a loro, e grazie a quelle fughe notturne, che tra l’altro mi costarono una bocciatura alle superiori.
Samantha Stella
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