È morta Helga de Alvear, regina madre dell’arte contemporanea spagnola
La gallerista, collezionista e mecenate tedesca ha fatto grande l’arte contemporanea in Spagna. E ha lasciato al Paese un’eredità importante: il bellissimo Museo di Cáceres, che custodisce la sua collezione privata, una delle più importanti d’Europa
![È morta Helga de Alvear, regina madre dell’arte contemporanea spagnola](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2025/02/museo-helga-de-alvear-caceres-photo-andy-sole-1024x683.jpg)
In Spagna, durante la Transizione, l’arte contemporanea è stata appannaggio soprattutto di figure femminili. Da pochi giorni è scomparsa Helga de Alvear, nata Müller Schätzel nel 1936 a Krin/Nahe, in Germania, ma da più di cinquant’anni residente Madrid, che apparteneva proprio a questo gruppo di “grandi dame dell’arte” che hanno segnato un’epoca, insieme a Juana de Aizpuru e Soledad Lorenzo, Elvira González, Maria de Corral e Nieves Fernández. Insieme, compongono la storia di una generazione di donne che ha saputo aprire la Spagna alla creatività contemporanea internazionale, mostrando il cammino alle generazioni successive. Helga de Alvear ha lasciato in più un’eredità importante: il bellissimo Museo di Cáceres, che custodisce la sua collezione privata, una delle più importanti d’Europa.
![Helga de Alvear. Photo Luis Asín](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2025/02/helga-de-alvear-photo-luis-asin-1024x683.jpg)
Helga de Alvear, una giovane tedesca trasferita a Madrid
Giovane tedesca di famiglia molto benestante, negli Anni Cinquanta Helga soggiorna in Spagna per imparare la lingua. Il suo impeccabile castigliano sarà sempre caratterizzato da un marcato accento germanico, che la renderà ancora più simpatica e affabile. A Madrid, Helga conosce nel 1958 l’architetto Jaime de Alvear, che sposa dopo poco e con il quale ha tre figlie. Da allora, la sua patria è la Spagna e si dedica a poco a poco all’arte: come collezionista, si avvicina agli artisti spagnoli dell’epoca e compra, nel 1967, la sua prima opera di Fernando Zobel, fondatore del Museo Astratto di Cuenca. Come professionista del settore, cresce al fianco di Juana Mordó (1899-1984), gallerista ebrea con grande influenza nell’ambito culturale madrileno di quegli anni. Dopo aver diretto la galleria di Juana, nel 1995 Helga – come tutti la chiamano – apre la propria galleria, non lontano Museo Reina Sofia. Nel frattempo, la sua collezione personale, che oggi conta circa 3mila opere per un valore che si aggira intorno ai 40 milioni di euro, si arricchisce di nomi internazionali, oggi i grandi classici del nostro tempo, ma non disdegna anche le nuove leve, che contribuisce a promuovere sul mercato.
![Museo Helga de Alvear. Photo Joaquín Cortés](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2025/02/architectureexteriorfoto-joaquin-cortes-1024x695.jpg)
La nascita del Museo di Cáceres
“Amo l’arte contemporanea perché spiega il mondo e noi stessi, sviluppa nuovi linguaggi che ci permettono di comprendere meglio la realtà che ci circonda, che spesso sfioriamo solo in superficie”. La sua passione per l’arte è accompagnata dal desiderio di democratizzare la cultura, di renderla accessibile a tutti: nasce così, nel 2006, la Fondazione Helga de Alvear, con l’obiettivo di promuovere la collezione privata della gallerista e di trovare un luogo, una città, che la ospiti in maniera permanente.
