La storia del palazzo storico di Vicenza con al suo interno un palazzo storico di Milano
Lo splendido palazzo vicentino, con opere di Tiziano e Canova, oggi è adibito all’ospitalità di lusso ed eventi. La sua particolarità? Ospita al suo interno un palazzo di Milano protagonista negli Anni Ottanta di un film Rai…
Un palazzo che contiene al suo interno un altro palazzo. Non è un gioco di matrioske o scatole cinesi ma una curiosità presente a Vicenza, in Corso Palladio, dove si trova il settecentesco Palazzo Loschi Zileri dal Verme, da un anno trasformato in location per eventi di alto richiamo, aperto all’ospitalità di lusso con un nome inglese, unico per definizione: No Other Place.
Palazzo Loschi Zileri dal Verme a Vicenza ospita al suo interno un altro palazzo
Questa meravigliosa residenza, tripudio di arte neoclassica abbinata a opere d’arte contemporanea, in un punto del salone affrescato al piano terra – adibito a convegni e decorato con le effigi di alcuni tra i più celebri artisti del Cinquecento (da Antonio Canova a Vicenzo Monti, da Tiziano Vecellio a Sebastiano Serlio) – mostra una spettacolare e fedelissima riproduzione in legno scolpito del palazzo situato in via Mozart 17 a Milano, all’angolo di via Barozzi. L’opera lignea, che fa parte della collezione privata del proprietario dell’immobile vicentino, il designer e creatore di moda Claudio Biasia, è stata acquistata in un mercatino, risale al 1940 ed è alta 2 metri. Fu utilizzata dalla Rai fra il 1986 e il 1987 per le riprese del film Giulia e Giulia, diretto da Peter del Monte e prodotto appunto dalla Rai. Si è trattato del primo film di fiction al mondo a essere girato con la videocamera Sony HDVS, un sistema analogico ad alta definizione. “Il modello”, racconta il proprietario estrapolando passaggi di documentazione d’archivio, “è eccezionale nelle sue dimensioni e fu probabilmente concepito in un momento in cui la città di Milano sembrava volgere una particolare attenzione al processo di edificazione del quartiere e alle questioni di composizione architettonica al suo interno”.
Il modello ligneo di un palazzo milanese ospitato a Palazzo Loschi Zileri dal Verme a Vicenza
E così la storia di un palazzo del Veneto accoglie, nel vero senso del termine, quella di un palazzo della Lombardia. E la sua riproduzione esatta lascia tutti a bocca aperta, tanta è la precisione dei dettagli presente nel capolavoro artigianale che domina la scena angolare dell’ampio salone. “La zona in cui ancora oggi si trova”, si legge negli atti, “pur essendo adiacente al centro di Milano, alla fine del XIX Secolo era ancora in gran parte occupata da giardini e orti privati. La sua edificazione ebbe inizio nel 1890-1892 con la costruzione dell’Istituto dei Ciechi e proseguì con l’apertura delle nuove vie: Mozart, Serbelloni e Barozzi, in seguito a una convenzione stipulata nel 1907 tra il Comune di Milano e la Contessa Antonietta Sola-Busca, proprietaria del Palazzo e giardino Serbelloni. Le aree intorno alla via Mozart, che tagliava il giardino Serbelloni, furono edificate a partire dal 1926 in base ad un piano di lottizzazione elaborato dall’architetto Aldo Andreani. La facciata di via Mozart, e di conseguenza la sua riproduzione, è un importante esempio di un edificio del XX secolo. Presenta motivi bugnati al pino terreno, lesene che uniscono i due piani nobili e che sono intervallate da grandi archi finestrati. Il piano attico, invece, presenta una soluzione a loggiato. Timpani, mensole, festoni e stemmi di richiamo classicheggiante ornano la fronte rivolta simmetricamente rispetto alla parte d’angolo movimentata da finestre rettangolari o arcuate, logge, balconi con ringhiere in ferro battuto di tipico disegno Liberty. Vari elementi decorativi, come i fasci di colonnine, le lesene, i mensoloni e i festoni, si ripetono in corrispondenza dei piani”.
Cosa vedere a Palazzo Loschi Zileri dal Verme a Vicenza
Lo stupefacente manufatto ligneo non è l’unica opera di interesse di Palazzo Loschi Zileri dal Verme: l’edificio infatti è tutto da esplorare, nella sua magnificenza e splendore, ricco di dettagli di gusto e creatività. Un posto davvero incantevole, che reca testimonianze storiche importanti come la palla di cannone che lo colpì nel 1805 durante il conflitto tra Francia e Austria e di cui ancora c’è traccia sulla facciata; o l’iscrizione marmorea nell’atrio che testimonia il soggiorno nel 1866 dell’allora re d’Italia Vittorio Emanuele II. Il proprietario di No Other Place, Claudio Biasia, fa sapere che è aperto per visite private in occasioni speciali come le giornate FAI.
Germana Cabrelle
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