Da cornice di Città in scena, primo festival dedicato alla rigenerazione urbana in Italia che nella Capitale ha chiamato a raccolta una platea di progettisti, imprenditori, istituzioni e operatori finanziari, a sito oggetto di un possibile “restyling architettonico”. Per il Parco della Musica di Roma, a quasi tre decenni dal concorso internazionale a inviti (fu indetto nel 1994) e dopo poco più di vent’anni dall’inaugurazione, potrebbe aprirsi una nuova fase. E anch’essa potrebbe essere legata al nome di Renzo Piano. In occasione della recente kermesse è stato infatti presentato il concept project del masterplan che punta a ridefinire, rafforzandolo, il rapporto del complesso con il tessuto urbano del quartiere Flaminio, agendo in particolare sul fronte dei percorsi pedonali e degli spazi pubblici all’aperto. Due le realtà coinvolte, almeno in questa prima fase del programma: si tratta degli studi Renzo Piano Building Workshop, nelle persone dell’architetto e senatore a vita e dell’architetta Elisabetta Trezzani (partner RPBW), e Alvisi Kirimoto + Partners, con gli architetti Massimo Alvisi, Roberto Fioretti e Aurelia Volpe. Ed è proprio Alvisi, che con Junko Kirimoto guida lo studio di architettura e urbanistica romano fondato esattamente vent’anni fa, a illustrare le linee guida del masterplan. L’investimento complessivo si aggirerebbe sul milione di euro.
Quale sarà il nuovo volto del Parco della Musica di Roma?
Il progetto “nasce dall’idea di espandere le aree pubbliche del complesso e di rivitalizzare il giardino pensile con nuove attività, amplificandone la natura di parco urbano connesso al sistema di parchi cittadini ed in particolare a Villa Glori”, precisa l’architetto Massimo Alvisi ad Artribune. Punto di partenza del processo progettale è stata l’idea di “estendere l’area pedonale pavimentata in travertino all’adiacente strada, attualmente asfaltata, creando una nuova grande promenade pedonale”. A prendere forma sarebbe quindi il cosiddetto “sagrato”, intenso nell’accezione di uno spazio che “permetta di proiettare alcune attività dei portici anche all’esterno, con nuove tende e aree verdi, connettendosi ai giardini frontistanti e andando anche a riqualificare la serra esistente per farla diventare un piccolo spazio per co-working, biglietterie per gli eventi all’aperto e info point del parco”, prosegue Alvisi. Diversa la logica applicata al giardino, nel quale il proposito è “sfruttare un pezzo del parco per realizzare un solarium, un’area attrezzata per giovani sfruttabile sia di estate che di inverno. In quest’ottica si realizzerà anche un piccolo bar aperto anche la sera”, aggiunge il progettista. Significative sarebbero le ricadute in termini di rinnovate dotazioni per l’istituzione romana, ma è chiaro che dall’operazione deriverebbero benefici in termini di spazio pubblico per l’intera comunità residente. Siamo dunque di fronte a “un intervento di landscape importante, che completa il complesso connettendolo alle aree del villaggio Flaminio, dello stadio di Nervi e del MAXXI”. Due strutture, quelle citate, rimaste al centro dell’interesse architettonico anche nel corso del 2023.
Roma e l’infinita rigenerazione del quartiere Flaminio
In particolare, in occasione del recente recupero del Palazzetto dello Sport (che dovrebbe essere ufficialmente inaugurato a gennaio 2024) i riflettori sono tornati ad accedersi sull’altra opera nerviana del Flaminio: lo stadio. Anch’esso realizzato in occasione dei Giochi Olimpici del 1961, necessita di interventi urgenti, peraltro attesi da tempo e sollecitati da più fronti. Dal canto suo il MAXXI, come noto, nei prossimi anni crescerà secondo l’impianto messo a punto dal team di cui è capofila lo studio italo-francese LAN, che nel 2022 si è imposto sulle 103 candidature presentate al concorso GRANDE MAXXI. Previsti un nuovo edificio sostenibile e multifunzionale (MAXXI HUB) e un rinnovato sistema di verde pubblico attrezzato (MAXXI GREEN). Si resta ancora a via Guido Reni, e dunque al Flaminio, con il progetto del Museo della Scienza di Roma, il cui concorso si è concluso lo scorso luglio con il successo di ADAT Studio e della proposta denominata Science Forest. Regista di quest’ultima operazione è il Comune di Roma, che ha recentemente comunicato che l’iter sta proseguendo nel rispetto dei tempi previsti. Il progetto di fattibilità tecnico-economica è stato consegnato: ora si punta all’affidamento della realizzazione del progetto definitivo entro l’anno, così da indire la conferenza dei servizi per l’estate 2024 e, al termine, poter procedere all’affidamento del progetto esecutivo e all’indizione della gara di appalto. Un timing serrato, dettato dall’auspicio del sindaco Gualtieri di avviare il cantiere entro il 2025. Nel frattempo – e fino al 6 gennaio 2024 – la Casa dell’Architettura accoglie la mostra dedicata ai 70 progetti del concorso internazionale, che ancora una volta ha sollecitato gli architetti a ragionare sul destino del Flaminio. Un quartiere che, da decenni, continua a rappresentare una sorta di “terra promessa” per la città di Roma: anche il possibile nuovo corso del Parco del Musica sembra ribadirne tutte le potenzialità ancora inespresse. Intanto, sugli eventuali prossimi step del masterplan di RPBW e Alvisi Kirimoto + Partners, per il Parco della Musica sarà determinante il confronto con il Campidoglio, in quanto proprietario di alcune delle aree incluse nel piano.
Valentina Silvestrini
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