Jijide è un’espressione cinese che rappresenta la joie de vivre, ma anche il nome di un marchio di profumi artistici che nasce da una conversazione tra tre amici, Andrea, Adam e Fanqi. Loro volevano “solo” trasmettere la ricchezza delle proprie culture, e l’hanno fatto attraverso le fragranze e l’antica arte della profumeria.
Intervista ai fondatori di Jijide
Unire elementi della tradizione cinese a quella italiana, e viceversa, cosa vi ha fatto scoprire sul mondo dei profumi?
Jijide è partito interiorizzando e contaminando due tradizioni millenarie, quella cinese e quella italiana, applicando su di loro uno sguardo contemporaneo e innovativo quanto capace di plasmare fragranze che raccontino il dialogo tra culture. Con la collezione, Personalità, ci siamo resi conto dell’assenza nel mondo del profumo di una proposta che desse come valore principe la volontà di far scoprire la pluralità delle culture e la bellezza che può nascere dal loro incontro.
L’approccio di Jijide lo definite come inclusivo. Ma in cosa consiste l’inclusione nel mondo dei profumi?
Per rispondere ci serve un aneddoto personale. Noi iniziamo ad interessarci al mondo del profumo nel 2015, quando Fanqi ci propone di pensare ad una boccetta di profumo da viaggio per il mercato cinese. Da qualche anno stava crescendo in Cina l’interesse per i profumi occidentali. Capitava sempre più spesso, passeggiando nelle città cinesi, di percepire intense scie di profumo lasciate da adolescenti. Scopriamo che si stava diffondendo l’abitudine tra i giovani di creare gruppi di acquisto per comprare i costosi profumi europei, scegliendo formati grandi e dividendoli in piccole boccette. Questo ci ha fatto capire che il mondo del profumo di qualità, di nicchia o artistico non era capace di dialogare con contesti nuovi e più aperti.
Cosa, dunque, è identificabile come “di nicchia” nei vostri prodotti?
Preferiamo parlare di profumeria artistica invece che di nicchia, proprio per scardinare il carattere elitario. La profumeria di nicchia ha l’audacia di non seguire le tendenze di mercato, a volte ha la capacità di anticipare o addirittura avviare fenomeni poi di massa. La profumeria di nicchia insegna il metodo che permette di raggiungere un risultato alto, a partire da una scelta espressiva. Jijide ha acquisito dalla profumeria di nicchia la capacità di innovazione, il metodo di sviluppo e la potenza della narrazione. Su di questo si basa l’efficacia dei nostri prodotti di raccontare i nostri valori, in dialogo con la libertà e la personalità dei nasi coinvolti.
Avete portato fragranze artistiche anche nella vostra “collezione casa”. Perché?
Profumare gli ambienti è, con diverse accezioni, un gesto presente sia nella tradizione orientale sia in quella occidentale. È legato alla sacralità dei luoghi, alla consacrazione degli spazi e alla cura del corpo. Così come vestiamo un profumo quando siamo fuori di casa, allo stesso modo possiamo decorarne i nostri ambienti. Gli oggetti che sono da sempre utilizzati per profumare gli ambienti hanno anch’essi un carattere e un comportamento che necessitano di cura e attenzione per progettare al meglio il loro effetto. Non è molto noto quanto la capacità di una candela di rilasciare profumo sia legata allo stato di fusione della cera, piuttosto che alla sua fiamma. La nostra proposta per la casa vuole insegnare come usare candele o diffusori, proprio perché diamo massimo valore alla materia.
E cosa prevedete nel futuro per Jijide?
A fine ottobre lanceremo due nuove fragranze: Riso e Grano. Il lancio a Natale è semplicemente determinato dai tempi di produzione. Queste due sono state realizzate da una perfume designer cinese, Zimo Luo, e una franco-libanese, Nour Akoum. Racconteranno atmosfere tipiche delle rispettive città, Shanghai e Parigi, evocando sensazioni di gioia e condivisione legate al tema del cibo. Sono le prime fragranze della collezione Dialogo, per la quale immaginiamo un nuovo capitolo ogni anno. Costituiscono un’evoluzione che guarda a sviluppi futuri perché Jijide è per sua natura chiamato a rinnovarsi ogni giorno, seguendo il suo tempo.
Giulio Solfrizzi
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