A Pisa e Treviso esistono delle cabine telefoniche per parlare con se stessi e con chi ci ha lasciato
Installati tra giardini e colline, i box bianchi del ‘Telefono del vento’ sono scollegati ma danno l'opportunità di mettersi in contatto con la propria sfera emotiva. Il progetto riprende l'idea originale nata in Giappone nel 2011
Esiste un telefono senza fili che unisce il Giappone al borgo toscano di Capannoli e a Treviso. Si chiama Telefono del vento e consiste in una cabina di legno bianca con pannelli di vetro, con dentro una vecchia cornetta scollegata dalla linea che permette a chiunque voglia di mettersi in contatto con sé e con chi non c’è più. Un’idea che prende forma nel borgo di Capannoli, in cima a una collina a San Pietro Belvedere, e nel giardino di Sant’Andrea di Treviso, recuperando l’idea originale nata in Giappone nel 2011 dal designer Itaru Sasaki a seguito della morte del cugino, come raccontato da Laura Imai Messina nel libro Quel che affidiamo al vento (Piemme, 2021).
La storia del Telefono del vento in Giappone
Era il dicembre 2010 quando il designer giapponese di giardini, Itaru Sasaki, perse il cugino per un cancro. Una perdita così dolorosa che il designer ha deciso di installare una cabina telefonica (scollegata da qualsiasi linea) nel giardino di casa, nella cittadina di Otsuchi, in Giappone, per poter continuare a parlare “idealmente” con l’amato parente. L’anno seguente, l’11 marzo del 2011, uno dei terremoti più forti registrati in Giappone generò un potente tsunami che causò la morte di oltre 15mila persone nella regione di Tohoku, oltre mille delle quali nella sola cittadina di Otsuchi. A seguito della catastrofe, Sasaki decise di aprire al pubblico il suo Telefono del vento, per consentire a tutti di parlare con amici e parenti venuti a mancare con lo tsunami. Ad oggi sono oltre 30mila i visitatori che si recano in Giappone per visitare la silenziosa cabina e, grazie ad una raccolta fondi, Sasaki ha potuto sostituire la struttura originale (rovinatasi con l’esposizione agli agenti atmosferici) con una in alluminio.
Il Telefono del vento di Capannoli a Pisa
Il Telefono del vento nel borgo di Capannoli, in provincia di Pisa, nasce sulla cima di una collina a Santo Pietro Belvedere (di proprietà dell’azienda agricola Tegolaja) e affaccia sulla Valdera. Per raggiungere la cabina si attraversa un bosco di querce, allori e acacie e, alla fine del sentiero, c’è una grande panchina per dare a tutti l’opportunità di godersi il panorama sulla campagna toscana, cullati dal vento. Il progetto, inaugurato il 21 dicembre 2023, porta la firma del fotografo Marco Vanni e ha obiettivo di creare un punto di meditazione, “un luogo dove poter affidare al vento i nostri pensieri, le nostre angosce e i nostri desideri, certi che qualcuno in qualche parte del mondo possa riceverli”, spiega in un’intervista al TGR Toscana.
Il Telefono del vento di Treviso
A seguito di un intervento di riqualificazione condotto da Bam! eventi d’arte, i giardini di Sant’Andrea a Treviso sono stati restituiti al pubblico con installazioni, opere d’arte e aree attrezzate nell’ambito del progetto In Luce, a cura di Giulia Abate e Cesare Biasini Selvaggi, e inaugurato il 21 giugno. Oltre ad essere diventato teatro di mostre, rassegne ed eventi, il giardino ospiterà anche un Telefono del vento con tanto di cornetta vecchio stile e un taccuino dove chi vorrà potrà appuntare i propri pensieri. Ma a contraddistinguere il box di Treviso sono le otto poesie inedite scritte sui pannelli di vetro e di legno dal Poeta della Serra, che invitano il pubblico ad entrare ed esprimersi senza filtri.
Valentina Muzi
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