Una nuova realtà museale, in un settore come quello del gioiello che in Italia non ha ancora ricevuto adeguati riconoscimenti, è nata nel maggio scorso ad Arezzo. Si tratta di Oro d’Autore – Collezione di Gioielli Contemporanei, ospitata a Palazzo Fraternita dei Laici in piazza Grande, dove sono esposti permanentemente (o temporaneamente, come la bronzea statua etrusca della Minerva proveniente da Firenze, qui presente fino a ottobre prossimo) anche capolavori d’arte antica legati alla storia della città e utili, in particolare, a sviluppare un dialogo fra passato e presente. La Collezione di Gioielli Contemporanei, che conta circa trecento pezzi esposti a rotazione, assume a tutti gli effetti la connotazione di museo destinato a durare nel tempo e a incrementarsi con sempre nuove creazioni.
LA STORIA DEL PROGETTO
Il progetto intitolato Per una collezione Orafa ad Arezzo, che ha fornito i presupposti per la realizzazione del neonato museo dei gioielli, mosse i primi passi trent’anni fa, esattamente nel 1988. A partecipare alla prima mostra Oro d’Autore, che consacrò tale progetto, realizzato in collaborazione con le aziende orafe del comparto aretino, furono chiamati dalla Camera di Commercio di Arezzo e dal Centro Affari “artisti-orafi, artisti-plastici, architetti e designer italiani”. Così scriveva la storica dell’arte (e, in particolare, del gioiello d’autore) Lara-Vinca Masini nel catalogo della seconda edizione della mostra, nel 1989, aggiungendo: “… Crediamo che anche un gioiello possa costituire, come qualsiasi opera d’arte, un “modello” e uno stimolo a ‘leggere’ l’attualità con occhio attento e critico…”. In quell’anno fu inoltre organizzata una personale dedicata a Bruno Munari, chiamato da Andrea Branzi alla progettazione di pezzi da realizzarsi ad hoc. Nella rassegna, a fianco degli autori italiani – da Marcello Aitiani a Lapo Binazzi, da Bino Bini ad Alberto Zorzi –, fu anche presentata una selezione di artisti orafi polacchi. Le successive esposizioni culminarono nel ’92 con l’edizione Oro d’Autore Omaggio a Piero, nell’ambito della quale molti progettisti (artisti e designer) si cimentarono nell’ideazione di pezzi ispirati a gioielli e temi rinascimentali raffigurati da Piero della Francesca nelle sue opere conservate ad Arezzo. Fra i tanti, Andrea Branzi, Remo Buti, Pietro Cascella, Mario Ceroli, Riccardo Dalisi, Franco Grignani, Bruno Martinazzi, Alessandro Mendini, Mario Pinton, Giò Pomodoro, Ettore Sottsass, Alberto Zorzi. Altre acquisizioni di opere appositamente progettate e realizzate su commissione di Giuliano Centrodi, Daniel Virtuoso e Mario Novi per Oro d’Autore, italiane e straniere, seguirono in anni più recenti ad arricchire le collezioni aretine, accompagnate spesso da iniziative espositive. Vari gli autori, appartenenti ad ambiti difformi: da Salvatore Fiume a Gillo Dorfles, da Ugo La Pietra a Fulvia Mendini da Milton Glaser a Michele De Lucchi, da Gae Aulenti a Giorgio Armani, da Mimmo di Cesare ad Alberta Ferretti.
ORO D’AUTORE AI GIORNI NOSTRI
Oggi, sotto la responsabilità scientifica di Giuliano Centrodi, che svolge anche ruolo di curatore del museo, parte di questo patrimonio – prezioso tanto per l’idea a esso sottesa quanto per i materiali utilizzati – è giunto ad articolarsi in un compiuto concept espositivo ricco di un’ottantina di pezzi scelti in base al tipo di lavorazione in essi applicato, introducendo così il tema delle tecniche come primo fil rouge di un percorso che lascia presagire futuri sviluppi. Oggi sfilano dunque in tre ampie sale del Palazzo Fraternita trent’anni di storia del gioiello d’autore, rivelando in nuce il segno di molti creatori che hanno immesso la loro cifra stilistica in oggetti speciali, la cui dimensione culturale continua oggi a sfumare fra design, arte e moda, sfiorando spesso i confini della sfida intellettuale ed espressiva.
– Alessandra Quattordio
www.orodautore.it
www.fraternitadeilaici.it
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