A Mantova inaugura il museo MACA. Nuovo allestimento per le collezioni civiche
È l’ultimo traguardo di un processo di riordino e riallestimento museale che ha coinvolto anche il Tempio di Leon Battista Alberti, il nuovo volto del museo civico di Palazzo San Sebastiano, a Mantova. Che cambia nome e inaugura percorsi inediti
Distribuite tra Palazzo Te, Palazzo San Sebastiano e il Tempio di San Sebastiano, le collezioni civiche di Mantova sono state oggetto, negli ultimi anni, di un ambizioso progetto di riordino museologico e museografico.
IL NUOVO ALLESTIMENTO DEL TEMPIO DI LEON BATTISTA ALBERTI
A giugno 2022, in concomitanza con le celebrazioni per i 550 anni dalla morte di Leon Battista Alberti (nell’anno di inizio del tormentato cantiere della Basilica Concattedrale di Sant’Andrea), era stata la volta del Tempio progettato dall’architetto, umanista e teorico rinascimentale, dotato di un nuovo allestimento per favorire il confronto sui temi dell’architettura all’interno di uno dei monumenti più significativi della progettazione albertiana, edificio a pianta centrale – di grande modernità per l’epoca – costruito a partire dal 1460 e rimasto incompiuto. Oggi gli spazi espositivi del Tempio, nella chiesa superiore, favoriscono una riflessione sulla decorazione architettonica mantovana del secondo Quattrocento, radunando i pezzi scultorei provenienti dalle fabbriche albertiane – da Sant’Andrea al Palazzo Ducale di Revere – e parte delle decorazioni ideate proprio per San Sebastiano, ricollocate nel luogo d’origine.
NASCE IL MACA A PALAZZO SAN SEBASTIANO
Più recente è il riallestimento di Palazzo San Sebastiano, che dopo lunghi interventi di restauro e un rinnovato progetto espositivo per le raccolte civiche cambia anche nome: non più Museo della Città di Palazzo San Sebastiano, ma MACA – Mantova Collezioni Antiche. Palazzo San Sebastiano fu fatto edificare da Francesco II Gonzaga fra il 1506 e il 1512, come la sola residenza stabile del principe fuori dal vasto complesso della corte di Palazzo Ducale. Qui, il marchese, che elesse il palazzo come dimora personale e spazio di rappresentanza per accogliere ospiti illustri, fece edificare un grande salone al piano nobile per ospitare la serie dei Trionfi di Cesare di Andrea Mantegna (oggi a Hampton Court, Londra). Dal 2004 il palazzo cinquecentesco è adibito a sede museale, ma solo da poche settimane si presenta al pubblico nella nuova veste, con percorsi di visita incentrati sulle quattro personalità mantovane che hanno contribuito, attraverso i secoli, a formare il patrimonio culturale della città: Francesco II e Vespasiano Gonzaga con le antichità classiche, Giuseppe Acerbi con la collezione di materiali antico egiziani, islamici ed etnologici; Ugo Sissa con la collezione mesopotamica.
MANTOVA. I 4 PERCORSI DEL MACA
Il piano terra del museo – nelle sale del Porcospino e del Crogiolo – è dedicato a Francesco II Gonzaga, mentre la Sala dei Trionfi ospita la statuaria greco-romana di Vespasiano Gonzaga (tra le opere esposte si segnalano il busto di Cicerone e la fronte di sarcofago con la storia di Venere e Adone, acquistata da Vespasiano Gonzaga a Roma, ma anche alcune opere pseudo-antiche come i busti di Publio Scipione l’Africano e degli imperatori Tito, Vespasiano e Vitellio) e le nuove sezioni Egiziana, Araba e Mesopotamica, con approfondimenti dedicati ai relativi collezionisti. Ugo Sissa fu Capo Architetto del Governo a Baghdad dal 1953 al 1958, maturando una grande passione per l’archeologia che lo spinse all’acquisto di oggetti pregiati sul mercato antiquario: dalla sua collezione provengono gli utensili della Mesopotamia preistorica, sette tavolette in scrittura cuneiforme e statuette devozionali. Giuseppe Acerbi fu invece console d’Austria in Egitto, viaggiatore esperto, studioso multidisciplinare oltre che collezionista; a lui si devono la raccolta di materiali islamici ed etnologici, precedentemente conservati nei depositi, il nucleo delle antichità egiziane con le teste reali, i corredi funerari allestiti nella “Camera dei Brevi” e il simbolo dell’intera collezione, il Gatto, l’animale sacro a Bastet, dea del focolare e della famiglia.
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