Demolito in Toscana lo storico Teatro Comunale di Gambassi, al suo posto un discutibile centro polifunzionale
Una brutta palazzina a due piani sostituisce un esempio unico di architettura sociale degli Anni Venti. Nonostante le richieste (e le proteste) dei cittadini, che ora montano la polemica
Si sono da poco conclusi i lavori del nuovo centro polifunzionale di Gambassi Terme, paese termale toscano e sede di un annuale gara di ciclismo, che è stato così aperto alla cittadinanza. La notizia non sembrerebbe niente di che – nemmeno considerato il dubbio gusto dell’edificio -, se non fosse che questa palazzina a due piani ha preso il posto del vecchio Teatro Comunale, un monumento unico nel suo genere che costituisce un esempio di architettura sociale degli Anni Venti.
La storia del Teatro Comunale di Gambassi Terme
Il Teatro Comunale era stato costruito tra il 1920 e il 1927 in piazza Giuseppe di Vittorio con il nome di Casa della Cultura per il Popolo, su progetto dell’architetto Arcadio Ferranti e dell’ingegnere Enrico Marabotti. Il teatro era nato per rappresentare l’omaggio del paese della Valdesia ai propri giovani morti nella Prima Guerra Mondiale: un tributo senza eguali in Italia, che ha di fatto trasformato il dolore della perdita in un motore di attività sociale, piuttosto che in una semplice statua o targa.
Nel 1929 la costruzione diventò la sede locale del Partito Nazionale Fascista, che durante la Seconda Guerra Mondiale venne danneggiata. Riaperto come Casa del Popolo dopo la guerra, l’ormai ex-teatro svolse la nuova funzione fino al 1963 (anno dello spostamento della Casa in altra sede): da allora venne abbandonato definitivamente, cadendo progressivamente in uno stato di avanzato degrado.
La demolizione del Teatro di Gambassi
Nel 2021, posta di fronte al deterioramento del Teatro, l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Paolo Campinoti scartò l’idea di restaurarlo, optando invece per demolirlo. A nulla sono servite le proteste dell’apposito comitato Salviamo il teatro di Gambassi, che aveva chiesto al Comune (anche tramite petizione) di non abbattere la struttura o eventualmente di realizzare una nuova palazzina in linea con il progetto del 1920. La Soprintendenza, per parte sua, aveva dichiarato in due diverse occasioni l’assenza di interesse storico-artistico e culturale dell’edificio.
E così è cominciata la demolizione della struttura originale per fare spazio al Centro Polivalente Casa del Platano, che oggi si rivela come un cubo bianco a due piani, semi-coperto da travi rosse (omaggio ai boschi del paese termale). Realizzato in meno di due anni di lavori (e inaugurato lo scorso 3 dicembre) con un investimento di oltre un milione e centomila euro, il centro da 480 metri quadri – subito vandalizzato con graffiti a stencil polemici – ospita ora una sala per incontri pubblici, una terrazza con vista per gli eventi, un loggiato e un’area aperta di 150 mq. Al posto del palcoscenico, c’è un parcheggio.
“Ormai è fatta: il «cubo bianco rivestito di tracce rosse» è lì, in piazza Di Vittorio a ricordare come a Gambassi Terme si sia realizzato uno scempio che ha sostanzialmente rappresentato la cancellazione gratuita di una identità e di una alterità rispetto a ciò che era patrimonio storico, culturale, della memoria centenaria di una comunità“, ha scritto pubblicamente il comitato lo scorso 28 novembre. “Quel manufatto centenario andava ristrutturato, o almeno preservato nel suo valore iconico, perché sapeva raccontare un secolo di vicende associative, un secolo di vicende politiche, un secolo di eventi, episodi, circostanze che hanno visto protagonisti i gambassini di tante generazioni“, si legge ancora nella lettera formale, che in chiosa ha lanciato (anche in risposta all’evento, ma non solo) una proposta di aggregazione politica.
Giulia Giaume
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