Dopo lunghe ricerche (e alcuni rifiuti importanti) finalmente si aprono le porte dell’amministrazione pubblica di Cáceres, capoluogo dell’Estremadura a circa 300 chilometri da Madrid, con un meraviglioso centro storico medievale già patrimonio dell’Unesco. È qui che, dopo la nascita del Centro D’Arti Visive nel 2010, il vero e proprio Museo Helga de Alvear di Cáceres (frutto della collaborazione tra pubblico e privato) apre i battenti nel 2021, nell’edificio modernissimo progettato dall’architetto Emilio Tuñon. All’interno e all’esterno, le oltre 200 opere esposte in rotazione parlano del gusto, delle idee e delle passioni di questa piccola e gentile signora tedesca, che non ha mai smesso di guardare avanti con uno spirito visionario: da una serie originale dei Capricci di Goya (artista che Helga considerava un autentico precursore della modernità) a una lampada gigantesca di Ai Weiwei (Descending Light, 2007), passando per installazioni di Olafur Eliasson (Echo Activity) e di Carlos Bunga (Performar la naturaleza), ma anche un Igloo di Mario Merz e uno Specchio di Michelangelo Pistoletto, il Museo di Cáceres offre oggi uno spaccato, completo e stimolante, del panorama artistico contemporaneo spagnolo e internazionale, in continua crescita con nuove acquisizioni. Tra le opere politicamente più discusse, nel giardino c’è Azar: 46 blocchi lamiera compatta che l’artista spagnolo Fernando Sánchez Castillo ha creato usando i resti dello yacht del dittatore Franco.
![Goya, Los Caprichos, 1799. Photo Joaquin Cortes](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2025/02/goya-los-caprichos-1799-photo-joaquin-cortes-1024x683.jpg)
Una gallerista visionaria con il vizio dell’acquisto
“Il mio vizio è comprare opere d’arte. E mi piace anche un po’ arrischiare” era solita dichiarare Helga de Alvear alla stampa o a chiunque la incontrasse. Considerata una delle galleriste di riferimento in Spagna per la fotografia, il video e l’installazione, Helga era anticonformista e coraggiosa: non temeva di dare visibilità ad artisti controcorrente o politicamente scomodi. Non è un caso che uno dei più recenti “scandali” artistici di ArcoMadrid – la fiera che ha contribuito a fondare e alla quale non mancava mai ogni anno – lo abbia sollevato proprio un’opera nel suo stand, nel 2018: sulla parete esterna erano stati esposti i Prigionieri politici della democrazia di Santiago Sierra, serie di foto pixelate che alludevano ai protagonisti dell’indipendentismo catalano, in quel momento sotto processo a Madrid. Parte della direzione della fiera chiese allora il ritiro dell’opera, che fu rapidamente sostituita in situ. Ma la gallerista fece sapere di averla già venduta per 80mila euro a un noto collezionista catalano.
![Museo Helga de Alvear, Mario Merz. Photo Museo Helga de Alvear](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2025/02/museo-helga-de-alvear-mario-merz-photo-museo-helga-de-alvear-1024x701.jpg)
Il ricordo di Giorgio Persano di Helga de Alvear
Ogni anno, all’apertura di ArcoMadrid, la signora Helga de Alvear era solita fare un giro esplorativo in anteprima tra gli stand, la mattina presto, per non lasciarsi sfuggire le proposte creative più interessanti. “Helga de Alvear comprava di tutto e sapeva scegliere molto bene. Da me ad Arco comprò l’Igloo di Merz e il Pistoletto esposti ora a Cáceres, ma anche opere di Joao Sarmento e di altri artisti interessanti” ricorda Giorgio Persano, titolare dell’omonima galleria torinese, a sua volta tra i fondatori della fiera dell’arte contemporanea di Madrid, negli Anni Ottanta. “Era una persona cordiale, amichevole e con un’apertura straordinaria. È stata un autentico pilastro di Arco: per lei ogni opera era un pensiero, uno spunto di riflessione, non un elemento decorativo”, prosegue il noto gallerista torinese, che conosce bene il panorama artistico spagnolo. “Sarà ricordata per la generosità con la quale ha donato tutta la sua collezione alla collettività: ha saputo creare un museo, uno spazio dove l’arte contemporanea è alla portata di tutti. Il suo sforzo deve servire da esempio per molti collezionisti e vale la pena fare un viaggio a Cáceres, malgrado la distanza, per conoscere da vicino le straordinarie opere esposte nel suo museo”.
Helga de Alvear ha donato post mortem tutta la sua collezione alla città di Cáceres, che ospita, fra le vestigia medievali del centro storico, un museo “giovane” e moderno, che nel 2024 ha attirato circa 200mila visitatori. La galleria di Madrid, invece, è probabile che cessi le attività dopo la scomparsa di Helga, ma senza dubbio in molti, tra artisti e appassionati d’arte, ricorderanno a lungo il suo nome.
Federica Lonati
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