L’energia dei tessuti e la Laguna. Il nuovo progetto della Fondazione dell’Albero d’Oro a Venezia
L’artista franco-vietnamita Karine N'guyen Van Tham e l'indiana Parul Thacker ci hanno accolto nella loro residenza artistica alla Fondazione dell’Albero d’Oro di Venezia, presentando i lavori inediti che comporranno un Evento Collaterale della Biennale
In occasione della 60. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia, la Fondazione dell’Albero d’Oro, nella splendida cornice di Palazzo Vendramin Grimani, ospiterà la mostra Per non perdere il filo. Karine N’guyen Van Tham – Parul Thacker, Evento Collaterale ufficiale della Biennale. Unite dal fil rouge della tessitura come mezzo espressivo preferenziale, le due artiste – la franco-vietnamita Karine N’guyen Van Tham (Marsiglia, 1988) e l’indiana Parul Thacker (Mumbai, 1973) – sono state invitate dalla Fondazione a trascorrere un periodo di residenza nel Palazzo, storica dimora quattrocentesca della famiglia Vendramin, con l’obiettivo di realizzare installazioni site specificin dialogo con la peculiarità dell’ecosistema della laguna. L’esposizione, a cura di Daniela Ferretti, aprirà le porte al pubblico il 20 aprile e resterà visitabile fino al 24 novembre.
L’open studio di Parul Thacker a Palazzo Vendramin Grimani a Venezia
Le artiste ci hanno presentato in anteprima i loro progetti inediti, in dialogo con le potenzialità architettoniche di Palazzo Vendramin Grimani. Ci accoglie Parul Thacker, che inizia a illustrare il suo lavoro appositamente realizzato per la mostra: un’installazione di 18 grandi teli in organza di seta (di cui al momento ne vediamo solo tre pendere dalle travi del soffitto del piano terra), ricamati a mano per dar vita a disegni matematici e ancestrali, visualizzazione grafica di particolari risonanze e vibrazioni. Ogni foglio, spiega Thacker, è “un differente stato di coscienza”: dialogando armoniosamente con i riflessi luminosi che l’acqua del canale lascia filtrare attraverso l’ampia finestra adiacente, i tessuti trasparenti e traslucidi si compenetrano dando vita a un pezzo unico. “Volevo dare l’impressione del viaggio nel tempo attraverso queste diverse membrane”, spiega l’artista, aggiungendo che ogni drappo è “come la stessa nota suonata su un pianoforte, ma in diverse ottave”. L’opera sarà accompagnata dalla colonna sonora creata fondendo i suoni del Rudra veena (antico strumento a corde indiano), con i rumori provenienti dal Canal Grande e con il gorgoglìo delle acque dell’Artico, registrato dall’artista nei ghiacci del Nord e rielaborate dal compositore canadese Frank Horvat.
I tessuti quotidiani di Karine N’guyen Van Tham a Palazzo Vendramin Grimani a Venezia
Karine N’guyen Van Tham ci presenta la sua opera work-in-progress: ispirandosi alla città di Venezia, e in particolare ai colori inconfondibili dei suoi palazzi, l’artista sta creando un assemblaggio di tessuti (realizzati a mano da lei stessa) che ricordano un materasso, elemento simbolico della biancheria quotidiana, portatore di un elevato carico emotivo ed empatico. “Quando sono arrivata a Venezia, sono stata molto colpita dalla stratificazione della città: gli strati sulle facciate dati dall’umidità dal colore, dalla presenza di alghe e dalla sinuosità stessa della città. Il materasso, come luogo di energie, è uno strumento per restituire un ruolo alla materia”. Si tratta della prima parte di un trittico di opere con cui l’artista interpreta la laguna: questo primo materasso, spiega l’artista, “descrive la ‘parte alta’ della città, l’architettura e l’umano”, il secondo racconterà il “legame tra l’architettura e uno strato più inaccessibile e profondo”, mentre il terzo e ultimo pezzo indagherà la parte della città che non è visibile agli occhi, gli strati lagunari della terra e dell’argilla.
Laura Cocciolillo
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