Parte da Torino un progetto artistico – con l’ambizione di estendersi nel tempo sull’intero territorio nazionale – che invita a interrogarsi sulla giusta rappresentazione delle donne attraverso i monumenti. Si chiama Monumenta Italia ed è un intervento di arte pubblica dell’artista Irene Pittatore (Torino, 1979), curato da Lisa Parola e Tea Taramino, che solleva una provocazione: quante statue sono dedicate a donne che hanno fatto la storia? Spesso il numero rasenta lo zero. Le statue delle donne non hanno nome, non documentano un fatto, si presentano il più delle volte come simboli e sono rappresentate reclinate o inginocchiate ai piedi dell’eroe. Il progetto ha una natura diffusa, in quanto si compone di diverse azioni di militanza artistica sul territorio, fatte di affissioni pubbliche di manifesti, una mostra di video documentazione delle performance e fotografie, laboratori per le scuole e una pubblicazione.
La storia del progetto Monumenta Italia
Il progetto nasce a partire dalla ricerca del Centro Studi e Documentazione Pensiero Femminile APS Monumentale dimenticanza, volto a censire la presenza di monumenti dedicati a storiche figure femminili nelle città e comuni piemontesi. “I dati emersi dal censimento del Centro Studi e Documentazione Pensiero Femminile hanno trasformato in modo irreversibile il mio modo di guardare al patrimonio monumentale delle città che attraverso. Da qui è nata l’idea della campagna di affissioni”, racconta ad Artribune Irene Pittatore. “I risultati del censimento attivano immediate curiosità e attenzione. Sono contagiosi. Questi dati dovrebbero anch’essi farsi patrimonio pubblico. Vorrei promuovere l’estensione del censimento a ogni regione italiana, con parallela campagna di affissioni: per strada, al mercato, nei musei, in biblioteca, a scuola. Non solo dati, anche domande, non solo numeri, ma nomi e immagini dei monumenti, che attivino il nostro pensiero e la nostra ricognizione”.
Le azioni del progetto Monumenta Italia
Questi dati verranno riproposti alla cittadinanza attraverso una serie di azioni. Si parte il 26 febbraio in piazza Bottesini, nell’ambito della rassegna Opera Viva Barriera di Milano, con le affissioni pubbliche, che invitino a osservare con altri occhi il patrimonio monumentale delle proprie città, e a prendere coscienza del cosiddetto “epistemicidio”: la liquidazione e l’insabbiamento del pensiero delle donne, che si manifesta anche attraverso il mancato riconoscimento pubblico di meriti civili, intellettuali, politici, artistici, scientifici. Si prosegue all’URP del Consiglio Regionale del Piemonte con l’esposizione della serie completa dei manifesti e alla stazione della metropolitana di Piazza Bengasi con otto lightbox che riproducono le affissioni. Per concludersi il tutto negli spazi di Recontemporary, ai piedi della Mole Antonelliana: qui dal 6 al 28 marzo sarà proposta una mostra-laboratorio per indagare i temi della presenza della storia delle donne nello spazio pubblico e nella sua narrazione.
La pubblicazione del progetto Monumento Italia
È prevista anche una pubblicazione che, oltre alla documentazione visiva delle azioni performative e dei manifesti, accoglierà contributi teorici delle curatrici Lisa Parola e Tea Taramino. “Lo scenario urbano messo in discussione da Monumenta Italia di Irene Pittatore come da molti altri progetti di artiste e artisti in questi anni, è quello abitato da statue e monumenti che coltivano l’idea di un indiscusso dominio singolare e maschile molto distante dalla pluralità che disegna lo spazio pubblico contemporaneo”, spiega ad Artribune Lisa Parola. “Quelle che incontriamo in piazze o giardini sono infatti sagome di corpi che rimandano a una posizione dominante e che riconoscono l’autorità a un unico “io” eroico sempre innalzato rispetto al “noi” e immerso in uno spazio pubblico solo apparentemente neutrale. Della statua sul basamento a emergere è un unico soggetto che non prevede mai la trasformazione dell’intorno e neppure un possibile cambio di direzione della storia”. L’obiettivo di questo progetto itinerante e presentato in altri contesti regionali (spazi espositivi, scuole, associazioni) sarà proprio quello di smuovere le coscienze sulla questione femminile nell’arte e che, come auspica Tea Taramino, porterà una “nuova visione dell’arte pubblica in grado di raccogliere una triplice sfida: estetica, politica e sociale volta alla costruzione di un universo figurativo condiviso, aperto alla valorizzazione delle risorse e delle differenze”.
Claudia Giraud
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati