Riapre in Germania la Torre Einstein, gioiello dell’architettura funzionalista
L’osservatorio solare, sottoposto ad ampi lavori di ristrutturazione e ancora funzionante, era stato costruito a cavallo degli Anni Venti per rappresentare la teoria della relatività. Ma non piaceva allo stesso Einstein
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Riapre, a mezz’ora da Berlino, un gioiello dell’architettura e della fisica a lungo inaccessibile. È l’Einsteinturm o Torre Einstein, l’osservatorio solare costruito sulla Telegraphenberg (collina del telegrafo) di Potsdam per suffragare la teoria della relatività di Albert Einstein e gestito dall’Istituto Leibniz di Astrofisica. Alta venti metri e vagamente amorfa, la Torre non ha angoli retti e contiene un elaborato sistema di specchi e lenti che indirizzano la luce solare dai telescopi posti sul tetto fino allo spettrografo e ai laboratori di osservazione nel seminterrato.
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Dopo un lungo restauro conservativo volto a restituire al pubblico e alle generazioni future una preziosa eredità storica, fisica e architettonica – minacciata da inflitrazioni di umidità e segni di cedimento nelle pareti e nel tetto a cupola in zinco – la Torre riemerge all’alba del suo 99esimo compleanno completamente rinnovata e visitabile.
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L’Einsteinturm, o Torre Einstein, a Potsdam
Situata a 25 km a sud-ovest della capitale tedesca all’interno del Parco Scientifico Einstein, l’ Einsteinturm era stata costruita tra il 1919 il 1924 dall’architetto Erich Mendelsohn in collaborazione con l’astronomo Erwin Finlay-Freundlich e lo stesso Einstein. L’idea di Mendelsohn, che qui applicava per la prima volta il suo pionieristico stile funzionalista dinamico, era quella di rappresentare e facilitare la comprensione della teoria della relatività – che il celebre fisico presentò all’Accademia Prussiana delle Scienze nel 1915 e con cui vinse il Premio Nobel nel 1921 – attraverso una struttura che seguisse i dettami dell’architettura espressionista. All’epoca, riporta il Guardian, la costruzione era stata definita una “goffa astronave“, e molti curiosi si recavano apposta a vederla nella periferia della cittadina tedesca. Non molto entusiasta si diceva fosse invece lo stesso Einstein, che dopo un’estensiva visita insieme al suo creatore avrebbe laconicamente commentato: “Organico“.
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Il restauro conservativo della Torre Einstein
Originariamente progettata in cemento, la Torre fu poi realizzata in mattoni stuccati per via della generale mancanza di materiali del primo dopoguerra: una decisione che rese l’edificio strutturalmente problematico fin dall’inizio. Durante i bombardamenti alleati della seconda guerra mondiale, poi, la struttura subì altri gravi danni, già affrontati in un primo restauro alla fine degli anni Novanta. “Ora è probabilmente in condizioni migliori rispetto a quando fu inaugurata quasi 100 anni fa”, ha commentato alla cerimonia di riapertura dello scorso 26 settembre Hagen Mehmel, l’ingegnere progettista che ha supervisionato i lavori iniziati nel 2021 e costati circa 1,25 milioni di euro con 10mila ore di lavoro di manodopera. “Una struttura fantastica: ai miei occhi è una scultura, ma dal punto di vista dell’ingegneria strutturale è un fiasco”, ha aggiunto l’ingegnere, che ha precisato: “La Torre Einstein potrebbe non essere più in prima linea nella ricerca, ma non è un semplice pezzo da museo […] È ancora molto utilizzata per formare gli studenti, ma anche per sviluppare e testare la strumentazione per nuovi telescopi solari più grandi”. Visto il proficuo utilizzo, soprattutto nello studio dei campi magnetici solari, la struttura sarà visitabile all’interno solo nei mesi invernali e in compagnia di una guida (qui le modalità). Per compensare gli orari ridotti, e divulgare la sua interessante storia, l’Istituto Leibniz di Astrofisica ha lanciato una mostra digitale, Einsteinturm Revisited – commissionata dalla Fondazione Wüstenrot, che ha finanziato in gran parte il restauro –, che offre un tour storico-scientifico dell’edificio. “Al suo tempo, la Torre Einstein era un edificio rivoluzionario e il telescopio solare più importante d’Europa, e ancora oggi rappresenta l’eccellenza scientifica dell’AIP e del Telegrafenberg”, ha commentato all’inaugurazione la ministra tedesca della Scienza Manja Schüle. “D’ora in poi, la torre aprirà nuovamente le sue porte agli astrofisici di tutto il mondo, e offrirà anche spunti e panorami entusiasmanti a chiunque sia interessato all’architettura straordinaria e alla storia scientifica”.
Giulia Giaume
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