Triplef. A Roma la sede del concept store su moda, design, arredamento ed economia circolare
Il concept di Federica Formilli Fendi, con la co-direzione artistica di Carlo Alberto D’Emilio, trova spazio a Casa Triplef, un loft leggendario a Roma che fu studio di Schifano, De Dominicis, Twombly e Mochetti
Ridisegnare il vivere contemporaneo, dando nuova vita agli oggetti del passato: è questo il concept Triplef un portale e una comunità per amanti della moda, del design e dell’arredamento. Il progetto nasce dal sodalizio intellettuale di Federica Formilli Fendi – nata e cresciuta in seno alla celebre maison e co-creatrice di Fendissime – e Carlo Alberto D’Emilio, make up-artist di fama e visual merchandiser per Fendi nel mondo, nonché co-direttore creativo di Triplef. “Siamo amici da molti anni e abbiamo collaborato in Fendi lavorando insieme a Fendissime”, racconta ad Artribune Formilli Fendi. “Condividiamo la passione per il vintage e la riscoperta di pezzi cult, che abbiamo sempre ricercato in giro per il mondo, prima per lavoro e poi per piacere. Durante il lockdown abbiamo deciso di farne un lavoro e non ci siamo più fermati”.
COME FUNZIONA TRIPLEF?
Triplef – che deve il nome alle tre “F” della sua fondatrice – svolge un’attività di intermediazione: in sostanza acquisisce in conto vendita beni di privati attraverso una piattaforma e-commerce, per poi rivenderli con specifiche condizioni di percentuali e rimborsi finali al cliente. “Con questo sistema tutti si sentono parte del gioco”, spiega il co-direttore creativo. “Lo scambio è stimolante perché non ci sono venditori e clienti, chi entra è entrambi. Le persone entrano proponendoci mobili e quadri – spesso hanno voglia di cambiare o spazi da svuotare – e nel frattempo si guardano intorno. È uno scambio”. L’obiettivo è quello di recuperare o reinterpretare pezzi cult, valutando e selezionando arredi di design, oggetti e capi di moda proponendoli all’interno della piattaforma virtuale e di uno spazio creativo fisico a Roma. “Cerchiamo cose di qualità e oggetti di artigianato principalmente del Novecento, di cui abbiamo più conoscenza. Poi quello che ci diverte fare è fondere i nostri punti di vista: io ho un gusto più asciutto e Federica uno più decorativo”, racconta D’Emilio. Con Triplef si può vendere, acquistare o persino affittare per servizi fotografici o eventi oggetti firmati e non, contribuendo allo sviluppo di un’economia circolare. “Rimettiamo in circolo cose di una alta qualità e fattura, facendo una grande operazione di styling e ridando valore a oggetti che immaginiamo essere stati amati e tenuti con cura prima di arrivare a noi”, precisano i due.
CASA TRIPLEF A ROMA
Il concept dei due direttori artistici trova atterraggio fisico a Casa Triplef, la sede dell’attività, posta tra il carcere di Regina Coeli e l’Orto Botanico. “A Roma uno spazio di questo genere mancava, ma non solo qui. Gli amici da Londra, New York e Parigi sono rimasti molto sorpresi da questo spirito di accoglienza e condivisione”, racconta D’Emilio. Casa Triplef non è, infatti, una semplice location: lo spazio è un loft all’interno del palazzo storico di via delle Mantellate 15/A, riconvertito in abitazione e studio da artisti come Cy Twombly, Gino De Dominicis, Maurizio Mochetti e Mario Schifano. Proprio Schifano, insieme al suo collaboratore Renzo, piantò nel chiostro interno tre noccioli di avocado: oggi c’è un albero, carico di frutti. “Siamo arrivati in questo posto magico dopo lunghe ricerche: l’architetta e gallerista Stefania Miscetti l’aveva tutto ristrutturato con materiali a noi cari come il ferro e il cemento, e il mare di luce che entra dalle vetrate”, racconta Formilli Fendi. “C’è anche un’energia straordinaria: è un posto che ha visto passare molti artisti, e restituisce a noi l’energia di chi ci ha vissuto. L’abbiamo voluto a tutti i costi”. “Più vedevamo spazi in giro, anche in zone belle e prestigiose, più ci convincevamo di volere qualcos’altro, qualcosa che avesse un’anima intimista ma da poter aprire”, le fa seguito Carlo Alberto D’Emilio, “volevamo uscire dalla logica dello spazio-negozio, trasmettere lo spirito della “casa”, da cui il nome. Il nostro lavoro è indirizzato, in senso più ampio, a creare in tutta la strada un polo di arte, artigianato, mestieri”. È con questo spirito slow che la Casa accoglie i suoi ospiti, dove chi viene nel pomeriggio si ferma per fare aperitivo, chiacchierare, sentire della musica, consultare l’archivio Vogue. Un luogo all’insegna della rinascita – degli oggetti e delle persone – con vero spirito avventuroso: “Ci piace l’idea di dover essere scoperti”, chiosa Formilli Fendi.
– Giulia Giaume
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati