Nuovi ristoranti di museo a Venezia e a Roma: Fondazione Querini Stampalia e Palazzo Barberini
Mentre nella Capitale Palazzo Barberini si dota finalmente di un servizio di ristorazione, all’interno di una serra ottocentesca, in Laguna la Fondazione Querini Stampalia scommette sulle cucine dal mondo del format “Peace ‘n’ Spice”
Si è conclusa di recente la prima ricognizione del Premio Visionary Places, che ha visto Artribune collaborare con Gambero Rosso per individuare i ristoranti più visionari d’Italia, al confine tra gastronomia e arte. Una ricerca supportata da una ristorazione museale finalmente al passo (non sempre, non con distribuzione capillare) con ciò che da anni offre la scena internazionale in fatto di servizi al visitatore, nei principali musei del mondo. Non a caso, ad aggiudicarsi la vittoria della prima edizione del concorso è stato Luminist, realtà nata alle Gallerie d’Italia di Napoli nel contesto di una convincente strategia adottata su scala nazionale dal polo museale del gruppo Intesa Sanpaolo per dotarsi di una proposta gastronomica all’altezza dell’offerta culturale.
Non un caso isolato, come racconta la mappa stilata poco più di un anno fa per censire le diverse realtà di ristorazione museale in Italia.
Ristoranti al museo a Roma. Ora c’è anche Palazzo Barberini
Un censimento da aggiornare alla luce delle ultime novità. A Roma, che ancora soffre una certa mancanza di visione a riguardo – e dunque sconta un ruolo subalterno rispetto all’offerta di città come Milano e Torino, come pure Firenze, dove si attendono aggiornamenti sul progetto che dovrebbe dotare gli Uffizi di un servizio di ristorazione –, Palazzo Barberini annuncia l’apertura del caffè ristorante Serre Barberini.Finora, a confermare quanto appena scritto, il museo parte del polo capitolino delle Gallerie Nazionali di Arte Antica era rimasto sguarnito anche di un semplice spot per i visitatori in cerca di un po’ di ristoro.L’inaugurazione del caffè ristorante all’interno della serra ottocentesca nei giardini del palazzo è dunque salutata come una conquista e un’opportunità di attrarre anche la cittadinanza, che non troppo numerosa si spinge a visitare un museo tra i più affascinanti del panorama capitolino, per prestigio della collezione e ricchezza artistica del contenitore.“Finalmente dotiamo il museo di un servizio finora assente e offriamo ai suoi visitatori, ma anche alla cittadinanza, al quartiere e ai turisti, un punto di sosta e ritrovo in uno dei luoghi più straordinari di Roma, un giardino all’italiana segreto che speriamo d’ora in poi sia sempre più noto, ammirato e vissuto dal grande pubblico”, spiega Thomas Clement Salomon, direttore delle Gallerie Nazionali di Arte Antica.
Lo spazio e l’offerta di Serre Barberini a Roma
La serra, progettata presumibilmente dall’architetto Francesco Azzurri e conclusa sul finire del XIX secolo, è stata oggetto di un lungo lavoro di restauro e rifunzionalizzazione. Tipicamente in acciaio e vetro, movimentata da colonne in ghisa, presenta al centro una fontana; e la sua capacità di immagazzinare luce sarà sfruttata tramite un sistema di pannelli fotovoltaici, all’insegna della sostenibilità energetica. All’interno gli arredi si ispirano alle caffetterie di fine Ottocento in stile “floreale”, all’esterno sta il giardino seicentesco voluto dai nipoti di Urbano VIII, il cardinale Francesco e il cardinale Antonio, nella sistemazione risalente al periodo a cavallo tra XIX e XX secolo. L’offerta di ristorazione è stata affidata in gestione a Panda Catering, che proporrà servizio di caffetteria, brunch, aperitivo e pranzo. Vedremo se, al di là dei soliti slogan – valorizzazione del patrimonio enogastronomico italiano e regionale, internazionalità, stagionalità – saprà strutturare un’offerta valida. Si accede da via XX Settembre 2 e da via Quattro Fontane 13, anche senza pagare il biglietto di ingresso al museo.
“Peace ‘n’ Spice” alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia
Di segno più curioso è la nuova proposta gastronomica della Fondazione Querini Stampalia a Venezia, dove il neonatoPeace ‘n’ Spice è l’ultima incarnazione della caffetteria di uno dei centri culturali più attivi in Laguna. Il nuovo punto ristoro della Fondazione (fresca di nomina della nuova direttrice Cristiana Collu) propone infatti una cucina internazionale di stampo medio-orientale e nord africano, con incursioni in Afghanistan. E il motivo è presto detto: a guidarlo ci sono Hadi Noori e Ali Khan Qalandari, imprenditori afghani gemmati dalle consolidate esperienze di African Experience e Orient Experience, format nati diversi anni fa in città su iniziativa di Hamed Amadi. Nel 2020, entrambi sono usciti dal progetto per aprirne uno affine (Peace ‘n’ Spice, per l’appunto) a Padova. Ed è questa l’idea che ora riportano a Venezia. Si accede anche senza pagare il biglietto, ma solo negli orari di apertura della Fondazione (quindi non a cena); e ci si accomoda all’interno, negli spazi di Mario Botta (alle pareti, dal 2017, gli arazzi contemporanei di Maria Morganti), o nel giardino progettato da Carlo Scarpa. Il cibo si sceglie dal bancone, per comporre il piatto da portare al tavolo, tra hummus e involtini di carne, frittelle di verdure e ravioli ripieni di carne macinata serviti con yogurt e una salsa di lenticchie gialle (i mantù afghani). E cicchetti in tono, tra pakora, falafel e borek con feta. Si bevono vino, birra, cocktail a base di spezie, e i prezzi sono contenuti.
Livia Montagnoli
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